lunedì 26 maggio 2008

IL BILANCIO DI UNA VITA DI LAVORO...(I parte)

Questo è il raccomto emblematico di un cittadino che ha le sue radici nel deprecato Ventennio, che ne porta dentro i segni, ma ha cercato in ogni modo di avviarsi sul percorso del riscatto personale.
Queste le parole che potrebbero scrivere molti Italiani, ma importanti, perché raccontano l'odissea senza fine di una vita di lavoro, che ancora continua, per le difficoltà dell'Italia, che in sessant'anni non è riuscita del tutto a raggiungere una vera organizzazione civile e sociale.
Eppure in questo racconto possiamo riconoscere la volontà di lottare per costruire un'Italia migliore, libera dai legami del Fascismo, ma questi si ritrovano tutti nell'elefantiasi che affligge ancor oggi le strutture statali di previdenza e assistenza dei cittadini, nonché nell'apparato burocratico che ci stritola.

Bologna, 26 maggio 2008
Scrivo oggi, in ritardo certamente, per un invito di Ambra a discutere di Sindacato e del Mondo del Lavoro, che dovrei in qualche modo conoscere visti i miei trascorsi, ma la “minestra” è lunga e complessa, non semplice e devdire che finalmente qualcosa di serio si sta concretizzando, grazie a qualche personaggio che ha “tenuto botta” in questianni e che oggi è anche dentro al Governo, come in alcuni casi, anche nell’opposizione : faccio 2 nomi come esempio, Maurizio Sacconi e Pietro Ichino.
Credo sia opportuna, però, la mia “storia” e quanto mi sta accadendo ( chissà a quanti di cui non si conosce niente ), perché diventa propedeutica a capire anche il Sindacato, meglio di quanto si sa e viene riportato nelle migliaia di articoli o in qualche libro, sempre scritto o corretto da “intellettuali” ( magari giornalisti ).
Ed una premessa, per capire perché scelsi la CISL, Confederazione Italiana Sindacati Liberi ( così si chiamò alla sua costituzione ), nata dalla scissione che si compì nell’anno ’50 dalla CGIL, che a sua volta nacque per volontà politica dei Partiti che facevano parte del CLN nel ’43, dopo l’8 settembre come “strumento” che voleva dimostrare l’unità del fronte politico Italiano alla caduta del Fascismo ed alla nascita della Repubblica di Salò, con la quale combattere non solo con le armi, anche per ricostruire la rappresentanza delle “classi lavoratrici” che era stata soppressa dal Fascismo che aveva sciolto i Sindacati e formato il Sindacato unico del fascismo.

So che alcuni sanno molte delle cose che scriverò, ma servono anche a ricordare le situazioni che si possono trovare nel crescere e nel cammino continuo della vita ( che “lirica”, sdrammatizziamo però, con un sorriso ).

Sono figlio di un Fascista nato nel 1915, di una donna che di politica non ne ha mai voluto sapere, anche se era figlia di un Socialista che a quei tempi, in un piccolo Comune della bassa e col lavoro che faceva, molto qualificato, poteva dare fastidio ( e ne dava ) al Fascismo ed ai boriosi del tempo : Capo Mastro, benvoluto da tutti, paesani e Imprenditori, i “padroni” di allora.
Lui venne manganellato nella piazza del Paese, con mia madre tra le gambe in difesa sua perché invalida e ancora bambina, sugli scalini del monumento al centro della piazza stessa : mio padre, fu l’unico Fascista del suo Paese e mio, che non venne toccato al termine della Guerra, anche se aveva fatto parte, nell’ultimo anno, della Guardie carcerarie, perché tornato malato dal fronte Jugoslavo di Tubercolosi : lo riconoscevano come persona buona e seria, che non aveva mai fatto male a nessuno, anzi.
Io ho cominciato a lavorare, in Azienda metalmeccanica, all’età di 12 anni, nel ’58, nei mesi estivi : l’Azienda era di fronte a casa, bastava passarla ed entrarci a fare l’apprendista, costruivano i Pantografi per la scrittura sul Marmo o altri prodotti del genere e quando ho compiuto i 14 anni, 10 giori dopo avevo il Libretto di Lavoro, ma la lasciai perché mio padre si fece convincere da una lontana parente ( che era anche lontana di Malagoli ) ad andare a vivere a Bologna e qui, il 2 ottobre, ritornai a scuola, senza di fatto, soluzione di continuità ma non mi ci ritrovai e qualche mese dopo, lasciai partire uno sganassone al Prof di Francese che mi aveva dato una sberla mentre ero seduto al banco, solo perché avevo sorriso ad uno scherzo che gli aveva fatto un compagno di classe, tra l’altro nell’ultimo banco ( io ero nel primo ) : 15 giorni di sospensione e termine della mia esperienza scolastica tradizionale ( presi poi la licenza di Media inferiore, grazie ad una norma contrattuale definita negli anni ’70, il Diritto allo Studio ( nel frattempo ero già impegnato nel Sindacato e diventai uno dei responsabili della Provincia per questi corsi di recupero della scuola dell’obbligo, concordati a livello Ministeriale ).

