Senza "monnezza"
sabato 31 maggio 2008
martedì 27 maggio 2008
IL BILANCIO DI UNA VITA DI LAVORO...( II parte)
E veniamo alla verifica, stamane, con il Patronato INAS-CISL.
Alle 8,10 ero già dentro al Sindacato, in attesa che arrivasse l'Operatrice, tra l'altro un'amica di vecchia data, così come il marito che è stato Segretario Generale dell'Emilia e Romagna della Confederazione, oggi ovviamente in pensione da anni, avendo lui 12 anni in più del sottoscritto, lei arriva in treno dalla Provincia e quindi alle 9 è già arrivata e parliamo nel suo "box" di lavoro che occupa una volta a settimana, il martedì.
Prende fuori tutta la pratica e tutto quanto a loro competeva, era stato fatto, ovviamente in ritardo ma è una possibilità prevista dalla Legge e dalle "regole" interne all'INPS ( per fortuna, dico io, visto che qualche stupida dimenticanza è sempre possibile da parte dell'Amministrazione del Sindacato )e quanto aveva fatto la Categoria da parte del mio amico sindacalista, era tutto in regola, tranne una cosa che penso risolveranno nei prossimi giorni : la conferma per iscritto da parte dell'Azienda dalla quale ero in aspettativa per gli anni '99 e 2000 ( ultimo giorno 15 dicembre 2000 ), perchè ovviamente qualcuno ha dimenticato di richiederle queste comunicazioni dovute, ogni anno, ma credo di poter dire che nemmeno l'Azienda può essere immune da critica : se il Sindacato, per Legge, ogni anno deve rinnovare la richiesta di aspettativa e tu devi rispondere affermativamente che l'accetti, come mai per 2 anni, fino alla chiusura della stessa il 15 dicembre 2000, con accordo firmato dentro alla Confindustria di Bologna alla quale erano e sono associati, quei 2 anni NON li hai confermati, anzi, come mai NON hai detto niente se la richiesta di aspettativa NON ti è arrivata e, quindi, NON mi hai contattato per chiedermi il rientro nell'attività lavorativa ?
Ma andiamo oltre.
A questo punto, ho fatto venire l'amico sindacalista della Categoria per sentire se c'era bisogno che lui facesse altri atti e allora l'amica operatrice del Patronato, ha detto che il primo intervento lo farà lei all'INPS nel quale ero territorialmente inserito all'epoca, per capire come mai c'era questa disfunzione dei dati.
Poi ha verificato gli anni e le settimane sino ad oggi già utili per i 35 anni e, secondo una prima stima veloce, con i due anni di aspettativa avrei raggiunto la soglia per andare in Pensione.
Però NON ci andrò, quest'anno, NON mi conviene anche se l'ultima e approfondita verifica dicesse SI', perchè altrimenti incapperei nel doppio CUD, Azienda e INPS, che mi porterebbe ad avere una tassazione esagerata ed a dover pagare, l'anno prossimo ( cosa che ho evitato in questo anche se i CUD erano 2 per l'anno passato, l'anticipo delle tasse che NON avrò nel momento che sarò in pensione perchè il reddito sarà uno solo.
E dato che la Pensione della moglie non è di quelle scialacquanti e quella che prenderò, NEMMENO, chi me lo fa fare di andarmi a "far male" da solo ?
Adesso aspetto una sua telefonata, nel momento che avrà chiarito il tutto, lo posso fare con una certa tranquillità, specie sapendo che NON devo attendere poi ancora per molto, il "riposo del guerriero" : perchè anche quando arriverà quel momento, non rimarrò certamente solo in casa attaccato a questa maledetta tastiera, che mi diverte, certamente, mi permette di discutere e litigare, anche, ma che non può essere la panacea del tempo morto o che qualcuno considera perso : ritornerò anche ad usare le mie amate canne da pesca in fiume, tornerò in Reno a pescare pesci che non mangerò e rigetterò in acqua, contento di essere ancora capace e più furbo di loro che, da boccaloni, si fanno "illamare" : come hanno fatto in tanti, nella loro vita, votando la sinistra.
( vi piace questa conclusione ?).(continua)
Alle 8,10 ero già dentro al Sindacato, in attesa che arrivasse l'Operatrice, tra l'altro un'amica di vecchia data, così come il marito che è stato Segretario Generale dell'Emilia e Romagna della Confederazione, oggi ovviamente in pensione da anni, avendo lui 12 anni in più del sottoscritto, lei arriva in treno dalla Provincia e quindi alle 9 è già arrivata e parliamo nel suo "box" di lavoro che occupa una volta a settimana, il martedì.
Prende fuori tutta la pratica e tutto quanto a loro competeva, era stato fatto, ovviamente in ritardo ma è una possibilità prevista dalla Legge e dalle "regole" interne all'INPS ( per fortuna, dico io, visto che qualche stupida dimenticanza è sempre possibile da parte dell'Amministrazione del Sindacato )e quanto aveva fatto la Categoria da parte del mio amico sindacalista, era tutto in regola, tranne una cosa che penso risolveranno nei prossimi giorni : la conferma per iscritto da parte dell'Azienda dalla quale ero in aspettativa per gli anni '99 e 2000 ( ultimo giorno 15 dicembre 2000 ), perchè ovviamente qualcuno ha dimenticato di richiederle queste comunicazioni dovute, ogni anno, ma credo di poter dire che nemmeno l'Azienda può essere immune da critica : se il Sindacato, per Legge, ogni anno deve rinnovare la richiesta di aspettativa e tu devi rispondere affermativamente che l'accetti, come mai per 2 anni, fino alla chiusura della stessa il 15 dicembre 2000, con accordo firmato dentro alla Confindustria di Bologna alla quale erano e sono associati, quei 2 anni NON li hai confermati, anzi, come mai NON hai detto niente se la richiesta di aspettativa NON ti è arrivata e, quindi, NON mi hai contattato per chiedermi il rientro nell'attività lavorativa ?
Ma andiamo oltre.
A questo punto, ho fatto venire l'amico sindacalista della Categoria per sentire se c'era bisogno che lui facesse altri atti e allora l'amica operatrice del Patronato, ha detto che il primo intervento lo farà lei all'INPS nel quale ero territorialmente inserito all'epoca, per capire come mai c'era questa disfunzione dei dati.
Poi ha verificato gli anni e le settimane sino ad oggi già utili per i 35 anni e, secondo una prima stima veloce, con i due anni di aspettativa avrei raggiunto la soglia per andare in Pensione.
Però NON ci andrò, quest'anno, NON mi conviene anche se l'ultima e approfondita verifica dicesse SI', perchè altrimenti incapperei nel doppio CUD, Azienda e INPS, che mi porterebbe ad avere una tassazione esagerata ed a dover pagare, l'anno prossimo ( cosa che ho evitato in questo anche se i CUD erano 2 per l'anno passato, l'anticipo delle tasse che NON avrò nel momento che sarò in pensione perchè il reddito sarà uno solo.
E dato che la Pensione della moglie non è di quelle scialacquanti e quella che prenderò, NEMMENO, chi me lo fa fare di andarmi a "far male" da solo ?
Adesso aspetto una sua telefonata, nel momento che avrà chiarito il tutto, lo posso fare con una certa tranquillità, specie sapendo che NON devo attendere poi ancora per molto, il "riposo del guerriero" : perchè anche quando arriverà quel momento, non rimarrò certamente solo in casa attaccato a questa maledetta tastiera, che mi diverte, certamente, mi permette di discutere e litigare, anche, ma che non può essere la panacea del tempo morto o che qualcuno considera perso : ritornerò anche ad usare le mie amate canne da pesca in fiume, tornerò in Reno a pescare pesci che non mangerò e rigetterò in acqua, contento di essere ancora capace e più furbo di loro che, da boccaloni, si fanno "illamare" : come hanno fatto in tanti, nella loro vita, votando la sinistra.
( vi piace questa conclusione ?).(continua)
lunedì 26 maggio 2008
IL BILANCIO DI UNA VITA DI LAVORO...(I parte)
Questo è il raccomto emblematico di un cittadino che ha le sue radici nel deprecato Ventennio, che ne porta dentro i segni, ma ha cercato in ogni modo di avviarsi sul percorso del riscatto personale.
Queste le parole che potrebbero scrivere molti Italiani, ma importanti, perché raccontano l'odissea senza fine di una vita di lavoro, che ancora continua, per le difficoltà dell'Italia, che in sessant'anni non è riuscita del tutto a raggiungere una vera organizzazione civile e sociale.
Eppure in questo racconto possiamo riconoscere la volontà di lottare per costruire un'Italia migliore, libera dai legami del Fascismo, ma questi si ritrovano tutti nell'elefantiasi che affligge ancor oggi le strutture statali di previdenza e assistenza dei cittadini, nonché nell'apparato burocratico che ci stritola.
Bologna, 26 maggio 2008
Scrivo oggi, in ritardo certamente, per un invito di Ambra a discutere di Sindacato e del Mondo del Lavoro, che dovrei in qualche modo conoscere visti i miei trascorsi, ma la “minestra” è lunga e complessa, non semplice e devdire che finalmente qualcosa di serio si sta concretizzando, grazie a qualche personaggio che ha “tenuto botta” in questianni e che oggi è anche dentro al Governo, come in alcuni casi, anche nell’opposizione : faccio 2 nomi come esempio, Maurizio Sacconi e Pietro Ichino.
Credo sia opportuna, però, la mia “storia” e quanto mi sta accadendo ( chissà a quanti di cui non si conosce niente ), perché diventa propedeutica a capire anche il Sindacato, meglio di quanto si sa e viene riportato nelle migliaia di articoli o in qualche libro, sempre scritto o corretto da “intellettuali” ( magari giornalisti ).
Ed una premessa, per capire perché scelsi la CISL, Confederazione Italiana Sindacati Liberi ( così si chiamò alla sua costituzione ), nata dalla scissione che si compì nell’anno ’50 dalla CGIL, che a sua volta nacque per volontà politica dei Partiti che facevano parte del CLN nel ’43, dopo l’8 settembre come “strumento” che voleva dimostrare l’unità del fronte politico Italiano alla caduta del Fascismo ed alla nascita della Repubblica di Salò, con la quale combattere non solo con le armi, anche per ricostruire la rappresentanza delle “classi lavoratrici” che era stata soppressa dal Fascismo che aveva sciolto i Sindacati e formato il Sindacato unico del fascismo.
So che alcuni sanno molte delle cose che scriverò, ma servono anche a ricordare le situazioni che si possono trovare nel crescere e nel cammino continuo della vita ( che “lirica”, sdrammatizziamo però, con un sorriso ).
Sono figlio di un Fascista nato nel 1915, di una donna che di politica non ne ha mai voluto sapere, anche se era figlia di un Socialista che a quei tempi, in un piccolo Comune della bassa e col lavoro che faceva, molto qualificato, poteva dare fastidio ( e ne dava ) al Fascismo ed ai boriosi del tempo : Capo Mastro, benvoluto da tutti, paesani e Imprenditori, i “padroni” di allora.
Lui venne manganellato nella piazza del Paese, con mia madre tra le gambe in difesa sua perché invalida e ancora bambina, sugli scalini del monumento al centro della piazza stessa : mio padre, fu l’unico Fascista del suo Paese e mio, che non venne toccato al termine della Guerra, anche se aveva fatto parte, nell’ultimo anno, della Guardie carcerarie, perché tornato malato dal fronte Jugoslavo di Tubercolosi : lo riconoscevano come persona buona e seria, che non aveva mai fatto male a nessuno, anzi.
Io ho cominciato a lavorare, in Azienda metalmeccanica, all’età di 12 anni, nel ’58, nei mesi estivi : l’Azienda era di fronte a casa, bastava passarla ed entrarci a fare l’apprendista, costruivano i Pantografi per la scrittura sul Marmo o altri prodotti del genere e quando ho compiuto i 14 anni, 10 giori dopo avevo il Libretto di Lavoro, ma la lasciai perché mio padre si fece convincere da una lontana parente ( che era anche lontana di Malagoli ) ad andare a vivere a Bologna e qui, il 2 ottobre, ritornai a scuola, senza di fatto, soluzione di continuità ma non mi ci ritrovai e qualche mese dopo, lasciai partire uno sganassone al Prof di Francese che mi aveva dato una sberla mentre ero seduto al banco, solo perché avevo sorriso ad uno scherzo che gli aveva fatto un compagno di classe, tra l’altro nell’ultimo banco ( io ero nel primo ) : 15 giorni di sospensione e termine della mia esperienza scolastica tradizionale ( presi poi la licenza di Media inferiore, grazie ad una norma contrattuale definita negli anni ’70, il Diritto allo Studio ( nel frattempo ero già impegnato nel Sindacato e diventai uno dei responsabili della Provincia per questi corsi di recupero della scuola dell’obbligo, concordati a livello Ministeriale ).
Siete già stanchi ?
Spero di no, perché il bello deve ancora venire, quanto ho scritto per adesso, è una parte di ciò che serve per capire il seguito, anche per capire come sono.
