
ROSSO FERARI
Da Albert per Gio
Amica Giò
Quello che scrivi è ciò che vivevamo nella Modena di allora e all'Autodromo, tutti i giorni, e specialmente quando il Drake era li, ai box, a sovraintendere il lavoro dei suoi uomini.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo, di conoscere Mauro Forghieri, di essere considerato nipote, come i suoi nipoti, da parte del vecchio Bazzi, torinese e primo capo motorista in Ferrari, un motorista all'antica, che poggiava la lama del cacciavite su coperchio delle valvole e ti faceva la radiografia precisa di quel motore, d'avere conosciuto tanti piloti di allora, Phil Hill, i fratelli Rodriguez, Scarfiotti, Bandini, Fangio, Lauda, Amon, Shekter e tanti altri, di montare in macchina e girare in pista con Parks, d'avere visto ed essere montato a bordo dell'unica Serenissima di Giovanni Volpi, d'avere sentito i primi vagiti della De Tomaso Bitrave, d'avere provato una Ford Cobra, che allora era la bestia nera dei prototipi Ferrari, d'avere visto, un giorno, entrare dal cancello dei box quel camion che portava una macchina coperta da un telo, e tolto il telo scoprire che sotto c'era una macchina straordinaria e dalle linee futuriste, la prima Miura Lamborghini, e quel mezzogiorno eravamo a tavola con il collaudatore australiano, alto come una pertica e magri come un grissino, ma che mangiava gnocco e tigelle in quantità industriali e beveva Lambrusco che pareva acqua fresca.
Quella era l'epopea dell'automobilismo sportivo ancora da pionieri, con l'amico Luciano Bovina che girava il mondo per conto ai Autosprint, facendo foto a tutti i GP, che mi faceva vedere in anteprima e mi raccontava di vizi e virtù di un mondo che era ancora molto naif, rispetto all'asettico, per la meccanica, mondo della F1 del giorno d'oggi.
Tanto è stato scritto, di quel mondo, ma ancora nessuno ne ha scritto per rendere veramente l'atmosfera di un ambiente che ora pare preistoria, ma li è nata la vera storia dell'automobilismo sportivo in una città, Modena, dove in ogni officina scoprivi dei veri geni dei motori, ed in ogni officina nascevano macchine che poi, la domenica, ti ritrovavi correre sulle piste più improbabili, per il gusto di sentire rombare un motore, e vedere piloti che si sfidavano su qualsiasi cosa che avesse 4 ruote e fosse capace di affrontare una curva "a radec".
Grazie Giò, perchè riporti questo modenese a mangiare un pò di motori e mattane dei bei tempi, mai morti o sopiti
1 commento:
Ambra, mia grandissima amica e molto cara.
Ma dov'eri tu quando nacqui e subito mi diedi una occhiata attorno, per vedere se esistevano bimbine dolci come te?
Mi perdo sempre le cose importanti della vita!!
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