Siete già stanchi ?

Spero di no, perché il bello deve ancora venire, quanto ho scritto per adesso, è una parte di ciò che serve per capire il seguito, anche per capire come sono.
Uscito dalla scuola per non rientrarci, mi dettero 15 giorni di sospensione perché mandare a gambe all’aria e contro la scrivania che era circa a 6/7 metri dal mio banco, non era certamente un’azione normale da studente, anche se poi anni dopo, incontrandolo, il Prof mi disse che aveva capito di aver sbagliato, che la mia reazione era giustificata ma che “la ragion di stato”…. Ho iniziato a fare alcuni lavori da apprendista, quindi senza cognizioni vere né scuole specifiche che mi dessero una base di partenza, però avere qualche soldino in tasca in più della “paghetta”, non era mica male.
Fatte alcune esperienze senza interesse, se non una di “fattorino per conto di un distributore di medicinali”, il più “veloce” sia col motorino mio personale che con il furgoncino della ditta, inizia a lavorare nei bar e poi nelle sale da ballo, fino a lavorare nei night come barista e cameriere, lavoro che veniva pagato bene ma che l’unico con Contratto di Lavoro durò appena 6 mesi : per questo mi mancano anni di marche previdenziali : pensate, nel Luglio del 2000 ( ancora nel sindacato ) se le avessi avute tutte, avrei potuto andare in pensione con il massimo, i 40 mitici anni di contributi.
Oggi devo ancora finirne 35, che come sapete per poterci andare, in pensione, devono essere collegati all’età, ma io avendo superato i 61, è un problema che non ho : appena posso sapere con certezza che ci sono arrivato, saluto tutti e mi riposo ( forse ).

