venerdì 25 gennaio 2008

IL GIORNO DELLA MEMORIA

Ero una bimbetta e vivevamo, la mia famiglia ed io, al primo piano di un'antica casa in città; sotto c'era una fabbrica di ghiaccio e bibite.
Il proprietario dell'azienda era un livornese col quale eravamo in buona amicizia. A sua volta il Sor Alfredo aveva amici, fra i quali un signore distinto, colto e cortese.
Venni a sapere che questo signore era ebreo una mattina che non dimenticherò mai.
Ero, come al solito, a giocare giù in corte dove ormai ero di casa e vidi arrivare dal fondo della gran loggia d'accesso un uomo, grosso e sciatto, con un cappello grande e spiegazzato, poggiato sulla testa di sghimbescio, un cappotto slacciato e cadente, scarpe trascinate come ciabatte ormai vecchie e slabbrate....rimasi allibita : non poteva, quel fagotto disfatto, essere l'amico ebreo del Sor Alfredo, quello stesso che avevo salutato con allegria appena il mattino prima....invece sì. Guardai incontrarsi i due amici e osservai la metamorfosi : erano diventati come due scarabei, che avevo osservato bellissimi e dai colori sgargianti, schiacciati da un piede maligno e ormai quasi morti su una terra diventata improvvisamente brulla.
Fuggii a rifugiarmi, consapevole di aver visto una cosa terribile, tra le braccia di mia madre che capì e mi svelò una delle più atroci realtà cui avremmo dovuto assiste per quella guerra che avevo ascoltato dichiarare in quel giugno caldissimo del 1940.

2 commenti:

Annuk ha detto...

Non oso quasi, cara Ambra, chiederti che ne è stato dell'amico del Sor Alfredo?

Annuk

ambra ha detto...

Bambina, si è perso nella notte dei tempi, come molti di loro.
Ma io lo ricordo ogni momento, così come lo vidi e col pensiero allungo la mia mano di bimba a fargli una carezza consolatoria. E' il mio modo di ricordare l'Olocausto.