giovedì 17 gennaio 2008

DA "IL TIMONE"


NANI E MOLOSSI di Gianpaolo Barra

Forse vi sorprenderete, ma a me piacciono i cani. Due o tre volte in vita mia, sono andato a vedere una esposizione canina, dove sfilano esemplari selezionati di tutte le razze. Preciso: mi piacciono i cani grossi, enormi, maestosi, quelli che i cinofili classificano con il termine di “molossi”. Alti, imponenti, muscolosi, in genere pacifici. E tra questi – ve ne sono di diverse misure – quelli che apprezzo di più sono capaci di pesare oltre cento chili, anche fino a 120. Hanno un bel carattere. Di solito non reagiscono, se provocati tardano a rispondere, se sei un malintenzionato che tenta di entrare nel giardino di casa dove fanno buona guardia, questi giganti ti si piazzano davanti, ti fissano negli occhi, come a dirti: “pensa a quello che stai per fare”. Certo, se poi non ci pensi, peggio per te. Ti saltano addosso e non hai scampo, sei finito. Se ti atterrano, possono schiacciarti come si fa con una bistecca. Se ti mordono, la loro presa è terribile: un allevatore mi ha detto che la forza del morso del mastino inglese – un molosso enorme – equivale a molte centinaia di chili per cm2. Si capisce bene che con un paio di morsi di questo genere ti ritrovi dimagrito di dieci chili.Insomma, mi piacciono i molossi per questa loro forza immensa. Tuttavia, qualche volta – anzi: spesso – succede che se uno di questi bestioni si trova di fronte un cane “nano”, uno di quei “chiwawa” notoriamente attaccabrighe e abbaiatore, il molosso non reagisca. Anzi, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, si limita ad osservare, con sguardo languido e compassionevole, piegando il capo da un lato, come se provasse tenerezza, ma ben consapevole che basterebbe un soffio per polverizzare la bestiola “rompiscatole”. Non solo: “pro bono pacis”, il gigante è capace pure di scostarsi, indietreggiare, cedere il passo o lasciare il posto.Osservando la scena, un marziano, che ignora tutto sulla cinofilia, dirà che il chiwawa è più coraggioso, determinato e perfino più forte del povero molosso. Un intenditore, invece, sa che il gigante non vuole approfittare della sua forza e lascia perdere. Non vale la pena sprecare un millesimo di energia per farsi valere.

Perché ho scritto queste cose? Perché mi sono venute in mente appena ho saputo della vicenda accaduta all’Università “La Sapienza” di Roma. Come è noto, poco più di una sessantina di docenti hanno brigato – riuscendoci – per impedire al Papa di partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico. Il Pontefice avrebbe dovuto tenere un discorso davanti al Rettore, al corpo docenti e agli studenti. Ma ha preferito soprassedere di fronte alla reazione scatenata dai contestatori.Il Papa ha fatto bene, naturalmente. E il mondo ha coperto di ridicolo l’Università, quei professori, quegli studenti e – forse – anche il nostro povero Paese.Ma sì, pensateci bene. Il mondo ha visto ripetersi esattamente quella scena sopra descritta. Di fronte a un gigante del pensiero teologico, a un fine cultore del pensiero filosofico, di fronte a un intellettuale di statura molossoide, un gruppo di “chiwawa” del pensiero, un manipolo di nanetti della docenza, dei quali la storia non ricorderà nemmeno il nome, tanto insignificante è la loro statura intellettuale e rozza la loro educazione, ha deciso di emettere un “abbaio”.E il gigante, come succede in questi casi, li ha guardati con compassione. E ha lasciato perdere. Il nostro marziano, ignaro di come funzionano le cose sulla terra, si farà probabilmente impressionare da cotanta prova di forza. Chi se ne intende, invece, vede l’abisso che separa le intelligenze dei protagonisti. Quella del Papa giganteggia. Quella dei contestatori non risponde all’appello. É fuggita tempo fa, spaventata dal proprio stesso abbaio

2 commenti:

albert ha detto...

scusa Gianpaolo se non concordo su un termine da te usato: "abbaìo"

Un cane, quando abbaia, lo fa per esprimersi con la sua lingua, quindi:
- abbaia per gioia, vede il suo amico umano e gli esprime la sua felicità.

- abbaia per fare giochi con i suoi consimili

- abbaia per avvisare che c'è qualcuno che non è di famiglia

- abbaia per avvertire un probabile nemico che lì, in quel posto, c'è anche lui, disposto a dare anche la vita per difendere padrone e casa.

Non abbiaia per abbaiare, perchè il cane, a differenza degli umani, non ha fiato da sprecare, come fanno gli umani.

Poi, d'accordo con te, ci sono anche dei cani che abbaiono per fare confusione, ma ho sempre l'impressione che quando un cane abbaia così, è perchè ha padroni che si perdono in chiacchere inutili, ed ha imparato a farlo anche il cane.

Quella gente, gli intelligentissimi docenti contestatori, invece, non hanno abbaiato, ma ha solo ragliato, e come sai raglio d'asino non sale al cielo.

Ciò non toglie che l'umilissimo asino è uno sgobbone, una che lavora duro e non si lamenta mai, che quando deve fare comprendere qualche cosa al padrone che lo bastona, gli spara calci, e quindi non capisco perchè si debba sempre tirarlo in ballo, con il suo ragliare, per fare capire agli stolti che sono stolti.

Quelli lì hanno unicamente aperto bocca e ne è uscito fetore, ed un paese è veramente malmesso quando consente che la puzza della decomposizione mentale copra il profumo dell'intelligenza

Albert

Marco De Turris ha detto...

Può sembrare strano, ma effettivamente i molossi possiedono di solito un grande autocontrollo, anche perché sono ben consapevoli della propria forza e pertanto hanno fiducia in sè stessi. I cagnolini attacabrighe risultano invece tanto rumorosi quanto (abbastanza) codardi, come il famoso volpino.
Questi "docenti" e "studenti" della povera Sapienza (non è tutta a questo livello, per fortuna) si comportano da leoni con Ratzinger, del tutto innocuo, ma non spendono una parola contro altre forme d'estremismo religioso, perché hanno fisicamente paura.
Cordiali saluti a tutti
Marco Giulio