Parrebbe un controsenso ma purtroppo non lo è e Milano ne è l’esempio più eclatante.
Milano è in corsa per aggiudicarsi l’Expò mondiale 2015 e per l’occasione la città cambierà completamente volto.
Da come ne parla il Sindaco e addirittura il Presidente della Repubblica la vittoria è già in tasca, i plastici dei progetti sono esposti oramai da mesi, tutti i personaggi cittadini che contano sono in piena fibrillazione ma se fosse solo un fuoco di paglia?
Se Milano perdesse clamorosamente a favore di Smirne?
Tutto diverrebbe inutile, da buttare, milioni gettati al vento in un volo pindarico.
La realtà è che anche se Milano stravincesse non cambierebbe una virgola della sua oramai inarrestabile decadenza, Milano sta morendo e non lo sa.
Milano ha cominciato a morire con l’assurda ricostruzione del dopoguerra, con la costruzione di fabbriche e fabbrichette a ridosso delle mura spagnole, di interi quartieri di giganteschi “scatoloni” che si sono trasformati in dormitori, senza vita, senza socialità, senza assistenza.
A Milano c’è lavoro per tutti!
Verissimo, una città in espansione ha bisogno di tutti ma poi guardando in “fino” ci si accorge che dà tanto ma toglie più di quello che ha dato e non solo economicamente.
Milano non ha una vita cittadina, ha solamente un anonimato generale e non venite a dire che è perché ha oramai un milione e mezzo di abitanti e che lavorando tutti non resta il tempo per socializzare. Madrid ha il doppio degli abitanti di Milano ed ha una comparto socio-cittadino fervido e vivo, Milano ha solo un freddo anonimato.
Ora eccomi al dunque; come può una città che non è amata ne vissuta da chi la abita volere il meglio? Impossibile.
Milano è brutta perché chi vi vive non la ama. Quando iniziarono le demolizioni di interi quartieri ottocenteschi nel centro storico per costruire orrendi edifici per uffici nessun milanese disse nulla, eppure si demolirono palazzi che non avevano subito alcun danno dai bombardamenti, tutto passò sotto silenzio.
Un bel giorno si scoprì che le fabbriche inquinavano, trasferimenti a valanga nell’interland ed al posto delle fabbriche scatoloni di cemento privi di ogni senso estetico, ancora silenzio da parte dei cittadini.
Piazze enormi con un povero e smunto alberello a far da spartitraffico, chilometrici stradoni senza un solo sottopasso pedonale, monumenti secolari soffocati da palazzi di 20 piani, eppure c’è gente che non potrebbe vivere altrove, a Milano c’è tutto, verissimo peccato che manchi la cosa più importante : il calore umano.
Un vero milanese sopperisce ai sentimenti mettendo mano al portafogli, l’anima non c’è, non è prevista.
Architettonicamente la Milano dei giorni nostri è il banco di prova di architetti da tutto il mondo che qui si sbizzarriscono in orrende creazioni poi vanno all’estero e creano capolavori.
Parlo solo di alcuni “capolavori” perché per tutti i “delitti” non mi basterebbe un enciclopedia.
Piazza Cadorna, tipico esempio di “kich” italo milanese, a due passi da un castello medioevale un orrendo misto di architettura tardo cinese contornata da fontane che paiono i bidet delle vecchie case di tolleranza. Due monumenti multicolori che ricordano Gardaland, un traffico reso difficoltoso da un follia di semafori scordinati.
La Scala, tempio indiscusso della lirica, capolavoro del Pier Marini, costretta da un muro verticale di cemento armato a far da gazebo ad un assurdo “ellissoide”da fiera di paese che guardandolo bene ricorda molto il suo creatore, noto in Svizzera per la costruzione di loculi cimiteriali.
Vi sono progetti di grattacieli già avviati nel centro storico, in zona Garibaldi, alla vecchia fiera, alle ex varesine. Grattacieli di decine di piani che sconvolgeranno il panorama.
I nuovi garage sotterranei saranno più di 100 entro 5 anni, la maggior parte costruiti cancellando le tracce della Milano romana e medioevale che giacciono nel sottosuolo, complice la più completa indifferenza del Ministero dei beni culturali.
A tutti questi “delitti” oramai irrimediabili si aggiungeranno i faraonici progetti per l’Expò 2015 (sempre vinca Milano) mentre nessuna amministrazione ha mai pensato a sfruttare quello che già c’era, anzi lasciandolo nel più triste abbandono.
Anche qui farò solamente un esempio.
Viale Certosa è una delle entrate alla città, il suo proseguimento è corso Sempione che finisce all’arco della Pace ad al bellissimo parco del castello, ebbene questo rettilineo è in uno stato di abbandono quasi totale. Cantieri aperti oramai da decenni, vetture parcheggiate sulle aiuole, stato delle piazze da terzo mondo e alla congiunzione di Certosa- Sempione, in piazzale Accursio, i resti abbandonati del complesso ottocentesco dell’ex poligono di tiro, ultimo esempio in Europa di liberty ad uso sportivo.
Questa la città che vuole essere sede dell’Expò mondiale 2015 è solamente un casa priva di fondamenta, un vuoto contenitore destinato a creare solo maggior confusione.
Milano è in irreversibile decadenza e porvi rimedio non sarà cosa da poco, sicuramente non lo sarà la vittoria su Smirne, Milano ha bisogno di ridivenire umana, di sentirsi ed essere veramente la capitale morale d’Italia non solo la capitale economica.
La vera morte di Milano è si iniziata con la “ricostruzione” ma ha avuto il suo punto massimo quando in piazza XXIV maggio sono stati esposti dei bambini impiccati e la “scultura” la si è fatta passare per “opera d’arte”.
Parere personale, naturalmente.
Pierluigi de Piccoli Figallo
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