Uscito dalla scuola per non rientrarci, mi dettero 15 giorni di sospensione perché mandare a gambe all’aria e contro la scrivania che era circa a 6/7 metri dal mio banco, non era certamente un’azione normale da studente, anche se poi anni dopo, incontrandolo, il Prof mi disse che aveva capito di aver sbagliato, che la mia reazione era giustificata ma che “la ragion di stato”…. Ho iniziato a fare alcuni lavori da apprendista, quindi senza cognizioni vere né scuole specifiche che mi dessero una base di partenza, però avere qualche soldino in tasca in più della “paghetta”, non era mica male.
Fatte alcune esperienze senza interesse, se non una di “fattorino per conto di un distributore di medicinali”, il più “veloce” sia col motorino mio personale che con il furgoncino della ditta, inizia a lavorare nei bar e poi nelle sale da ballo, fino a lavorare nei night come barista e cameriere, lavoro che veniva pagato bene ma che l’unico con Contratto di Lavoro durò appena 6 mesi : per questo mi mancano anni di marche previdenziali : pensate, nel Luglio del 2000 ( ancora nel sindacato ) se le avessi avute tutte, avrei potuto andare in pensione con il massimo, i 40 mitici anni di contributi.
Oggi devo ancora finirne 35, che come sapete per poterci andare, in pensione, devono essere collegati all’età, ma io avendo superato i 61, è un problema che non ho : appena posso sapere con certezza che ci sono arrivato, saluto tutti e mi riposo ( forse ).
CISL : io quando mi iscrissi alla CISL, non lo feci per caso, fu una scelta specifica pur essendo allora, ancora oggi, un Socialista : non mi piacevano i Comunisti, avendone anche in famiglia di acquisiti ( il marito di una delle sorelle di mia madre che aveva convinto sia sua mogli che un’altra mia zia, sempre sorella di mia madre, uno che si fece 3 anni di carcere e più, per fatto del “triangolo rosso della morte” ) e er aver letto gli Statuti di tutte e tre le Confederazioni allora per la maggiore ( oggi un poco meno ma sempre le maggiori ), e scelsi proprio il concetto seguente : < Noi siamo solo un Sindacato”, che era lo stesso concetto portato avanti da alcuni miei amici che non ci sono più, Walter Tobagi del sindacato giornalisti ma vicino alla CISL, conosciuto anni dopo ovviamente e Marco Biagi, che conoscevo già, anche se poco, ma che diventò un amico vero quando ci ritrovammo nella stessa sezione di Partito, quella vicino a casa sua dove l’hanno ammazzato, vicino al Comunale, il Teatro dell’Opera di Bologna ( anche io abitavo lì vicino ).
Nel tempo mi accorsi che comunque, anche dentro alla CISL, l’appartenza politica dei Dirigenti era tenuta in conto, anche se non era sancita nello Statuto come nella CGIL e nella UIL che si dividevano per Statuto ed in % i Dirigenti, in qualche modo trovavano il sistema di avere “le componenti”, tipo il manuale Cancelli usato nella DC.
Però, certamente un dato era incontrovertibile : la libertà di pensiero e di dissenso esisteva, ognuno andava davvero avanti per qualche sua capacità e non per le % di corrente.
Infatti, molte delle cose che Berlusconi ha portato avanti, dalla sua discesa in campo alla fine del ’93 ad oggi, se volessimo riandare alla stagione dei primi anni ’80 e fino al Referendum sulla scala mobile, derivato dall’accordo della notte di S.Valentino da parte del Governo Craxi con CISL e UIL e la componente riformista della CGIL, troveremmo molti di questi aspetti, compreso un atto del Governo Amato del ’92, quello dello “scippo del 6 per mille sui conti correnti, ma che purtroppo non venne portato avanti nei contenuti successivi che si sarebbero dovuti fare : l’inizio della Riforma delle Pensioni, della quale ancora oggi, con tante modifiche fatte, non sono strumento VERO di equità per i cittadini di questo stramaledetto Paese.
Quando Berlusconi vince nel ’94, dentro al Sindacato si sapeva che io ho votato per lui, anche la volta dopo che perse, ma non venne fatto niente per cacciarmi, mentre nel 2000, dopo le ferie, capii che qualcosa si stava “muovendo” e mi resi conto che da lì a qualche mese si sarebbe votato e, forse, questa volta qualche preoccupazione in più l’avevano, anche se non ero più a Bologna ma i contatti con amici ancora li avevo e allora, decisi di uscire a fine 2000, a metà dicembre e in contemporanea chiusi anche il rapporto di lavoro che avevo ormai da 29 anni con un’Azienda a carattere Nazionale di Protesi Ortopediche ( da operaio, mica da Dirigente, eh ).
Ho avuto anni di “peripezie” per trovare un lavoro stabile, ci sono riuscito l’anno scorso con l’assunzione a tempo indeterminato il 2 maggio con l’attuale Ditta, perché anche questo lavoro che questa ditta ha rilevato da un’altra che mi aveva assunto a tempo Determinato, l’avevo preso per uscire dalla Lista di Mobilità, nella quale non avevo diritto alla indennità di disoccupazione perché i proprietari, questi sì padroni nel senso peggiore, dei lavori di autista per prodotti alimentari non avevano versato i contributi, solo l’ultimo ma non erano sufficienti per la regola prevista di un anno sui due ultimi lavorati.
Tornando a Bologna per i problemi di salute di Valeria, non avendo lavoro e nell’attesa di trovarlo, sono anche andato a trovare i miei amici del Sindacato per vedere se qualche opportunità si poteva trovare e, nel frattempo, ho anche pensato di fare domanda per la possibilità di versare autonomamente i contributi mancanti : se avessero accettato, si vedeva poi la quantità di euro necessari e la scelta da fare : giovedì scorso, mi è arrivata la risposta che è negativa, perché avrei una pratica aperta da lavoratore autonomo che non sapevo e che nessuno ha mai chiuso.
Non solo : l’operatrice del Patronato che ha fatto il collegamento con l’INPS per vedere la mia posizione contributiva, oltre a trovare conferma di questo fatto ( che poi a casa ho capito cosa fosse, ma ne parlo dopo ) ha anche scoperto che ci sono 2 o 3 anni “vuoti”, riferiti agli anni passati a fare il Segretario del Metalmeccanici a Rimini, cioè di quelli in aspettativa che automaticamente devono essere coperti dall’INPS stesso, se le pratiche sono state tenute in ordine dal Sindacato che ha chiesto l’aspettativa per il lavoratore che diventa Dirigente dello stesso Sindacato.
Per questo, domattina vado a “prendere per il collo” l’impiegata che mi aveva detto che tutto era in regola e chiederle come mai, se tutto è in regola, nessuno ha verificato se la pratica da lei fatta in INPS è stata regolarizzata.
La sorpresa di cui parlavo prima, deriva dal fatto che nel luglio 2002, quindi oltre 18 mesi dopo l’uscita dal Sindacato, iniziai il mio primo lavoro da autista in un’azienda che credo fosse una cooperativa “bianca”, in cui uno dei proprietari era stato il Segretario Generale dei lavoratori edili di Rimini, sempre per la CISL e che era uscito anni prima, perché aveva deciso che a Rimini mancava un negozio di prodotti Biologici, dato che lui e la sua famiglia sono portatori di quella malattia che non sopporta i derivati del latte e qualche altro prodotto commestibile : oggi ha un supermercato, per dire, ben più grande di un negozio e l’ha fatto diventare così, dopo che è uscito dall’Azienda produttrice dei prodotti e che mi aveva assunto come autista, pagato in questo modo, con busta regolare : a km effettuati nelle giornate di lavoro.
Ed ecco scoperto, da solo, l’inghippo : la busta era come le altre ma il concetto NON è lo stipendio, come per gli altri contratti di lavoro subordinato, è come un lavoro autonomo che apre una doppia posizione pensionistica e quindi non conta come periodo aggiuntivo delle marche pensionistiche sulla posizione che si chiama Previdenza Generale.
Ora, di questo periodo me ne posso anche fregare, anche se sono mesi in meno di marche e in più da fare di lavoro, che sempre si appesantisce fisicamente, ma domattina se non si risolve, o mi indicano come risolvere quello dell’aspettativa che non si “vede”, mi sa che al Giornale qualcosa arriva e non è cosa che vada nel dimenticatoio in fretta e la “pubblicità” che ne consegue, non piacerà a parecchi.
Queste note sono utili a chi non sa molte cose che girano nel mondo del lavoro, perché il Sindacato ha smesso di “essere solo un sindacato”, io ero solo “un lavoratore” e per questo l’ho scelto, consapevolmente, ma oggi chi entra ed è dentro a questo meccanismo perverso, poche notizie ha, ma non è solo “colpa” dei sindacalisti, è anche responsabilità del mancato interessamento dei lavoratori.
Non è solo responsabilità dei vari Carniti, D’Antoni e Pezzotta ( l’ultimo Segretario che ho votato quando c’ero, Marini proprio NO ), amici di percorso nei quasi 30 ani di appartenenza, con Carniti anche di più, di valori che si condividevano al punto tale che ho fatto anche il suo autista quando veniva in Emilia che lasciai quando scelse il centrosinistra di Prodi nel ’96, anche con D’Antoni i rapporti erano più che buoni, anche lui qualche scarrozzata l’ha ottenuta da me, anche solo per parlare di qualche situazione da gestire nell’Organizzazione, prima che ne uscisse : non sono queste diatribe politiche le responsabili di qualche “sorpresa per i lavoratori” : è il loro mancato interesse, la delega per fiducia che non può, MAI, diventare disinteresse personale.
Ma la partita Pensioni mai si fermerà a qualcosa di compiuto, sempre avrà modifiche che sono anche opportune : tutto cambia.
Luciano Baroni
Queste le parole che potrebbero scrivere molti Italiani, ma importanti, perché raccontano l'odissea senza fine di una vita di lavoro, che ancora continua, per le difficoltà dell'Italia, che in sessant'anni non è riuscita del tutto a raggiungere una vera organizzazione civile e sociale.
Eppure in questo racconto possiamo riconoscere la volontà di lottare per costruire un'Italia migliore, libera dai legami del Fascismo, ma questi si ritrovano tutti nell'elefantiasi che affligge ancor oggi le strutture statali di previdenza e assistenza dei cittadini, nonché nell'apparato burocratico che ci stritola.
Bologna, 26 maggio 2008
Scrivo oggi, in ritardo certamente, per un invito di Ambra a discutere di Sindacato e del Mondo del Lavoro, che dovrei in qualche modo conoscere visti i miei trascorsi, ma la “minestra” è lunga e complessa, non semplice e devdire che finalmente qualcosa di serio si sta concretizzando, grazie a qualche personaggio che ha “tenuto botta” in questianni e che oggi è anche dentro al Governo, come in alcuni casi, anche nell’opposizione : faccio 2 nomi come esempio, Maurizio Sacconi e Pietro Ichino.
Credo sia opportuna, però, la mia “storia” e quanto mi sta accadendo ( chissà a quanti di cui non si conosce niente ), perché diventa propedeutica a capire anche il Sindacato, meglio di quanto si sa e viene riportato nelle migliaia di articoli o in qualche libro, sempre scritto o corretto da “intellettuali” ( magari giornalisti ).
Ed una premessa, per capire perché scelsi la CISL, Confederazione Italiana Sindacati Liberi ( così si chiamò alla sua costituzione ), nata dalla scissione che si compì nell’anno ’50 dalla CGIL, che a sua volta nacque per volontà politica dei Partiti che facevano parte del CLN nel ’43, dopo l’8 settembre come “strumento” che voleva dimostrare l’unità del fronte politico Italiano alla caduta del Fascismo ed alla nascita della Repubblica di Salò, con la quale combattere non solo con le armi, anche per ricostruire la rappresentanza delle “classi lavoratrici” che era stata soppressa dal Fascismo che aveva sciolto i Sindacati e formato il Sindacato unico del fascismo.
So che alcuni sanno molte delle cose che scriverò, ma servono anche a ricordare le situazioni che si possono trovare nel crescere e nel cammino continuo della vita ( che “lirica”, sdrammatizziamo però, con un sorriso ).
Sono figlio di un Fascista nato nel 1915, di una donna che di politica non ne ha mai voluto sapere, anche se era figlia di un Socialista che a quei tempi, in un piccolo Comune della bassa e col lavoro che faceva, molto qualificato, poteva dare fastidio ( e ne dava ) al Fascismo ed ai boriosi del tempo : Capo Mastro, benvoluto da tutti, paesani e Imprenditori, i “padroni” di allora.
Lui venne manganellato nella piazza del Paese, con mia madre tra le gambe in difesa sua perché invalida e ancora bambina, sugli scalini del monumento al centro della piazza stessa : mio padre, fu l’unico Fascista del suo Paese e mio, che non venne toccato al termine della Guerra, anche se aveva fatto parte, nell’ultimo anno, della Guardie carcerarie, perché tornato malato dal fronte Jugoslavo di Tubercolosi : lo riconoscevano come persona buona e seria, che non aveva mai fatto male a nessuno, anzi.
