sabato 12 gennaio 2008


Caro Pierluigi.

ho letto il resoconto della tua visita, del 2 gennaio 2008, a Redipuglia.

Quando ci sono andato io, il 12 ottobre scorso, era una bellissima giornata di sole, come per te. Non mi potei fermare all’andata, perché avevo un impegno di lavoro urgente a Trieste, e mi fermai al ritorno. Erano le 13,32. c’ero io ed un gruppo di 4 persone, due donne e due uomini, con la parlata tipica della bergamasca.

Nessun altro. Attribuii la scarsità di visitatori all’ora. La gente, i potenziali visitatori probabilmente erano già con i piedi sotto la tavola.

Così sono salito lungo i 22 gradoni, terrazzamenti, e con l’abitudine dell’uomo di cantiere i miei occhi andavano, oltre che ai nomi dei caduti, anche alla struttura del Sacrario stesso e ovviamente, seguendo il principio che la lingua batte dove il dente duole, notavo immediatamente i guasti che il tempo e l’incuria hanno prodotto. Così si notano con crudele evidenza i lavoro di rappezzo fatti con i piedi, gradini delle scale laterali che basculano, altri sostituiti a quelli rotti e dove il marmista che li ha fatti non si è assolutamente preoccupato di scolpirli con le zigrinature uguali agli originali, lastre laterali scheggiate e riparate usando come stucco banalissimo cemento a presa rapida che spicca come una ferita, pavimentazione delle terrazze che risentono delle infiltrazioni nel terreno di base, che le ha fatte diventare irregolari, scarsissimo lavoro di pulizia, e tanti altri particolari.

Poi sono arrivato in cima, alla chiesetta sotto le tre croci, da cui si gode una vista splendida, ed ho notato l’autostrada, in lontananza, congestionata di traffico rispetto al deserto del Sacrario. Sono entrato nella chiesetta, forse l’unica struttura che risente di una cura e pulizia abbastanza seria, e da lì sono passato nei locali del museo posteriore dove ci sono tante testimonianze lasciate da tutti gli eroi che hanno combattuto e sofferto e che hanno dato la vita per la Patria. E in quel luogo il cuore già stretto prima è diventato minuscolo e gelato, perché è aberrante che la Patria, intesa come istituzioni pubbliche dell’Italia, lasci i suoi eroi in un tale stato di abbandono: pareti che avrebbero bisogno di una buona rinfrescata, pavimenti sporchi e che avrebbero necessità di una buona lavata, teche e bacheche che risentono degli insulti degli anni, umidità che sta divorando documenti che sono stati lasciati dai caduti perché parlassero, alle generazioni future, di cosa è capace di fare un uomo quando decide di difendere il proprio paese e la propria famiglia.

E non ho visto un tricolore italiano ed un militare di guardia che fosse uno, neppure a pagarlo.

Per contrasto mi sono venuti in mente i cimiteri di guerra americani, in Italia e nel mondo, quelli britannici, quelli francesi, anche quelli tedeschi, dove il rispetto per chi li giace è assoluto, dove almeno trovi un libro per lasciare la tua firma, un tuo pensiero, una dedica a chi cadde, allora, anche per garantirci quella libertà che oggi noi cittadini non abbiamo, non così come viene concepita in questo paese dove ora vivo, ma che hanno di fare, disfare e intrallazzare quei politici che oggi impazzano e fanno del paese ciò che vogliono, come fossero nel cortile di casa loro.

Io sono scappato dall’Italia nel giugno del 2006, quando decisi che non volevo vivere in una nazione che stava per essere governata da uno sciagurato come Prodi e dai comunisti, ed oggi avverto una nostalgia sempre crescente per tornare nella mia Patria. Poi vedo spettacoli di quel genere, sento il tuo resoconto di quei due ragazzi che neppure sapevano cose fosse Redipuglia e mi monta una rabbia sorda dentro, vorrei prendere i vari Napoletano, Prodi, le più alte cariche dello stato, come osano definirsi loro, e vorrei portarli qui e sottoporli alla tortura di Sisifo, farli salire obbligandoli ad imparare a memoria il nome di tutti quegli eroi sepolti, ed una volta arrivati in cima, riprecipitarli in basso, all’inizio, cancellando la loro memoria e poi obbligarli a riprendere la salita, finchè abbiano fiato e vita in corpo.

Questo vorrei fare a quei vigliacchi che campano e fanno i gaudenti sulle salme di chi ha dato la vita per costruire questa Patria italiana.

Redipuglia è inserita in una regione dove vive gente dura e volonterosa. Mi basta ricordare il terremoto nel Friuli, dove questa gente laboriosa, il minuto dopo la scossa, che rase al suolo le loro case, aveva già la vanga e il badile in mano per ricominciare a costruire, senza lamentarsi e ringraziando, con sincerità ed umiltà chi era venuto ad aiutarli, e io c’ero e mi sono fatto tantissimi amici.

Poi penso allo schifo dei vari sismi che hanno colpito il centro ed il meridione, dove questo nord laborioso ha profuso capitali immensi per aiutare la ricostruzione, ed ancora oggi c’è gente del Belice che pretende soldi per terminare fantomatiche ricostruzioni, quasi che in Belice ci fosse gente che vive in grotte o in tende aspettando che qualcuno regali loro una villa, eventualmente con piscina a forma di cozza. Dove sono finiti tutti i nostri soldi, i soldi che il nord ha profuso a piene mani e senza neppure averne un grazie??

E più penso a queste vicende, più penso che in Italia ci sia necessità di una nuova Grande Guerra, un 15/18, dove non si combatta più con fucili e cannoni, ma con le armi della giustizia e con i piedi, per prendere a calci in culo Prodi, e tutti i suoi accoliti, per mandarli in mezzo ad un campo, con zappa e vanga a dissodare terreni improduttivi, e farli mangiare e godere solo con il frutto del loro sudore.

Questo mi è venuto in mente quel giorno a Redipuglia, e vorrei suonare la nuova Diana a tutti gli italiani di buona volontà per chiamarli a raccolta e rifondare questo paese, che nonostante tutto è quello che amo e che desidero riavere sotto i piedi.

Albert

2 commenti:

ambra ha detto...

Grazie, Albert, delle tue belle parole, grazie perché sono italiana e l'Italia è il paese più bello del mondo.

Voltaren ha detto...

Siete mai stati al Passo della Futa dove c'è il più grande cimitero di guerra dei tedeschi in Italia?
Andateci e vedrete il rispetto per quei ragazzi caduti.
C'è la stessa atmosfera del giorno in cui li hanno seppelliti qui.
E' una visita obbligatoria, non per i nostalgici ma per le persone civili che hanno un cuore per la Patria : la patria dell'Umanità.