
Carissima Ambra, questo tuo poster mi fa sentire molto più vecchio dei miei 100 anni.Se solo penso allo spreco che si è fatto, negli ultimi anni, di medaglie d'oro, ad esempio tutte quelle date ai gonfaloni dei vari Comuni italiani, che fra un pò occorre avere forzuti sollevatori di pesi, invece di impiegati comunali, per reggere e portare in processione i vari labari pieni di medaglie alla resistenza, che pare che in Italia nell'ultimo secolo si siano combatture guerre quasi ogni settimana, e che tutti siano eroi.Purtroppo i veri eroi italiani, gli ultimi, si sono immolati nella grande guerra del 15/18. gridando in faccia al nemico i propri ideali e l'amore per la patria. Dopo, e scusami l'amarezza, tutto è stato solo condito di esaltazione politica.Ultimamente sono andato a Redipuglia. non ci passavo da qualche cosa come 25 anni. Mi si è stretto il cuore e mi sono fermato a pensare, con cattiveria estrema, che basterebbe togliere mille euri all'anno a tutti i parassiti della politica italiana per ridare decoro e brillantezza a quel vero Altare della Patria.Oppure sarà perchè sono rimasto contagiato dall'onor patrio che vedo, quì da noi, davanti a quasi tutte le case rurali, nel mezzo di praterie sconfinate dove trovi una casa ogni 50 miglia, ma la bandiera stelle e strisce è immancabile e quando suona l'inno nazionale la gente ha il coraggio di immobilizzarsi sull'attenti, mano destra su cuore, cantandone le parole.Povera Italia mia, ormai solo di vergogna ostello.Albert
2 commenti:
La tua voce non si deve andarla a cercare nei commenti.
Ti abbraccio Ambra
“ANDANDO A TRIESTE”
Queste lunghe vacanze Natalizie sono state, per chi come me non scia, un’occasione per visitare alcune città di questo nostro grande museo all’aperto che è l’Italia.
Trieste è una città in cui vado sempre volentieri, un poco perché vi sono legato da vincoli familiari, un poco perché Trieste è ancora una città a misura d’uomo, nei suoi caffè si respira quella cultura mitteleuropea che questa disgraziata UE non riuscirà mai a darci, Trieste riesce ad essere internazionale restando se stessa, nelle sue strade, nelle sue piazze riesci a sentirti Italiano ed internazionale allo stesso tempo, cittadino del mondo e Triestino in un sol colpo, ma non è solo di questo che volevo parlare.
In autostrada, poco prima di Trieste, vi è l’uscita di REDIPUGLIA, un’uscita che tutti gli italiani dovrebbero prendere quando si trovano da quelle parti. A REDIPUGLIA non vi sono particolari musei archeologici, pinacoteche alla “Brera”, gallerie monumentali; vi è un Sacrario, il nostro Sacrario, quello della nostra Patria, dei nostri sconosciuti eroi che sacrificandosi ci hanno permesso d’essere Italiani.
Ambrogio Brambilla, Gennaro Esposito, Carlo Rossi, Giuseppe Bianchi, sono migliaia, alcuni con un nome, 30.000 sconosciuti, sono Italiani che hanno dato la loro vita per noi, per la nostra Patria, vanno onorati, ricordati, sempre..
Siamo arrivati ai piedi della grande scalinata a mezzogiorno di un bellissimo due gennaio pieno di sole, non c’era quasi nessuno, un’anziana coppia sostava all’ingresso valutando la possibilità di salire le 22 terrazze sino alle tre Croci che sovrastano la Chiesa.
Siamo passati a fianco del sarcofago del Duca d’Aosta ed abbiamo iniziato a salire. Quanti nomi, quante storie di morte, d’eroismo dietro a quelle lapidi tutte uguali, in rigoroso ordine alfabetico. Una lunga salita, faticosa ma più salivamo più ci sentivamo forti, forti di tutti quei nomi che ci ricordavano il sacrificio di tanti eroi, di tanti anonimi fanti morti per l’Italia, la Loro Patria, la nostra Patria. Sulla cima, sotto le tre Croci una Chiesa con sulla porta una scritta “qui si celebrano messe per tutti i caduti di tutte le guerre, perché non vi siano più guerre”.
Era bello lassù, si respirava un’aria più pura, più sincera. Due ragazzi, potevano avere 20/23 anni, ci si sono avvicinati e educatamente, quasi sussurrando, ci hanno chiesto “questi sono tutti i morti dell’ultima guerra?”.
Abbiamo spiegato loro brevemente cosa significava REDIPUGLIA e gli abbiamo mostrato una lapide, quasi nascosta di fronte all’ingresso della Chiesa che parla di quel Sacrario con date e nomi su chi lo volle e perché, se ne sono andati sconcertati dicendo “a scuola di tutto questo non ce ne ha parlato mai nessuno”.
Scendendo abbiamo visto le due are in cui dovrebbe ardere perennemente una fiamma: erano entrambe spente e dalla terra sul fondo si poteva capire che lo erano già da lungo tempo.
Con le lacrime agli occhi siamo usciti.
Pierluigi
Redipuglia 2 gennaio 2007
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