CISL : io quando mi iscrissi alla CISL, non lo feci per caso, fu una scelta specifica pur essendo allora, ancora oggi, un Socialista : non mi piacevano i Comunisti, avendone anche in famiglia di acquisiti ( il marito di una delle sorelle di mia madre che aveva convinto sia sua mogli che un’altra mia zia, sempre sorella di mia madre, uno che si fece 3 anni di carcere e più, per fatto del “triangolo rosso della morte” ) e er aver letto gli Statuti di tutte e tre le Confederazioni allora per la maggiore ( oggi un poco meno ma sempre le maggiori ), e scelsi proprio il concetto seguente : < Noi siamo solo un Sindacato”, che era lo stesso concetto portato avanti da alcuni miei amici che non ci sono più, Walter Tobagi del sindacato giornalisti ma vicino alla CISL, conosciuto anni dopo ovviamente e Marco Biagi, che conoscevo già, anche se poco, ma che diventò un amico vero quando ci ritrovammo nella stessa sezione di Partito, quella vicino a casa sua dove l’hanno ammazzato, vicino al Comunale, il Teatro dell’Opera di Bologna ( anche io abitavo lì vicino ).
Nel tempo mi accorsi che comunque, anche dentro alla CISL, l’appartenza politica dei Dirigenti era tenuta in conto, anche se non era sancita nello Statuto come nella CGIL e nella UIL che si dividevano per Statuto ed in % i Dirigenti, in qualche modo trovavano il sistema di avere “le componenti”, tipo il manuale Cancelli usato nella DC.
Però, certamente un dato era incontrovertibile : la libertà di pensiero e di dissenso esisteva, ognuno andava davvero avanti per qualche sua capacità e non per le % di corrente.
Infatti, molte delle cose che Berlusconi ha portato avanti, dalla sua discesa in campo alla fine del ’93 ad oggi, se volessimo riandare alla stagione dei primi anni ’80 e fino al Referendum sulla scala mobile, derivato dall’accordo della notte di S.Valentino da parte del Governo Craxi con CISL e UIL e la componente riformista della CGIL, troveremmo molti di questi aspetti, compreso un atto del Governo Amato del ’92, quello dello “scippo del 6 per mille sui conti correnti, ma che purtroppo non venne portato avanti nei contenuti successivi che si sarebbero dovuti fare : l’inizio della Riforma delle Pensioni, della quale ancora oggi, con tante modifiche fatte, non sono strumento VERO di equità per i cittadini di questo stramaledetto Paese.
Quando Berlusconi vince nel ’94, dentro al Sindacato si sapeva che io ho votato per lui, anche la volta dopo che perse, ma non venne fatto niente per cacciarmi, mentre nel 2000, dopo le ferie, capii che qualcosa si stava “muovendo” e mi resi conto che da lì a qualche mese si sarebbe votato e, forse, questa volta qualche preoccupazione in più l’avevano, anche se non ero più a Bologna ma i contatti con amici ancora li avevo e allora, decisi di uscire a fine 2000, a metà dicembre e in contemporanea chiusi anche il rapporto di lavoro che avevo ormai da 29 anni con un’Azienda a carattere Nazionale di Protesi Ortopediche ( da operaio, mica da Dirigente, eh ).
Ho avuto anni di “peripezie” per trovare un lavoro stabile, ci sono riuscito l’anno scorso con l’assunzione a tempo indeterminato il 2 maggio con l’attuale Ditta, perché anche questo lavoro che questa ditta ha rilevato da un’altra che mi aveva assunto a tempo Determinato, l’avevo preso per uscire dalla Lista di Mobilità, nella quale non avevo diritto alla indennità di disoccupazione perché i proprietari, questi sì padroni nel senso peggiore, dei lavori di autista per prodotti alimentari non avevano versato i contributi, solo l’ultimo ma non erano sufficienti per la regola prevista di un anno sui due ultimi lavorati.
Tornando a Bologna per i problemi di salute di Valeria, non avendo lavoro e nell’attesa di trovarlo, sono anche andato a trovare i miei amici del Sindacato per vedere se qualche opportunità si poteva trovare e, nel frattempo, ho anche pensato di fare domanda per la possibilità di versare autonomamente i contributi mancanti : se avessero accettato, si vedeva poi la quantità di euro necessari e la scelta da fare : giovedì scorso, mi è arrivata la risposta che è negativa, perché avrei una pratica aperta da lavoratore autonomo che non sapevo e che nessuno ha mai chiuso.
Non solo : l’operatrice del Patronato che ha fatto il collegamento con l’INPS per vedere la mia posizione contributiva, oltre a trovare conferma di questo fatto ( che poi a casa ho capito cosa fosse, ma ne parlo dopo ) ha anche scoperto che ci sono 2 o 3 anni “vuoti”, riferiti agli anni passati a fare il Segretario del Metalmeccanici a Rimini, cioè di quelli in aspettativa che automaticamente devono essere coperti dall’INPS stesso, se le pratiche sono state tenute in ordine dal Sindacato che ha chiesto l’aspettativa per il lavoratore che diventa Dirigente dello stesso Sindacato.
Per questo, domattina vado a “prendere per il collo” l’impiegata che mi aveva detto che tutto era in regola e chiederle come mai, se tutto è in regola, nessuno ha verificato se la pratica da lei fatta in INPS è stata regolarizzata.
La sorpresa di cui parlavo prima, deriva dal fatto che nel luglio 2002, quindi oltre 18 mesi dopo l’uscita dal Sindacato, iniziai il mio primo lavoro da autista in un’azienda che credo fosse una cooperativa “bianca”, in cui uno dei proprietari era stato il Segretario Generale dei lavoratori edili di Rimini, sempre per la CISL e che era uscito anni prima, perché aveva deciso che a Rimini mancava un negozio di prodotti Biologici, dato che lui e la sua famiglia sono portatori di quella malattia che non sopporta i derivati del latte e qualche altro prodotto commestibile : oggi ha un supermercato, per dire, ben più grande di un negozio e l’ha fatto diventare così, dopo che è uscito dall’Azienda produttrice dei prodotti e che mi aveva assunto come autista, pagato in questo modo, con busta regolare : a km effettuati nelle giornate di lavoro.
Ed ecco scoperto, da solo, l’inghippo : la busta era come le altre ma il concetto NON è lo stipendio, come per gli altri contratti di lavoro subordinato, è come un lavoro autonomo che apre una doppia posizione pensionistica e quindi non conta come periodo aggiuntivo delle marche pensionistiche sulla posizione che si chiama Previdenza Generale.
Ora, di questo periodo me ne posso anche fregare, anche se sono mesi in meno di marche e in più da fare di lavoro, che sempre si appesantisce fisicamente, ma domattina se non si risolve, o mi indicano come risolvere quello dell’aspettativa che non si “vede”, mi sa che al Giornale qualcosa arriva e non è cosa che vada nel dimenticatoio in fretta e la “pubblicità” che ne consegue, non piacerà a parecchi.
Queste note sono utili a chi non sa molte cose che girano nel mondo del lavoro, perché il Sindacato ha smesso di “essere solo un sindacato”, io ero solo “un lavoratore” e per questo l’ho scelto, consapevolmente, ma oggi chi entra ed è dentro a questo meccanismo perverso, poche notizie ha, ma non è solo “colpa” dei sindacalisti, è anche responsabilità del mancato interessamento dei lavoratori.
Non è solo responsabilità dei vari Carniti, D’Antoni e Pezzotta ( l’ultimo Segretario che ho votato quando c’ero, Marini proprio NO ), amici di percorso nei quasi 30 ani di appartenenza, con Carniti anche di più, di valori che si condividevano al punto tale che ho fatto anche il suo autista quando veniva in Emilia che lasciai quando scelse il centrosinistra di Prodi nel ’96, anche con D’Antoni i rapporti erano più che buoni, anche lui qualche scarrozzata l’ha ottenuta da me, anche solo per parlare di qualche situazione da gestire nell’Organizzazione, prima che ne uscisse : non sono queste diatribe politiche le responsabili di qualche “sorpresa per i lavoratori” : è il loro mancato interesse, la delega per fiducia che non può, MAI, diventare disinteresse personale.
Ma la partita Pensioni mai si fermerà a qualcosa di compiuto, sempre avrà modifiche che sono anche opportune : tutto cambia.
Luciano Baroni

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