Io ho cominciato a lavorare, in Azienda metalmeccanica, all’età di 12 anni, nel ’58, nei mesi estivi : l’Azienda era di fronte a casa, bastava passarla ed entrarci a fare l’apprendista, costruivano i Pantografi per la scrittura sul Marmo o altri prodotti del genere e quando ho compiuto i 14 anni, 10 giori dopo avevo il Libretto di Lavoro, ma la lasciai perché mio padre si fece convincere da una lontana parente ( che era anche lontana di Malagoli ) ad andare a vivere a Bologna e qui, il 2 ottobre, ritornai a scuola, senza di fatto, soluzione di continuità ma non mi ci ritrovai e qualche mese dopo, lasciai partire uno sganassone al Prof di Francese che mi aveva dato una sberla mentre ero seduto al banco, solo perché avevo sorriso ad uno scherzo che gli aveva fatto un compagno di classe, tra l’altro nell’ultimo banco ( io ero nel primo ) : 15 giorni di sospensione e termine della mia esperienza scolastica tradizionale ( presi poi la licenza di Media inferiore, grazie ad una norma contrattuale definita negli anni ’70, il Diritto allo Studio ( nel frattempo ero già impegnato nel Sindacato e diventai uno dei responsabili della Provincia per questi corsi di recupero della scuola dell’obbligo, concordati a livello Ministeriale ).
Siete già stanchi ?
Spero di no, perché il bello deve ancora venire, quanto ho scritto per adesso, è una parte di ciò che serve per capire il seguito, anche per capire come sono.
Uscito dalla scuola per non rientrarci, mi dettero 15 giorni di sospensione perché mandare a gambe all’aria e contro la scrivania che era circa a 6/7 metri dal mio banco, non era certamente un’azione normale da studente, anche se poi anni dopo, incontrandolo, il Prof mi disse che aveva capito di aver sbagliato, che la mia reazione era giustificata ma che “la ragion di stato”…. Ho iniziato a fare alcuni lavori da apprendista, quindi senza cognizioni vere né scuole specifiche che mi dessero una base di partenza, però avere qualche soldino in tasca in più della “paghetta”, non era mica male.
Fatte alcune esperienze senza interesse, se non una di “fattorino per conto di un distributore di medicinali”, il più “veloce” sia col motorino mio personale che con il furgoncino della ditta, inizia a lavorare nei bar e poi nelle sale da ballo, fino a lavorare nei night come barista e cameriere, lavoro che veniva pagato bene ma che l’unico con Contratto di Lavoro durò appena 6 mesi : per questo mi mancano anni di marche previdenziali : pensate, nel Luglio del 2000 ( ancora nel sindacato ) se le avessi avute tutte, avrei potuto andare in pensione con il massimo, i 40 mitici anni di contributi.
Oggi devo ancora finirne 35, che come sapete per poterci andare, in pensione, devono essere collegati all’età, ma io avendo superato i 61, è un problema che non ho : appena posso sapere con certezza che ci sono arrivato, saluto tutti e mi riposo ( forse ).
CISL : io quando mi iscrissi alla CISL, non lo feci per caso, fu una scelta specifica pur essendo allora, ancora oggi, un Socialista : non mi piacevano i Comunisti, avendone anche in famiglia di acquisiti ( il marito di una delle sorelle di mia madre che aveva convinto sia sua mogli che un’altra mia zia, sempre sorella di mia madre, uno che si fece 3 anni di carcere e più, per fatto del “triangolo rosso della morte” ) e er aver letto gli Statuti di tutte e tre le Confederazioni allora per la maggiore ( oggi un poco meno ma sempre le maggiori ), e scelsi proprio il concetto seguente : < Noi siamo solo un Sindacato”, che era lo stesso concetto portato avanti da alcuni miei amici che non ci sono più, Walter Tobagi del sindacato giornalisti ma vicino alla CISL, conosciuto anni dopo ovviamente e Marco Biagi, che conoscevo già, anche se poco, ma che diventò un amico vero quando ci ritrovammo nella stessa sezione di Partito, quella vicino a casa sua dove l’hanno ammazzato, vicino al Comunale, il Teatro dell’Opera di Bologna ( anche io abitavo lì vicino ).
Nel tempo mi accorsi che comunque, anche dentro alla CISL, l’appartenza politica dei Dirigenti era tenuta in conto, anche se non era sancita nello Statuto come nella CGIL e nella UIL che si dividevano per Statuto ed in % i Dirigenti, in qualche modo trovavano il sistema di avere “le componenti”, tipo il manuale Cancelli usato nella DC.
Però, certamente un dato era incontrovertibile : la libertà di pensiero e di dissenso esisteva, ognuno andava davvero avanti per qualche sua capacità e non per le % di corrente.
Infatti, molte delle cose che Berlusconi ha portato avanti, dalla sua discesa in campo alla fine del ’93 ad oggi, se volessimo riandare alla stagione dei primi anni ’80 e fino al Referendum sulla scala mobile, derivato dall’accordo della notte di S.Valentino da parte del Governo Craxi con CISL e UIL e la componente riformista della CGIL, troveremmo molti di questi aspetti, compreso un atto del Governo Amato del ’92, quello dello “scippo del 6 per mille sui conti correnti, ma che purtroppo non venne portato avanti nei contenuti successivi che si sarebbero dovuti fare : l’inizio della Riforma delle Pensioni, della quale ancora oggi, con tante modifiche fatte, non sono strumento VERO di equità per i cittadini di questo stramaledetto Paese.
Quando Berlusconi vince nel ’94, dentro al Sindacato si sapeva che io ho votato per lui, anche la volta dopo che perse, ma non venne fatto niente per cacciarmi, mentre nel 2000, dopo le ferie, capii che qualcosa si stava “muovendo” e mi resi conto che da lì a qualche mese si sarebbe votato e, forse, questa volta qualche preoccupazione in più l’avevano, anche se non ero più a Bologna ma i contatti con amici ancora li avevo e allora, decisi di uscire a fine 2000, a metà dicembre e in contemporanea chiusi anche il rapporto di lavoro che avevo ormai da 29 anni con un’Azienda a carattere Nazionale di Protesi Ortopediche ( da operaio, mica da Dirigente, eh ).
Ho avuto anni di “peripezie” per trovare un lavoro stabile, ci sono riuscito l’anno scorso con l’assunzione a tempo indeterminato il 2 maggio con l’attuale Ditta, perché anche questo lavoro che questa ditta ha rilevato da un’altra che mi aveva assunto a tempo Determinato, l’avevo preso per uscire dalla Lista di Mobilità, nella quale non avevo diritto alla indennità di disoccupazione perché i proprietari, questi sì padroni nel senso peggiore, dei lavori di autista per prodotti alimentari non avevano versato i contributi, solo l’ultimo ma non erano sufficienti per la regola prevista di un anno sui due ultimi lavorati.
Tornando a Bologna per i problemi di salute di Valeria, non avendo lavoro e nell’attesa di trovarlo, sono anche andato a trovare i miei amici del Sindacato per vedere se qualche opportunità si poteva trovare e, nel frattempo, ho anche pensato di fare domanda per la possibilità di versare autonomamente i contributi mancanti : se avessero accettato, si vedeva poi la quantità di euro necessari e la scelta da fare : giovedì scorso, mi è arrivata la risposta che è negativa, perché avrei una pratica aperta da lavoratore autonomo che non sapevo e che nessuno ha mai chiuso.
Non solo : l’operatrice del Patronato che ha fatto il collegamento con l’INPS per vedere la mia posizione contributiva, oltre a trovare conferma di questo fatto ( che poi a casa ho capito cosa fosse, ma ne parlo dopo ) ha anche scoperto che ci sono 2 o 3 anni “vuoti”, riferiti agli anni passati a fare il Segretario del Metalmeccanici a Rimini, cioè di quelli in aspettativa che automaticamente devono essere coperti dall’INPS stesso, se le pratiche sono state tenute in ordine dal Sindacato che ha chiesto l’aspettativa per il lavoratore che diventa Dirigente dello stesso Sindacato.
Per questo, domattina vado a “prendere per il collo” l’impiegata che mi aveva detto che tutto era in regola e chiederle come mai, se tutto è in regola, nessuno ha verificato se la pratica da lei fatta in INPS è stata regolarizzata.
La sorpresa di cui parlavo prima, deriva dal fatto che nel luglio 2002, quindi oltre 18 mesi dopo l’uscita dal Sindacato, iniziai il mio primo lavoro da autista in un’azienda che credo fosse una cooperativa “bianca”, in cui uno dei proprietari era stato il Segretario Generale dei lavoratori edili di Rimini, sempre per la CISL e che era uscito anni prima, perché aveva deciso che a Rimini mancava un negozio di prodotti Biologici, dato che lui e la sua famiglia sono portatori di quella malattia che non sopporta i derivati del latte e qualche altro prodotto commestibile : oggi ha un supermercato, per dire, ben più grande di un negozio e l’ha fatto diventare così, dopo che è uscito dall’Azienda produttrice dei prodotti e che mi aveva assunto come autista, pagato in questo modo, con busta regolare : a km effettuati nelle giornate di lavoro.
Ed ecco scoperto, da solo, l’inghippo : la busta era come le altre ma il concetto NON è lo stipendio, come per gli altri contratti di lavoro subordinato, è come un lavoro autonomo che apre una doppia posizione pensionistica e quindi non conta come periodo aggiuntivo delle marche pensionistiche sulla posizione che si chiama Previdenza Generale.
Ora, di questo periodo me ne posso anche fregare, anche se sono mesi in meno di marche e in più da fare di lavoro, che sempre si appesantisce fisicamente, ma domattina se non si risolve, o mi indicano come risolvere quello dell’aspettativa che non si “vede”, mi sa che al Giornale qualcosa arriva e non è cosa che vada nel dimenticatoio in fretta e la “pubblicità” che ne consegue, non piacerà a parecchi.
Queste note sono utili a chi non sa molte cose che girano nel mondo del lavoro, perché il Sindacato ha smesso di “essere solo un sindacato”, io ero solo “un lavoratore” e per questo l’ho scelto, consapevolmente, ma oggi chi entra ed è dentro a questo meccanismo perverso, poche notizie ha, ma non è solo “colpa” dei sindacalisti, è anche responsabilità del mancato interessamento dei lavoratori.
Non è solo responsabilità dei vari Carniti, D’Antoni e Pezzotta ( l’ultimo Segretario che ho votato quando c’ero, Marini proprio NO ), amici di percorso nei quasi 30 ani di appartenenza, con Carniti anche di più, di valori che si condividevano al punto tale che ho fatto anche il suo autista quando veniva in Emilia che lasciai quando scelse il centrosinistra di Prodi nel ’96, anche con D’Antoni i rapporti erano più che buoni, anche lui qualche scarrozzata l’ha ottenuta da me, anche solo per parlare di qualche situazione da gestire nell’Organizzazione, prima che ne uscisse : non sono queste diatribe politiche le responsabili di qualche “sorpresa per i lavoratori” : è il loro mancato interesse, la delega per fiducia che non può, MAI, diventare disinteresse personale.
Ma la partita Pensioni mai si fermerà a qualcosa di compiuto, sempre avrà modifiche che sono anche opportune : tutto cambia.
Luciano Baroni
Chi sono i veri razzisti?
domenica 25 maggio 2008
VOLTAIRE vs ROUSSEAU (click)
lunedì 19 maggio 2008
Bruno Contrada
Questa è la lettera che Bruno Contrada ha mandato al suo Avvocato.
Oggetto Procura difensiva
COPIA Inv. il 12/5/08 per posta
Ill.mo Sig. Avvocato
Giuseppe Lipera
CATANIA
Le confermo, con incondizionata e piena fiducia, il mandato difensivo già conferitoLe per ogni processo, procedimento e procedura giudiziaria, attuale e futura, ad eccezione di qualsivoglia istanza, concernente l’esecuzione della pena, rivolta al Magistrato di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere e al Tribunale di Sorveglianza di Napoli.
Ciò per la tutela per quanto ancora possibile, della mia dignità personale, considerato che tutte le numerose e reiterate istanze rivolta a dette Autorità giudiziarie sono state pervicacemente respinte.
Unica deroga a tale mia decisione sarà la richiesta di nulla-osta alla traslazione della mia salma dall’obitorio alla sepoltura a Palermo, quando il momento sarà deciso dal volere divino.
Con i sensi della mia deferenza e profonda gratitudine.
Bruno Contrada
Carcere Militare
S.Maria Capua Vetere
11 maggio 2008
*******************
Il dottore Bruno Contrada non è solo gravemente ammalato, ha anche settantasei anni e otto mesi.
Questo per sottolineare, visto che qualcuno non lo ricorda, che perfino il tempo è … tiranno.
Se entro oggi non riceverò un segnale qualsiasi proveniente da via Arenula, domani immancabilmente chiederò con istanza formale di essere ascoltato personalmente dal Ministro Guardasigilli Angelino Alfano.
Il dottore Bruno Contrada, ex Dirigente Generale della Polizia di Stato, ha il diritto di morire nella sua casa, a prescindere dal fatto che incolpevole è stato condannato per un reato che non esiste nel codice penale ovvero concorso esterno in associazione mafiosa.
Or non vorrei che la ripresa delle esecuzioni capitali negli Stati Uniti, essendo da poco terminata la moratoria sulla pena di morte, coincida in Italia, ove non è prevista dalla Legge, con la esecuzione della condanna a morte in carcere di Bruno Contrada.
Il tutto dopo 15 anni di calvario processuale e 45 mesi comunque di carcere sofferto.
Roma 12/5/08
Avv. Giuseppe Lipera
sabato 17 maggio 2008
DURO & IMPURO by Luca Bagatin

"Chi ha paura di Beppe Grillo ? Ma fateci il piacere..."
Beppe Grillo: un guitto, un comunicatore, un incantatore di folle.
Beppe Grillo, forse, non è poi tanto diverso da quel personaggio che egli chiama "psiconano", ovvero Silvio Berlusconi.
Gli espedienti che utilizza, infondo, sono gli stessi: mass media, slogan urlati, ironia, denigrazione dell'avversario. Tutte cose che piacciono alle masse "da educare".
Il Beppe nazionale magari lo fa con uso abbondante della volgarità, questo sì, però.....
Però è a questo punto che siamo arrivati ?
Voglio dire: siamo arrivati al punto in cui due personaggi di spettacolo si mettono a disquisire di politica urlando alle folle che loro sono i più bravi e i più onesti e gli altri tutti dei ladri ?
E' forse la parabola di Tangentopoli: del più puro che ti epura, come diceva Pietro Nenni, dell'opposizione al Potere sì ma......strumentale.
Ovvero per sostituire al Potere corrotto un altro Potere forse e probabilmente non da meno.
E sicuramente politicamente più incolto.
Un Potere che magari sa "parlare al cuore delle ggente" (con due "g", please !). Ma....siamo sicuri che si tratti proprio del cuore ?
Ogni volta che parlo con qualche vecchio amico che ha vissuto i bei tempi della Prima Repubblica egli mi dice: "sai Luca, quando ero giovane io e frequentavo la tal sezione di partito si respirava un'aria di condivisione, di voglia di fare, ci si scontrava e litigava, certo, ma infondo lo si faceva per degli ideali, per dei valori".
Oggi invece.....vedi i politicanti in blazer di una destra e di una sinistra senza valori che fanno le riunioni nei bar "à la page" e prendono perentorie decisioni alla faccia degli iscritti e dei militanti (sempre più "tonti" che "tanti"), che calano poi dall'alto sulla testa di tutti i cittadini.
Ma, torniamo a Grillo: il grillo parlante dei mass media. Quello che utilizza il declino dell'Italia per diventare sempre più ricco con il suo visitatissimo blog fra l'altro sempre più commerciale e che ci propina financo i suoi "prodotti" come la nuova collana editoriale beppegrillo.it.
E così, degli esperti della comunicazione multimediale quali Emilio Targia, caporedattore di Radio Radicale, Edoardo Fleischner professore alla Statale di Milano e Federica De Maria linguista e critica letteraria, hanno recentissimamente dato alle stampe con l'editore Selene il volume "Chi ha paura di Beppe Grillo" ? nel quale è analizzato il "fenomeno Gillo" a 360 gradi. Specie dal punto di vista mediatico.
Ne esce un Beppe Grillo geloso delle proprie prerogative ed insofferente alle argomentazioni ed al confronto con chi non la pensa come lui. Al punto che lo stesso Grillo si è sempre rifiutato di incontrare gli autori del libro e, anzi, li ha ostacolati diffidando l'editore Longanesi - che in un primo tempo li aveva messi sotto contratto - dal pubblicarlo (così come lo stesso Grillo diffidò la Kaos edizioni per il libro "Grillo da ridere (per non piangere)").....alla faccia della libertà d'informazione tanto decantata dal comico genovese !
"Chi ha paura di Beppe Grillo ?" è un agile volume di 200 pagine che non può mancare nelle case di chi ama conoscere ed approfondire, prima di deliberare e sostenere. Un volume che peraltro contiene la prefazione dell'ottimo fotografo e comunicatore dell'immagine Oliviero Toscani e la postfazione di Marco Pannella, politico che ha fatto della comunicazione le basi del suo Partito Radicale.
Chi ha paura di Beppe Grillo, insomma ? Noi no di certo. A noi, più che ridere o convicere, ha sempre lasciato francamente perplessi.
Luca Bagatin
www.lucabagatin.ilcannocchiale.it
Dedicata a Gioacchino

PREGHIERA DELL’ALPINO
Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi ove la Provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l’animo a Te o Signore, che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani, e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi.
Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore.
Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall’impeto della valanga; fa che il nostro piede posi sicuro su le creste vertiginose, su le diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi: rendici forti a difesa della nostra Patria, della nostra Bandiera.
E Tu, Madre di Dio, candida più della neve, Tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli Alpini caduti, Tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza di tutti gli Alpini vivi ed in armi, Tu benedici e proteggi i nostri Reggimenti, i nostri Battaglioni, Gruppi, Compagnie e Batterie.
AMEN
ANCHE QUESTO SIGNIFICA PATRIA
Il fronte è ovunque, ovunque si combatte, ed in tanti modi, per la nostra Patria.
Sono fiera e commossa di ricevere lettere come questa da un amico del blog :
GIOACCHINO GAMBETTA - ALPINO
E' la una di notte e sono ancora qui davanti alla tastiera, sto completando le diapositive per il giorno 21 giugno quando dovrò presentare il libro sul Tenente M.O: Peppo Perego.
Oggi è stata una bella giornata, cioè ieri, mi sono accorto ora che la mezzanotte è passata da circa una ora.
Ho partecipato in Uniforme al Giuramento di sette nuove Infermiere Volontarie della Croce Rossa e in qualità di Loro Istruttore ho avuto il grande onore di mettergli le spalline da Sottotenente.
Come Istruttore ho dovuto anche dire alcune parole e colto di sorpresa ho detto..
Che avendo comandato l'Ospedale da Campo in diverse missioni all'Estero ho improntato tutto l'addestramento per rendere le Infermiere più forti, per metterle da subito al corrente di come si devono comportare per superare quella crisi che immancabilmente si presenta intorno alla quarta settimana, perchè il periodo minimo di permanenza dura 60 giorni e prima non si può rientrare.
Ho detto anche che gridare pace nelle piazze è molto più semplice e che si rischia molto poco, al massimo un mal di gola.
Portare la propria opera di pace in zone di guerra si rischia la vita, citando Sorella Luinetti uccisa in Somalia nel 1994.
Sono contento di quello che ho fatto.
Ciao Ambra
(cliccara sul titolo)
Sono fiera e commossa di ricevere lettere come questa da un amico del blog :
GIOACCHINO GAMBETTA - ALPINO
E' la una di notte e sono ancora qui davanti alla tastiera, sto completando le diapositive per il giorno 21 giugno quando dovrò presentare il libro sul Tenente M.O: Peppo Perego.
Oggi è stata una bella giornata, cioè ieri, mi sono accorto ora che la mezzanotte è passata da circa una ora.
Ho partecipato in Uniforme al Giuramento di sette nuove Infermiere Volontarie della Croce Rossa e in qualità di Loro Istruttore ho avuto il grande onore di mettergli le spalline da Sottotenente.
Come Istruttore ho dovuto anche dire alcune parole e colto di sorpresa ho detto..
Che avendo comandato l'Ospedale da Campo in diverse missioni all'Estero ho improntato tutto l'addestramento per rendere le Infermiere più forti, per metterle da subito al corrente di come si devono comportare per superare quella crisi che immancabilmente si presenta intorno alla quarta settimana, perchè il periodo minimo di permanenza dura 60 giorni e prima non si può rientrare.
Ho detto anche che gridare pace nelle piazze è molto più semplice e che si rischia molto poco, al massimo un mal di gola.
Portare la propria opera di pace in zone di guerra si rischia la vita, citando Sorella Luinetti uccisa in Somalia nel 1994.
Sono contento di quello che ho fatto.
Ciao Ambra
(cliccara sul titolo)
venerdì 16 maggio 2008
DA CORRISPONDENZA ROMANA

POLITICA ESTERA: interdetta dall’Eucarestia il Governatore del Kansas
Il Governatore dello Stato del Kansas (USA), Kathleen Sebelius, è stata interdetta dalla Santa Comunione a causa delle sue posizioni favorevoli all’aborto con un provvedimento dell’Arcivescovo di Kansas City, mons. Joseph F. Naumann.
Come riportato dal sito “Lo Zuavo Pontificio” (www.lozuavopontificio.net), il 9 maggio in un articolo del giornale diocesano, “The Leaven”, l’Arcivescovo ha sottolineato come il Governatore Sebelius abbia comunicato un «messaggio spirituale letale» facendo intendere che si può rimanere in buono stato spirituale anche appoggiando la richiesta di aborto.
L’Arcivescovo ha ricordato la sorte del progetto di legge The Comprehensive Abortion Reform Act su cui il Governatore ha posto il proprio veto: il progetto di legge richiedeva che i medici abortisti dovessero informare la donna sugli effetti della pratica abortiva e sulle alternativa ad essa.
Mons. Naumann ha ricordato che la posizione del Governatore Sebelius sull’aborto è particolarmente dolorosa perché ella si dichiara cattolica. L’interdizione dal ricevere la Santa Comunione è stata preceduta da molti incontri tra l’Arcivescovo ed il Governatore «per discutere con lei delle gravi conseguenze spirituali e morali delle sue azioni pubbliche».
Il Governatore, Kathleeen Sebelius ha rifiutato di accogliere le osservazioni del suo vescovo. Per questo motivo, e dato che questa sua presa di posizione pubblica a favore dell’aborto costituisce grave scandalo per i fedeli, l’Arcivescovo l’ha pubblicamente invitata a non presentarsi a ricevere la Santa Comunione, pena ulteriori azioni pastorali.
L’Arcivescovo ha dichiarato che il Governatore potrà riaccostarsi all’Eucaristia quando riconoscerà i propri errori, tramite il Sacramento della Confessione e ripudierà pubblicamente le sue idee e azioni in appoggio di leggi che promuovono l’aborto.
(CR1042/04 del 17 maggio 2008)
giovedì 15 maggio 2008
TROVIAMO I BAMBINI (clik)
Piera Maggio - Sdegnata, Rammaricata, offesa.
http://www.troviamoibambini.it/index.php/denise-pipitone-piera-maggio-zingari-bambini-scomparsi/
La lettera della mamma di Denise Pipitone
Gira questa mail a tutte le persone che conosci.
IL COMITATO
Troviamo i bambini
http://www.troviamoibambini.it/index.php/denise-pipitone-piera-maggio-zingari-bambini-scomparsi/
La lettera della mamma di Denise Pipitone
Gira questa mail a tutte le persone che conosci.
IL COMITATO
Troviamo i bambini
mercoledì 14 maggio 2008
DURO & IMPURO by Luca Bagatin
"L'Ombra d'Argento : un thriller massonico di Martin Rua"
E' proprio il caso di dirlo: Napoli non è solo munnezza e malavita.
Napoli è anche, come diceva lo scrittore Luciano De Crescenzo, città d'amore e di "uomini d'amore" contrapposti ai più rigidi e razionali "uomini di libertà" del nord.
Napoli è città magica ed esoterica per chi ha la passione e l'indole d'approfondire.
E così, il mio amico "napoletanto doc" Martin Rua, profondo conoscitore di Napoli ed il cui nome vero solo pochissimi intimi conoscono, è da qualche mese protagonista del suo stesso romanzo, "L'Ombra d'Argento" (A & B Editrice), un thriller massonico ove egli, appassionato di alchimia, esoterismo e studioso di antropologia, ci conduce in giro per l'Europa nell'eterna lotta fra il Bene ed il Male questa volta rappresentati rispettivamente dalla Massoneria e dalla Società nazista Thule.
Nulla a che vedere con il "Codice da Vinci", per carità, "L'Ombra d'Argento" ne è la sua vera antitesi.
Il nostro Martin, infatti, a differenza di Dan Brown, attinge esclusivamente dal bagaglio dei suoi studi, viaggi e personali ricerche esoteriche dovute anche all'orgogliosa appartenenza ad una fra le più importanti Obbedienze massoniche d'Italia.
E così, il Martin Rua romanzato è l'alter ego dell'autore, ovvero un giovane antiquario napoletano, studioso di alchimia e Maestro Massone del 30esimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato (uno fra i più alti in Massoneria), il quale, durante un viaggio di piacere a Praga, si trova coinvolto in un'intricata vicenda che vede contrapporsi massoni a neo-nazisti e che ha come sfondo un enigma alchemico millenario in un intreccio che collega la Cappella di Sansevero di Napoli alla misteriosa Cattedrale gotica di Chartres in un crescendo di colpi di scena, antiche formule occulte e di studio della simbologia alchemica e religiosa.
La tensione è comunque stemperata da divertentissimi e famigliari quadretti fra Martin e la gelosissima e premurosissima moglie greca Artemis, la quale è il ritratto della razionalità ellenica.
E si pensi che gran parte dei personeggi positivi del romanzo non è affatto di fantasia !
Chiacchierando con Martin apprendo che per lui questo romanzo significa moltissimo. E' un tributo alla Massoneria ed ai suoi principi di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, ovvero a quel sistema di insegnamenti morali ed interiori che permette a ciascun individuo iniziato ai Suoi "misteri" di migliorarsi quotidianamente, a dispetto di chi paragona i massoni ai mafiosi, ovviamente per ignoranza e pregiudizio.
Nel romanzo più che altro c'è una Massoneria come la vorrebbe l'autore stesso, ovvero più attenta al recupero dell'Antica Saggezza alchemica, ovvero alla Scienza che incontra la Conoscenza, la Gnosi degli Antichi Egizi, ma anche Greci e Caldei, alla quale attinsero anche i Cavalieri Templari e che la Massoneria pose come fondamenta delle sue basi morali e filosofiche.
Martin Rua, infatti, tanto nel romanzo quanto nella realtà, si batte all'interno della sua Loggia proprio per il recupero di tali conoscenze esoteriche che si sono smarrite nel tempo ed il romanzo può essere letto anche e proprio in questa chiave.
"L'Ombra d'Argento" non è di difficile reperibilità. Oltre a poter essere ordinato nelle migliori librerie, può essere acquistato anche su internet al sito dedicato www.ombradargento.it nel quale è possibile trovare anche alcune tavole a fumetti che lo illustrano (c'è in progetto fra l'altro proprio la realizzazione di un albo a fumetti completo, nonché il seguito del romanzo stesso) e la prefazione è realizzata nientepopodimenochè dal Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia, il prof. Luigi Pruneti il quale aggiunge un ulteriore tocco storico-esoterico al racconto del nostro bravo e avventuroso Martin Rua che potrete personalmente contattare visitando il blog www.martinrua.ilcannocchiale.it nel quale cura anche delle "Tornate di Loggia on-line" aperte a tutti coloro i quali sono interessati ad approfondire la Libera Muratoria ed i suoi principi sempiterni.
Luca Bagatin
www.lucabagatin.ilcannocchiale.it
E' proprio il caso di dirlo: Napoli non è solo munnezza e malavita.
Napoli è anche, come diceva lo scrittore Luciano De Crescenzo, città d'amore e di "uomini d'amore" contrapposti ai più rigidi e razionali "uomini di libertà" del nord.
Napoli è città magica ed esoterica per chi ha la passione e l'indole d'approfondire.
E così, il mio amico "napoletanto doc" Martin Rua, profondo conoscitore di Napoli ed il cui nome vero solo pochissimi intimi conoscono, è da qualche mese protagonista del suo stesso romanzo, "L'Ombra d'Argento" (A & B Editrice), un thriller massonico ove egli, appassionato di alchimia, esoterismo e studioso di antropologia, ci conduce in giro per l'Europa nell'eterna lotta fra il Bene ed il Male questa volta rappresentati rispettivamente dalla Massoneria e dalla Società nazista Thule.
Nulla a che vedere con il "Codice da Vinci", per carità, "L'Ombra d'Argento" ne è la sua vera antitesi.
Il nostro Martin, infatti, a differenza di Dan Brown, attinge esclusivamente dal bagaglio dei suoi studi, viaggi e personali ricerche esoteriche dovute anche all'orgogliosa appartenenza ad una fra le più importanti Obbedienze massoniche d'Italia.
E così, il Martin Rua romanzato è l'alter ego dell'autore, ovvero un giovane antiquario napoletano, studioso di alchimia e Maestro Massone del 30esimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato (uno fra i più alti in Massoneria), il quale, durante un viaggio di piacere a Praga, si trova coinvolto in un'intricata vicenda che vede contrapporsi massoni a neo-nazisti e che ha come sfondo un enigma alchemico millenario in un intreccio che collega la Cappella di Sansevero di Napoli alla misteriosa Cattedrale gotica di Chartres in un crescendo di colpi di scena, antiche formule occulte e di studio della simbologia alchemica e religiosa.
La tensione è comunque stemperata da divertentissimi e famigliari quadretti fra Martin e la gelosissima e premurosissima moglie greca Artemis, la quale è il ritratto della razionalità ellenica.
E si pensi che gran parte dei personeggi positivi del romanzo non è affatto di fantasia !
Chiacchierando con Martin apprendo che per lui questo romanzo significa moltissimo. E' un tributo alla Massoneria ed ai suoi principi di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, ovvero a quel sistema di insegnamenti morali ed interiori che permette a ciascun individuo iniziato ai Suoi "misteri" di migliorarsi quotidianamente, a dispetto di chi paragona i massoni ai mafiosi, ovviamente per ignoranza e pregiudizio.
Nel romanzo più che altro c'è una Massoneria come la vorrebbe l'autore stesso, ovvero più attenta al recupero dell'Antica Saggezza alchemica, ovvero alla Scienza che incontra la Conoscenza, la Gnosi degli Antichi Egizi, ma anche Greci e Caldei, alla quale attinsero anche i Cavalieri Templari e che la Massoneria pose come fondamenta delle sue basi morali e filosofiche.
Martin Rua, infatti, tanto nel romanzo quanto nella realtà, si batte all'interno della sua Loggia proprio per il recupero di tali conoscenze esoteriche che si sono smarrite nel tempo ed il romanzo può essere letto anche e proprio in questa chiave.
"L'Ombra d'Argento" non è di difficile reperibilità. Oltre a poter essere ordinato nelle migliori librerie, può essere acquistato anche su internet al sito dedicato www.ombradargento.it nel quale è possibile trovare anche alcune tavole a fumetti che lo illustrano (c'è in progetto fra l'altro proprio la realizzazione di un albo a fumetti completo, nonché il seguito del romanzo stesso) e la prefazione è realizzata nientepopodimenochè dal Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia, il prof. Luigi Pruneti il quale aggiunge un ulteriore tocco storico-esoterico al racconto del nostro bravo e avventuroso Martin Rua che potrete personalmente contattare visitando il blog www.martinrua.ilcannocchiale.it nel quale cura anche delle "Tornate di Loggia on-line" aperte a tutti coloro i quali sono interessati ad approfondire la Libera Muratoria ed i suoi principi sempiterni.
Luca Bagatin
www.lucabagatin.ilcannocchiale.it
martedì 13 maggio 2008
La cronaca di Gian Micalessin da Beirut

12 maggio 2008
C'è un bel sole e la gente di Beirut annusa l'aria. Sa di mare, sa di guerra. A Beirut si passeggia sulla Corniche tra blindati, soldati e barricate. A Tripoli e sulle montagne dello Chouf si combatte e si muore. Ma che farci? Chi vive qui lo sa. Non si fa pace in una notte. E una tregua non basta per una riconciliazione. Certo nella capitale dove il Casinò non chiuse mai in 14 anni di proiettili, orrori e bombe non ci si scompone per tre giorni di battaglia e qualche morto. È solo un altro capitolo da raccontare.
Marie, fascinosa e un po' rifatta trentenne maronita, allarga le labbra a canotto, addenta la brioche, racconta la sua guerra ai vicini di tavolo del bar dehors di Ghemmayze: «Li ho incontrati quelli di Hezbollah e gli ho detto “con il velo non mi vedrete mai”, sì gliel'ho detto in faccia, loro ridevano... bastardi».
A Beirut la normalità, quella di facciata torna presto. Bastarono 48 ore dopo la guerra del luglio 2006 per riaccendere discoteche e bar di rue Monot. Sabato sera, dopo il ritiro di Hezbollah, era troppo tardi, ma per la tarda colazione o il brunch della domenica mattina sono già tirati a lucido, in fila ai tavoli di Chez Paul e degli altri luoghi culto.
Che non sia finita lo sanno bene. Basta ascoltare le voci sui 17 morti negli scontri a Tripoli. Basta annusare l'aria, infilarsi in macchina, salire la collina di Baabda, allungare lo sguardo oltre il palazzo presidenziale. Lì, mezz'ora d'auto a sud-est, la guerra resta a portata di mano. Lassù tra i villaggi dello Chouf intorno ad Aley si consuma la vendetta di Hezbollah, l'umiliazione di Walid Jumblatt, il leader druso alleato del governo Siniora. Una settimana fa strillava contro la rete telefonica clandestina gestita dal partito di Dio, pretendeva l'estromissione di Wafiq Shqeir, il generale della sicurezza che invece di controllare l'aeroporto forniva informazioni ai miliziani filoiraniani.
In questa domenica di sole è l'ombra di se stesso. Il consunto playboy druso - immortalato a metà anni Ottanta mano nella mano con la Carmen Llera coniugata Moravia - è il più illustre degli sconfitti. Hezbollah gli sta scippando le sue montagne, le cime dello Chouf dove la sua famiglia governa da secoli.
Sabato sera Walid Jumblatt se ne sta tranquillo a ricever giornalisti nella sua casa bunker di Beirut, ma lassù tra le cime di casa i suoi montanari sono sul piede di guerra, sbarrano la strada agli uomini di Hezbollah arrivati troppo vicini ai loro villaggi. Quattro sciiti non la passano liscia. Uno viene tenuto in ostaggio, tre vengono torturati, sfigurati, abbandonati sul ciglio della strada in segno d'avvertimento.
Nella notte di sabato Hezbollah è già pronto a esigere vendetta. I miliziani appena scortati fuori dal centro di Beirut dall'esercito oliano i kalashnikov, ripartono dalle roccheforti a sud di Beirut, danno l'assalto allo Chouf. A mezzogiorno di domenica le scie di razzi e mortai disegnano candide serpentine sulle colline, esplodono tra le postazioni druse intorno a Kmatiye, Ain Anoub, Eitan e Keyfoun. Poche ore dopo i drusi di Walid sono in fuga. Alla sconfitta si aggiunge l'umiliazione. Jumblatt deve implorare Talil Arsan, capo di una fazione drusa rivale, pregarlo di trattare con Hezbollah la resa dei propri uomini e ottenere il dispiegamento dell'esercito.
Ieri sera fonti egiziane hanno fatto sapere che la nave da guerra americana Uss Cole, proprio quella colpita da terroristi islamici davanti ad Aden nel 2000, sta arrivando a tutta velocità per essere schierata davanti a Beirut: una forma di aperto sostegno di Bush al premier Siniora in difficoltà.
Quanto ai militari libanesi, brillano di nuovo per la loro assenza. Guardano da lontano, aspettano che si finisca di sparare poi - quando i più forti hanno vinto - bussano alla porta dei perdenti e si portano via le armi. Ma per il governo sconfitto e lo Jumblatt umiliato quella truppa renitente è l'ultima ciambella di salvataggio.
Per sopravvivere ai miliziani sciiti hanno accettato di delegare ai generali la soluzione delle scottanti questioni dell'aeroporto e della linea clandestina di Hezbollah. Da domani il generale Wafiq Shqeir potrà riprendere a «sorvegliare» e Nasrallah a telefonare.
lunedì 12 maggio 2008
domenica 11 maggio 2008
QUI LE SCATURIGINI DELLA MIA LETTERA
Caro Pierluigi,
solo in questo modo e qui sopra posso rispondere alle tue parole con serena umiltà, per contestare le tue opinioni, che certamente nascono da esperienza e lunghi studi, ma sento che nascono anche da un cuore ribelle che non sa darsi pace.
Tu sai, Pierluigi, che ho più di te gli anni sufficienti per aver vissuto nel Fascismo e nella guerra che lo fece finire, almeno come regime.
In casa mia la politica, quella attiva, si è sempre praticata, discussa, contestata, sofferta. Ad oggi rimango sempre piantata nel vortice dei fatti che interessano il governo della mia Patria, ma senza quel continuo macinare e mescolare il passato con il presente. Il passato che riguarda la mia storia personale, per me, è presente, è attualità di quanto avviene e non me la sento di tranciar giudizi definitivi sui comportamenti dei singoli e sui fatti che ne conseguono.
Mi spiego meglio. Tu parli di Fini, di Almirante, di Romualdi del MIS di AN e dici: la Destra è stata seppellita: Io la Destra non la vorrei proprio racchiudere in una sigla, né le sigle PCI PDS, DS, PD rappresentano per me la Sinistra, no, queste sigle nascondono solo il Comunismo, che non è morto, c'è, è la Sinistra che non c'è più, che è veramente sparita dal nostro orizzonte, anche se qualcuno ha cercato inutilmente di rimetterla in piedi; ricordi quel tal Bettino Craxi ? Non aveva la struttura forte per ridarle la vitalità necessaria e tuttora si trova nascosta fra le pieghe del nostro spiegazzato tessuto politico.
Il giorno in cui questa Sinistra tornerà alla ribalta, solo allora, si potrà sapere se la Destra è morta, solo allora, si potrà giudicare se il percorso del MIS e quello dell'erede Fini sia stato giusto o sbagliato, perché, solo allora, si potranno fare i confronti necessari ad un giudizio storico.
Perdonami Pier per il mio dissenso, ma sai di avere da parte mia la massima stima, anzi sarei lieta di poter continuare con te la discussione, se vorrai.
Un abbraccio Ambra
solo in questo modo e qui sopra posso rispondere alle tue parole con serena umiltà, per contestare le tue opinioni, che certamente nascono da esperienza e lunghi studi, ma sento che nascono anche da un cuore ribelle che non sa darsi pace.
Tu sai, Pierluigi, che ho più di te gli anni sufficienti per aver vissuto nel Fascismo e nella guerra che lo fece finire, almeno come regime.
In casa mia la politica, quella attiva, si è sempre praticata, discussa, contestata, sofferta. Ad oggi rimango sempre piantata nel vortice dei fatti che interessano il governo della mia Patria, ma senza quel continuo macinare e mescolare il passato con il presente. Il passato che riguarda la mia storia personale, per me, è presente, è attualità di quanto avviene e non me la sento di tranciar giudizi definitivi sui comportamenti dei singoli e sui fatti che ne conseguono.
Mi spiego meglio. Tu parli di Fini, di Almirante, di Romualdi del MIS di AN e dici: la Destra è stata seppellita: Io la Destra non la vorrei proprio racchiudere in una sigla, né le sigle PCI PDS, DS, PD rappresentano per me la Sinistra, no, queste sigle nascondono solo il Comunismo, che non è morto, c'è, è la Sinistra che non c'è più, che è veramente sparita dal nostro orizzonte, anche se qualcuno ha cercato inutilmente di rimetterla in piedi; ricordi quel tal Bettino Craxi ? Non aveva la struttura forte per ridarle la vitalità necessaria e tuttora si trova nascosta fra le pieghe del nostro spiegazzato tessuto politico.
Il giorno in cui questa Sinistra tornerà alla ribalta, solo allora, si potrà sapere se la Destra è morta, solo allora, si potrà giudicare se il percorso del MIS e quello dell'erede Fini sia stato giusto o sbagliato, perché, solo allora, si potranno fare i confronti necessari ad un giudizio storico.
Perdonami Pier per il mio dissenso, ma sai di avere da parte mia la massima stima, anzi sarei lieta di poter continuare con te la discussione, se vorrai.
Un abbraccio Ambra
DURO & IMPURO by Luca Bagatin
FORSE CI SIAMO
Lettera aperta: il IV Governo Berlusconi visto da un laico libertario
Luca Bagatin - burroughs279@yahoo.it
domenica 11 maggio 2008
Ci voleva un Governo di centrodestra per avere ben 3 ministri liberalsocialisti, un radicale e molti laici al punto che Luca Volontè dell'Udc, su Libero dell'8 maggio, polemizza denunciando la pressoché totale assenza dei cattolici impegnati in politica.
Ci voleva un nuovo Governo Berlusconi per far strabuzzare gli occhi a tutti noi laici, liberali, repubblicani che sino all'altro giorno lo vedevamo come il fumo negli occhi (ma mai tanto quanto la compagine democrat-cattocom prodiana) e che sospettavamo avrebbe aperto ad un Governo di inciuci con Veltroni & Co. che spazzasse via tutte le nostre battaglie e la nostra storia autenticamente civile ed occidentale.
Ed invece, con l'ottimo Maurizio Sacconi al Welfare ed alla Salute; con i liberalissimo e storicamente liberalsocialista Renato Brunetta all'Innovazione tecnologica (già consigliere economico del Governo Craxi negli anni '80); Franco Frattini agli Esteri (ma non ci sarebbe dispiaciuta nemmeno la pasionaria Margherita Boniver); il radicale Elio Vito ai Repporti con il Parlamento e la laicissima e impegnatissima Stefania Prestigiacomo all'Ambiente, ci riteniamo davvero rassicurati e, diciamolo pure, pressoché totalmente soddisfatti ed entusiasti.
E ci sentiamo ancor più rassicurati se pensiamo che la scalmanata e parolaia Lega Nord si è beccata i ministeri meno influenti con Bossi al Ministero del Federalismo e Calderoli a quello della Semplicifazione (costituiti ad hoc e praticamente inutili). L'unico leghista ad avere un Ministero di peso è il moderato Roberto Maroni (che pur fu "scalmanato" negli anni '70 quando militava in Democrazia Proletaria che purtuttavia era un movimento libertario) che fu tutto sommato un discreto Ministro del Welfare che si avvalse della collaborazione del compianto riformista e giuslavorista Marco Biagi, sempre con Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio).
Stendiamo invece un velo pietosissimo per la scelta di Tremonti alll'Economia e temiamo che con un anti-liberista e anti-mercatista come lui sarà assai difficile ridurre la spesa pubblica improduttiva e gli enti inutili (lo abbiamo già visto all'opera dal 2001 al 2006). All'Economia infatti avremmo preferito Renato Brunetta o Daniele Capezzone (quest'ultimo quantomeno come sottosegretario).
Altro velo pietoso per la scelta della soubrette Mara Carfagna nella compagine governativa. Riteniamo infatti che non abbia alcuna competenza politica e la sua bellezza fisica è pari alla sua inesperienza. Tanto più che si troverà a reggere il Ministero per le Pari Opportunità e ci chiediamo se le signore e le ragazze italiane si sentiranno effettivamente rappresentata da una donna che sino all'altro giorno si è occupata esclusivamente di spettacolo (per quanto, diciamocelo, il Dicastero delle Pari Opportunità è assolutamente inutile).
Per il resto, ottima la scelta dei ministri giovani ed appassionati (penso ad esempio a Giorgia Meloni, che pure ha idee pressoché totalmente opposte alle mie, ma non posso negarle passione e serietà) alcuni dei quali saranno delle vere e proprie scoperte in quanto sostanzialmente sconosciuti politicamente.
Sulla bontà del programma della compagine governativa, poi, non ci sono dubbi: abolizione delle Province e degli enti inutili (antica battaglia repubblicana di Ugo La Malfa); detassazione degli straordinari e sostegno ai salari; completamento della Legge Biagi con l'introduzione degli ammortizzatori sociali; riduzione della spesa pubblica; abolizione dell'Ici sulla prima casa.
Sembra il programma di un governo di Nuovo CentroSinistra più che di uno di Centrodestra!
E bene, dai, in una scala di valori da uno a dieci diamo un bel 7 a questo Governo Berluisconi quater che peraltro sta seguendo l'ottima strada intrapresa dai partiti liberaldemocratici e conservatori (anche se il termine mi appare assai improprio) occidentali già solcata prima di lui da Sarkozy, David Cameron e John McCain: ovvero rigettare i valori della destra tradizionale e aprirsi ai valori laici, liberali e libertari andando oltre la destra e la sinistra tradizionale.
Sarko in Francia ha vinto con un programma totalmente liberale in economia e nei diritti civili, occidentale nella politica estera e rigoroso in termini di sicurezza. Egli ha peraltro significativamente voluto nella sua squadra di governo il socialista Bernard Kouchner agli Esteri.
Il conservative David Cameron ha recentemente stravinto alle elezioni amministrative inglesi proponendo un programma radicalmente diverso rispetto al passato del suo partito ed avvicinandosi alla visione liberalsocialista di Tony Blair (assai diversa da quella del più socialburocratico Brown) prevedendo peraltro aperture nei confronti di gay e lesbiche, una politica ambientale più incisiva, il sostegno alla sanità pubblica e la possibilità di legalizzare la cannabis e i suoi derivati. In Inghilterra, peraltro, avanzano anche i Liberaldemocratici che diventano il secondo partito superando i Laburisti la cui nuova virata statalista è stata rigettata in toto dall'elettorato.
Per finire, siamo certi che anche il repubblicano statunitense John McCain stravincerà sui candidati democratici (o la Clinton o Obama) proprio per il suo programma liberale nei diritti civili e in economia e per una politica estera tutta improntata alla difesa dei valori umani di libertà e democrazia.
La cosiddetta sinistra tradizionale arretra in tutta Europa e financo nella tradizionalmente socialBurocratica Svezia. Ovviamente tranne in Spagna vista e considerata infatti la gestione liberale del socialista Zapatero.
La cosiddetta sinistra tradizionale (anche se è ormai del tutto improprio parlare di "destra" e di "sinistra") è e sarà destinata alla sconfitta nei prossimi anni, in quanto arroccata su posizioni meramente conservatrici, stataliste e socialburocratiche che garantiscono solo chi è già garantito.
Per questo, come nei gloriosi anni '80, vincerà e governerà seriamente solo chi sarà capace di mettere in piedi governi in grado di risollevare l'economia con dinamismo, capaci di ridurre le spese inutili e di garantire sicurezza ai cittadini senza entrare però nella loro vita privata e sotto le loro lenzuola, capace di garantire diritti civili nel pieno rispetto dei doveri.
La sfida, ormai, non è più fra "destra" e "sinistra" ovvero fra "conservatori-popolari" e "progressisti-socialdemocratici", bensì fra Liberali e Conservatori e noi, da anni dalla parte delle libertà e dell'individuo, ci schieriamo sempre e comunque con i primi, consapevoli che il presente ed il futuro si giocano sulla creatività dei singoli piuttosto che sull'inefficienza degli Stati accentratori.
www.lucabagatin.ilcannocchiale.it
Lettera aperta: il IV Governo Berlusconi visto da un laico libertario
Luca Bagatin - burroughs279@yahoo.it
domenica 11 maggio 2008
Ci voleva un Governo di centrodestra per avere ben 3 ministri liberalsocialisti, un radicale e molti laici al punto che Luca Volontè dell'Udc, su Libero dell'8 maggio, polemizza denunciando la pressoché totale assenza dei cattolici impegnati in politica.
Ci voleva un nuovo Governo Berlusconi per far strabuzzare gli occhi a tutti noi laici, liberali, repubblicani che sino all'altro giorno lo vedevamo come il fumo negli occhi (ma mai tanto quanto la compagine democrat-cattocom prodiana) e che sospettavamo avrebbe aperto ad un Governo di inciuci con Veltroni & Co. che spazzasse via tutte le nostre battaglie e la nostra storia autenticamente civile ed occidentale.
Ed invece, con l'ottimo Maurizio Sacconi al Welfare ed alla Salute; con i liberalissimo e storicamente liberalsocialista Renato Brunetta all'Innovazione tecnologica (già consigliere economico del Governo Craxi negli anni '80); Franco Frattini agli Esteri (ma non ci sarebbe dispiaciuta nemmeno la pasionaria Margherita Boniver); il radicale Elio Vito ai Repporti con il Parlamento e la laicissima e impegnatissima Stefania Prestigiacomo all'Ambiente, ci riteniamo davvero rassicurati e, diciamolo pure, pressoché totalmente soddisfatti ed entusiasti.
E ci sentiamo ancor più rassicurati se pensiamo che la scalmanata e parolaia Lega Nord si è beccata i ministeri meno influenti con Bossi al Ministero del Federalismo e Calderoli a quello della Semplicifazione (costituiti ad hoc e praticamente inutili). L'unico leghista ad avere un Ministero di peso è il moderato Roberto Maroni (che pur fu "scalmanato" negli anni '70 quando militava in Democrazia Proletaria che purtuttavia era un movimento libertario) che fu tutto sommato un discreto Ministro del Welfare che si avvalse della collaborazione del compianto riformista e giuslavorista Marco Biagi, sempre con Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio).
Stendiamo invece un velo pietosissimo per la scelta di Tremonti alll'Economia e temiamo che con un anti-liberista e anti-mercatista come lui sarà assai difficile ridurre la spesa pubblica improduttiva e gli enti inutili (lo abbiamo già visto all'opera dal 2001 al 2006). All'Economia infatti avremmo preferito Renato Brunetta o Daniele Capezzone (quest'ultimo quantomeno come sottosegretario).
Altro velo pietoso per la scelta della soubrette Mara Carfagna nella compagine governativa. Riteniamo infatti che non abbia alcuna competenza politica e la sua bellezza fisica è pari alla sua inesperienza. Tanto più che si troverà a reggere il Ministero per le Pari Opportunità e ci chiediamo se le signore e le ragazze italiane si sentiranno effettivamente rappresentata da una donna che sino all'altro giorno si è occupata esclusivamente di spettacolo (per quanto, diciamocelo, il Dicastero delle Pari Opportunità è assolutamente inutile).
Per il resto, ottima la scelta dei ministri giovani ed appassionati (penso ad esempio a Giorgia Meloni, che pure ha idee pressoché totalmente opposte alle mie, ma non posso negarle passione e serietà) alcuni dei quali saranno delle vere e proprie scoperte in quanto sostanzialmente sconosciuti politicamente.
Sulla bontà del programma della compagine governativa, poi, non ci sono dubbi: abolizione delle Province e degli enti inutili (antica battaglia repubblicana di Ugo La Malfa); detassazione degli straordinari e sostegno ai salari; completamento della Legge Biagi con l'introduzione degli ammortizzatori sociali; riduzione della spesa pubblica; abolizione dell'Ici sulla prima casa.
Sembra il programma di un governo di Nuovo CentroSinistra più che di uno di Centrodestra!
E bene, dai, in una scala di valori da uno a dieci diamo un bel 7 a questo Governo Berluisconi quater che peraltro sta seguendo l'ottima strada intrapresa dai partiti liberaldemocratici e conservatori (anche se il termine mi appare assai improprio) occidentali già solcata prima di lui da Sarkozy, David Cameron e John McCain: ovvero rigettare i valori della destra tradizionale e aprirsi ai valori laici, liberali e libertari andando oltre la destra e la sinistra tradizionale.
Sarko in Francia ha vinto con un programma totalmente liberale in economia e nei diritti civili, occidentale nella politica estera e rigoroso in termini di sicurezza. Egli ha peraltro significativamente voluto nella sua squadra di governo il socialista Bernard Kouchner agli Esteri.
Il conservative David Cameron ha recentemente stravinto alle elezioni amministrative inglesi proponendo un programma radicalmente diverso rispetto al passato del suo partito ed avvicinandosi alla visione liberalsocialista di Tony Blair (assai diversa da quella del più socialburocratico Brown) prevedendo peraltro aperture nei confronti di gay e lesbiche, una politica ambientale più incisiva, il sostegno alla sanità pubblica e la possibilità di legalizzare la cannabis e i suoi derivati. In Inghilterra, peraltro, avanzano anche i Liberaldemocratici che diventano il secondo partito superando i Laburisti la cui nuova virata statalista è stata rigettata in toto dall'elettorato.
Per finire, siamo certi che anche il repubblicano statunitense John McCain stravincerà sui candidati democratici (o la Clinton o Obama) proprio per il suo programma liberale nei diritti civili e in economia e per una politica estera tutta improntata alla difesa dei valori umani di libertà e democrazia.
La cosiddetta sinistra tradizionale arretra in tutta Europa e financo nella tradizionalmente socialBurocratica Svezia. Ovviamente tranne in Spagna vista e considerata infatti la gestione liberale del socialista Zapatero.
La cosiddetta sinistra tradizionale (anche se è ormai del tutto improprio parlare di "destra" e di "sinistra") è e sarà destinata alla sconfitta nei prossimi anni, in quanto arroccata su posizioni meramente conservatrici, stataliste e socialburocratiche che garantiscono solo chi è già garantito.
Per questo, come nei gloriosi anni '80, vincerà e governerà seriamente solo chi sarà capace di mettere in piedi governi in grado di risollevare l'economia con dinamismo, capaci di ridurre le spese inutili e di garantire sicurezza ai cittadini senza entrare però nella loro vita privata e sotto le loro lenzuola, capace di garantire diritti civili nel pieno rispetto dei doveri.
La sfida, ormai, non è più fra "destra" e "sinistra" ovvero fra "conservatori-popolari" e "progressisti-socialdemocratici", bensì fra Liberali e Conservatori e noi, da anni dalla parte delle libertà e dell'individuo, ci schieriamo sempre e comunque con i primi, consapevoli che il presente ed il futuro si giocano sulla creatività dei singoli piuttosto che sull'inefficienza degli Stati accentratori.
www.lucabagatin.ilcannocchiale.it
sabato 10 maggio 2008
BASSANO DEL GRAPPA-RADUNO ALPINI 2008

1. Eccole che le riva,
ste belle moscardine;
son fresche e verdoline,
colori no ghe na,
|: colori no ghe no. :|
2. Me manco gh'en serchemo,
ma un canto noi faremo.
Ma un canto noi faremo
al Ponte di Bassan,
|: al Ponte di Bassan. :|
3. Sul ponte di Bassano,
là ci darem la mano.
Là ci darem la mano
ed un bacin d'amor,
|: ed un bacin d'amor. :|
4. Per un bacin d'amore
successe tanti guai;
non lo credevo mai
doverti abbandonar,
|: doverti abbandonar. :|
5. Doverti abbandonare,
volerti tanto bene,
è un giro di catene
che m'incatena il cor,
|: che m'incatena il cor. :|
6. Che m'incatena il cuore,
che m'incatena il fianco;
non posso far di manco
di piangere e sospirar,
|: di piangere e sospirar. :|
7. Che m'incatena il cuore
che m'incatena i fianchi;
in mona tutti quanti
quelli che mi vol mal,
|: quelli che mi vol mal. :|
venerdì 9 maggio 2008
LINK DE IL LEGNO STORTO

Bisanzio brucia
Scritto da Perla
venerdì 09 maggio 2008
Forse Bisanzio sta bruciando, forse; noi ci contiamo e speriamo di non trovarci di fronte a un’illusione ottica.
I focolai che intravediamo sono ancora troppo tenui e troppo ai margini della decadente capitale del cavillo, distanti dal centro delle tortuosità del pensiero e dell’azione, dal “palazzo” dove vige l’arte del complicare ciò che è semplice, annosamente assurto a sistema oppressivo e vessatorio contro il cittadino senza diritti. Avevamo spesso scritto che votare per semplificare, esigere un governo che si impegnasse a delegiferare e delegificare, usare la legge elettorale attuale senza se e senza ma e affidare, con realismo politico, ragionevolezza e raziocinio (talvolta obnubilati dalla passionale spocchia e da altezzosi snobbismi), a Silvio Berlusconi l’incarico di riformare lo stato europeo più illiberale e paralizzato che si conosca sarebbe stato cosa buona e giusta.
Oggi che tutte queste premesse sembrano potersi concretizzare nel nuovo corso politico imposto dalla maggioranza quasi assoluta degli elettori, con doveroso pragmatismo, tentiamo di capirne la vera portata.
Abbiamo appreso con grande entusiasmo della creazione del primo ministero della delegificazione e semplificazione delle istituzioni che la storia repubblicana abbia mai conosciuto e siamo altresì fiduciosi nell’idoneità a tale mansione del suo titolare.
Nel nostro piccolo siamo stati duramente critici nei confronti del Calderoli ministro che, da rappresentante di tutta la nazione, agì, come tutti sanno, in modo gravemente irresponsabile ; da osservatori dei lavori parlamentari però gli abbiamo riconosciuto di essere stato il miglior vicepresidente del Senato nell’ultima sgarrupata legislatura e abbiamo sempre ritenuto che la legge elettorale di cui è autore fosse da difendere e non da sbeffeggiare e demonizzare.
Noi crediamo che il compito che attende il ministro della delegificazione sia il più centrale, gravoso e dolorosamente ingrato fra tutti quelli affidati ai ministri di questo esecutivo.
E’ indubitabile che la titanica opera di sfoltimento dell’immensa jungla normativa che strangola ogni settore della vita civile del cittadino comporterà imprendiscibilmente lo scontrarsi con interessi economici, rendite di posizione, privilegi di ogni genere e grado.
Conosciamo tutti l’elefantiasi normativa di cui è affetta l’amministrazione dello stato, strettamente collegata a enti inutili , mansioni superate, servizi obsoleti, causa quindi di sprechi di risorse umane e finanziarie, un dedalo di passaggi burocratici onerosi e defatiganti, indegni di uno stato di diritto.
Dopo quarant’anni di governi caratterizzati da disarmonia e precarietà, quello che ieri ha prestato giuramento davanti al Presidente della Repubblica appare, almeno nella forma, un “capolavoro” di coesione e decisionismo.
I detrattori, con totale disprezzo, definiscono “governo del presidente” questo consiglio dei ministri dosato da Berlusconi (in tempi da record ineguagliabile) e da lui voluto a sua immagine e somiglianza; al contrario, senza pretese di originalità, ci uniamo a coloro i quali, con uno sguardo al sistema statunitense, colgono nel metodo berlusconiano un’ulteriore accelerazione verso il presidenzialismo all’americana.
Auguri quindi a nuovo capo del governo, ai suoi collaboratori e, sopra tutti, al ministro Calderoli.
Naturalmente auguri agli Italiani che, a larga maggioranza, hanno dato fiducia a questo esecutivo, al quale, ancora prostrati dal governo Prodi, non potrebbero perdonare un ennesimo tradimento.
giovedì 8 maggio 2008
Giura il Berlusconi IV, tra emozione, segni di croce e donne coi pantaloni

Alle 16.48, e mancavano ancora 12 minuti, alla cerimonia del giuramento, nel salone delle Feste del Quirinale la rappresentanza governativa era un monocolore azzurro: infatti 11 dei 12 ministri di Forza Italia erano i primi ad arrivare sul Colle (Angelino Alfano, Franco Frattini, Renato Brunetta, Maurizio Sacconi, Sandro Bondi, Mara Carfagna, Elio Vito e Raffaele Fitto)
Poi alla spicciolata tutti gli altri, a partire dalle 4 signore che hanno vestito la grisaglia ministeriale. Con poche variazioni in termini di colore e accessori, le neoministre del governo Berlusconi hanno optato per la giacca e i pantaloni. I più attenti notano che sotto il sobrio ed elegante completo grigio-Armani, Mara Carfagna “osa” dei sandali a dita scoperte senza calze. Come lei, anche la 31enne Giorgia Meloni sceglie il grigio, il suo tailleur ha però dei riflessi più brillanti. Blu il tailleur di Maria Stella Gelmini (capelli sciolti che non arrivano alle spalle) e un viola tendente al prugna per Stefania Prestigiacomo.
Quindi il giuramento. Prima tocca al premier Silvio Berlusconi. Poi, uno dopo l’altro, gli altri ministri: iniziano quelli senza portafoglio, a cominciare da Elio Vito (Rapporti con il Parlamento) e Umberto Bossi (Riforme), e successivamente sfilano quelli con portafoglio, da Franco Frattini (Esteri) a Giulio Tremonti (Economia): “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”. Questa la formula echeggiata per ventidue volte (21 ministri più Silvio Berlusconi).
Un cerimoniale filato via veloce, come ormai da nuova prassi “costituzionale”, ma con qualche curiosità. Il lapsus del ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, che per l’emozione ha scambiato la parola “Nazione” con “Italia”. Quello delle Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi, che prima di alzarsi per giurare, si è fatto il segno della croce, mentre il suo collega di partito, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dopo il giuramento è tornato al suo posto, dimenticandosi di firmare. E proprio con il goliardico La Russa, Berlusconi ha poi scherzato, fingendo di non volergli dare la mano perché non si era rasato il pizzetto per l’occasione.
Molto emozionato anche l’ex commissario europeo Franco Frattini. Quando il presidente della Repubblica lo chiama per il giuramento, non tutto fila liscio. In particolare Frattini, titolare della Farnesina, nel momento di leggere la formula di rito, incespica per due volte. Fuori programma, invece, per l’esponente di An Andrea Ronchi, che alzandosi verso il Capo dello Stato si fa prima il segno della croce. Renato Brunetta, neo-ministro dell’Innovazione, si rivolge invece al presidente della Repubblica per fargli i suoi personali complimenti: “Ha proprio un bravo figlio, suo figlio è proprio bravo”Umberto Bossi, il più cercato dai fotografi, ha stretto vigorosamente la mano del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, mentre il ministro alla Semplificazione, Roberto Calderoli, indossava la classica cravatta verde padano. Anche la matricola Luca Zaia (altro leghista, alle Politiche Agricole) si fa sorprendere all’emozione e entrando nella sala dice: “Non ho saliva, sono molto emozionato”.Quindi la classica foto di gruppo e flash impazziti per le 4 donne e poi tutti a brindare alla salute del nascente governo. È lo scatto che immortala la nascita del Berlusconi IV. Poi Berlusconi si dirige a Palazzo Chigi, tra gli applausi della folla assiepata a Piazza Colonna, e accolto, nel cortile interno, dai picchetti d’onore di tutte le armi.Il tutto mentre a palazzo Chigi l’aria cambiava in soli tre minuti: il tempo necessario di aggiornare il sito del governo con la foto del neo premier ben evidente nella home page e l’elenco dei nuovi ministri. All’interno aspetta Romano Prodi per il rito della campanella con cui il premier apre e chiude le riunioni del Consiglio dei ministri: così è nato il Berlusconi IV.
Molto emozionato anche l’ex commissario europeo Franco Frattini. Quando il presidente della Repubblica lo chiama per il giuramento, non tutto fila liscio. In particolare Frattini, titolare della Farnesina, nel momento di leggere la formula di rito, incespica per due volte. Fuori programma, invece, per l’esponente di An Andrea Ronchi, che alzandosi verso il Capo dello Stato si fa prima il segno della croce. Renato Brunetta, neo-ministro dell’Innovazione, si rivolge invece al presidente della Repubblica per fargli i suoi personali complimenti: “Ha proprio un bravo figlio, suo figlio è proprio bravo”Umberto Bossi, il più cercato dai fotografi, ha stretto vigorosamente la mano del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, mentre il ministro alla Semplificazione, Roberto Calderoli, indossava la classica cravatta verde padano. Anche la matricola Luca Zaia (altro leghista, alle Politiche Agricole) si fa sorprendere all’emozione e entrando nella sala dice: “Non ho saliva, sono molto emozionato”.Quindi la classica foto di gruppo e flash impazziti per le 4 donne e poi tutti a brindare alla salute del nascente governo. È lo scatto che immortala la nascita del Berlusconi IV. Poi Berlusconi si dirige a Palazzo Chigi, tra gli applausi della folla assiepata a Piazza Colonna, e accolto, nel cortile interno, dai picchetti d’onore di tutte le armi.Il tutto mentre a palazzo Chigi l’aria cambiava in soli tre minuti: il tempo necessario di aggiornare il sito del governo con la foto del neo premier ben evidente nella home page e l’elenco dei nuovi ministri. All’interno aspetta Romano Prodi per il rito della campanella con cui il premier apre e chiude le riunioni del Consiglio dei ministri: così è nato il Berlusconi IV.
martedì 6 maggio 2008
Una storia poco conosciuta

FUGA PER LA VITTORIA GRAZIE A DUE ITALIANI
di Filippo Maria Battaglia
Ottobre 1939: da poco più di un anno l’Italia ha iniziato ad emanare le leggi razziali. Gli ebrei sono espulsi “dalle scuole del Regno”, “sollevati dagli incarichi e dalle cattedre universitarie”, cacciati dagli impieghi pubblici.
di Filippo Maria Battaglia
Ottobre 1939: da poco più di un anno l’Italia ha iniziato ad emanare le leggi razziali. Gli ebrei sono espulsi “dalle scuole del Regno”, “sollevati dagli incarichi e dalle cattedre universitarie”, cacciati dagli impieghi pubblici.
Nel frattempo, a Varsavia il capo della polizia di sicurezza nazista, Reinhard Heydrich, dà ordine di costituire il Consiglio ebraico, il cosiddetto Judenrat. Ed impone la concentrazione degli ebrei: circa 150.000 persone devono essere aggregate in un’unica area entro tre giorni. Nel marzo del 1940, la zona sarà definita “infetta”. Il 27 dello stesso mese lo Judenrat riceverà l’ordine di costruire un muro perimetrale: cingerà ciò che resterà tragicamente noto come “Ghetto di Varsavia”.
In quelle settimane, due diplomatici italiani, Mario Di Stefano e Giovanni Vincenzo Soro, spesso con il tacito consenso di alcuni dei più alti gerarchi fascisti, salveranno migliaia di polacchi ebrei. Fino ad oggi, la notizia è rimasta praticamente inedita.
La vicenda è ora raccontata da Sergio L. Minerbi nel numero della rivista “Nuova Storia Contemporanea”, diretta da Francesco Perfetti (Le Lettere, pagg. 168, euro 10,50), che sarà in libreria da lunedì prossimo.
Dopo l’occupazione nazista di Varsavia, il 29 settembre 1939 quasi tutto il personale dell’ambasciata italiana di stanza in Polonia abbandona la capitale e, insieme con il governo polacco, va in Romania. Da lì, dopo venti giorni, fa rotta in Italia.
L’unico che non rientra è Vincenzo Soro, a cui nei giorni seguenti è trasmessa “l’autorizzazione tedesca a recarsi per 15 giorni a Varsavia per chiudere l’Ambasciata”. Resterà lì per sette mesi e insieme con Mario Di Stefano salverà dallo sterminio nazista migliaia di ebrei e di aristocratici polacchi.
In Polonia, le notizie di deportazioni e di stermini di massa sono all’ordine del giorno. Di una Soro è addirittura testimone oculare: “A quell’epoca, - racconta il diplomatico in una testimonianza inedita rilasciata allo stesso Minerbi e pubblicata dalla rivista – fui per combinazione presente a un eccidio effettuato dalle truppe tedesche in un parco nelle immediate vicinanze di Varsavia”. Dopo la strage, il diplomatico decide così di scrivere “due rapporti che Ciano (allora ministro degli Esteri, ndr), non voleva presentare a Mussolini per non farmi passare dei guai, ma io lo pregai di farlo lo stesso, e infatti vennero consegnati direttamente a Mussolini”.
Le due relazioni hanno l’effetto sperato: “Ricevetti subito una risposta dal Conte Vidau (plenipotenziario al ministero degli Esteri, ndr), il quale mi autorizzò a rilasciare i visti necessari per salvare polacchi ebrei e non ebrei. Cominciai così a rilasciare i visti mentre in strada si allungava la fila dei richiedenti”.
Tra questi, c’è anche il rabbino capo di Gòra Kalwaria, Avraham Mordechai Alter, che in Polonia viene chiamato il “Papa degli ebrei”: con oltre 100.000 fedeli, la sua è una delle più importanti comunità di Hassidim in Polonia. In quella circostanza è Mussolini stesso – racconta Soro – a darmi istruzioni di ottenere che Alter e la sua famiglia potessero espatriare e recarsi in Palestina”.
Passano diverse settimane, ma il flusso di richieste non diminuisce. La disponibilità italiana è ormai sospetta, tanto che al consolato si affollano affaristi che tentano di farsi consegnare il visto più volte per poi rivenderlo. E giorno dopo giorno Berlino diventa sempre più diffidente verso i diplomatici stranieri a Varsavia.
Di Stefano decide così di scrivere all’ambasciata italiana a Berlino, sempre più sollecita a fare pressioni per “un tempestivo rientro”. La risposta di Bernardo Attolico, allora a capo della missione tedesca, è immediata: in un telespresso del 28 dicembre 1939 ricorda “l’opportunità di limitare il nostro interessamento presso le autorità del Reich in favore di cittadini polacchi, soltanto ai casi in cui si possa invocare l’esistenza di un interesse italiano”.
Alle pressioni di parte nazista seguono pure gli ostacoli burocratici. “A un certo punto i tedeschi mi domandarono: ma come può rilasciare dei visti per l’Italia se il vostro governo ha deciso l’espulsione degli ebrei stranieri?”. Per Soro, l’unica soluzione resta il visto di transito: “Per renderli plausibili, chiesi ad un amico, che era il Console onorario di Santo Domingo, di darmi il suo timbro. Egli accettò ed io apponevo su una pagina il timbro del visto italiano e sull’altra quello di Santo Domingo”.
Ma i guai non sono destinati a diminuire. Adesso l’obiezione dei nazisti è un’altra: “Come andranno a Santo Domingo senza biglietti di imbarco?”. Soro si rivolge così all’agenzia “Italia”, chiedendo “un pacco di biglietti di navigazione in bianco che riempivo di volta in volta e i numeri dei quali sarebbero stati comunicati alla sede centrale affinché non fossero onorati”.
Le attività sono così frenetiche che – complice il Ministero – Di Stefano e Soro mandano a Roma gli elenchi nominativi solo dopo aver già concesso i visti, senza chiedere quindi alcuna autorizzazione preventiva. Contravvenendo alla legge, i passaporti sono compilati solo una volta arrivati a Varsavia dagli stessi diplomatici italiani.
Finiti anche quelli, - continua Soro – “ci trovammo nell’impossibilità di aiutare le centinaia di ebrei che volevano abbandonare la Polonia. Pensai allora di emettere dei passaporti collettivi”. Il ministero degli Esteri è informato quasi quotidianamente; la sua complicità – come conferma il diplomatico – è evidente: “Fui sempre aiutato dal Conte Vidau, con la completa cognizione di Ciano che coprì sempre tutte queste attività”.
Presto però la condotta dei due diplomatici italiani diventa un vero e proprio caso politico: il 18 marzo 1940, durante l’incontro del Brennero, è Hitler in persona a chiedere a Mussolini la rimozione di Mario Di Stefano. Lo stesso giorno, Soro è costretto ad abbandonare Varsavia. Negli ultimi cinque giorni è riuscito comunque a concedere altri mille visti. Saranno utili a salvare altrettante vite umane dal più tragico sterminio del secolo scorso.
domenica 4 maggio 2008
UN MONDO CHE NON CONOSCIAMO.

Chi di noi veramente conosce il vivere come Soldato nell'Esercito che è stato costituito a difesa della nostra Patria ? Quanti sono coloro che veramente ne riconoscono la funzione e ne onorano gli uomini che lo compongono ? Eppure i Soldati sono il fior fiore della nostra gioventù, l'élìte dei nostri uomini e svolgono un compito di cui nessuna Nazione civile può fare a meno.
Riporto qui sotto le parole di un Soldato vero, per un'altro Soldato che è due volte combattente : per Dio e per la Patria.
Grazie Gioacchino, grazie Don Fiormaria d'Abbondio.
Una traccia di alcune parole che ho avuto l'onore di poter dire in Chiesa alla presenza del Vescovo di Como,in occasione della festa per i 40 anni di Sacerdozio di un mio carissimo amico Cappellano Militare che vive in un Paese vicino al mio Don Fiore-
Innanzi tutto ringrazio tutti Voi abitanti di Lovero per avermi reso partecipe a questa festa dedicata ad un amico carissimo.
Ma soprattutto vi ringrazio per avermi dato questa meravigliosa occasione per dire due parole sui Cappellani Militari e per parlarvi di uno in particolare Don Fiore.
Per chi non ha fatto il servizio militare forse la figura del Cappellano Militare può sembrare quella di un Sacerdote che ha intrapreso una strada un po’ fuori dal comune.
Per non parlare di quelli che pensano che il Cappellano Militare sia un Pastore di Anime che esercita la sua opera non proprio in linea con il messaggio evangelico e vorrebbero che la sua figura in seno alle Forze Armate fosse abolita, forse a loro poco importa che gli uomini con le stellette abbiano una fede e un’anima.
Per noi Militari è la figura più importante di un Reparto, unitamente a quella del Comandante.
IL Cappellano Militare, oltre allo svolgimento del suo specifico Ministero Religioso, è determinante per una appropriata educazione del personale militare ai valori che animano il diritto umanitario e ne fanno non solo un codice giuridico, ma anzitutto un codice etico.
Nelle Operazioni di Pace all’estero è colui che indirizza e guida tutta l’azione umanitaria del contingente, spesso rischiando oltre il dovuto per quella croce blu e argento appuntata sul petto della sua tuta mimetica e per il vangelo sempre presente nelle sue mani.
La sua presenza e il suo supporto morale sono insostituibili e diventano determinanti soprattutto quando si verificano tragici eventi, ci aiutano a superare quella sensazione di smarrimento che coglie tutti noi in quei momenti cruciali della vita di un militare.
Nella vita quotidiana della caserma è il nostro confessore, il nostro consigliere, è il carissimo amico e fratello Sacerdote che fa parte della nostra famiglia e per tutti i familiari celebra le cerimonie più importanti della vita cristiana, che vive con noi la gioia di quelle più liete, che soffre con noi nei momenti più tristi.
Rappresenta colui che è sempre disponibile ad ascoltarti, sia per gioire insieme a te delle cose belle della vita, che per le parole di conforto che sa trovare nei momenti difficili.
Ecco quello che è sempre stato Don Fiore per tutti noi che siamo stati i suoi Alpini.
Alpino Gioacchino Gambetta
venerdì 2 maggio 2008
INFORMAZIONI CULTURALI
Siamo lieti di invitarLa/Vi
al
VIII Raduno della ML Histria
Fiume 1° giugno 2008
presso
Comunità degli Italiani di Fiume
Palazzo Modello, Via delle Pile, 1
Fiume
Programma
Concorso letterario ML HISTRIA 2008: premiazioni ufficiali
Ore 10.00
Saluto del Presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, Agnese Superina
Ore 10.15
Saluto del Presidente della commissione di valutazione, Maria Luisa Botteri, e presentazione del concorso e delle sue finalità
Ore 10.30
Brevi interventi dei componenti della commissione di valutazione
Ore 11.00
Premiazione dei temi
Ore 12.15
Fine della manifestazione
Pausa pranzo
***
Ore 15.30
Saluto del Presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, Agnese Superina
Ore 15.35
Saluto ai partecipanti del Coordinatore della ML Histria, Axel Famiglini, e breve relazione sulle iniziative compiute nell'anno appena trascorso
Ore 15.45
Interventi degli ospiti sul tema:
"De Reditu Nostro": speranze e prospettive per un possibile "ritorno a casa" degli esuli giuliano-dalmati e delle loro famiglie.
Ore 18.45
Fine della riunione e chiusura dei lavori
***
al
VIII Raduno della ML Histria
Fiume 1° giugno 2008
presso
Comunità degli Italiani di Fiume
Palazzo Modello, Via delle Pile, 1
Fiume
Programma
Concorso letterario ML HISTRIA 2008: premiazioni ufficiali
Ore 10.00
Saluto del Presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, Agnese Superina
Ore 10.15
Saluto del Presidente della commissione di valutazione, Maria Luisa Botteri, e presentazione del concorso e delle sue finalità
Ore 10.30
Brevi interventi dei componenti della commissione di valutazione
Ore 11.00
Premiazione dei temi
Ore 12.15
Fine della manifestazione
Pausa pranzo
***
Ore 15.30
Saluto del Presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, Agnese Superina
Ore 15.35
Saluto ai partecipanti del Coordinatore della ML Histria, Axel Famiglini, e breve relazione sulle iniziative compiute nell'anno appena trascorso
Ore 15.45
Interventi degli ospiti sul tema:
"De Reditu Nostro": speranze e prospettive per un possibile "ritorno a casa" degli esuli giuliano-dalmati e delle loro famiglie.
Ore 18.45
Fine della riunione e chiusura dei lavori
***
Centenario di Guareschi 1908-2008
Giovannino Guareschi è nato il 1° maggio 1908, a Fontanelle di Roccabianca, in provincia di Parma.
Autore di libri spassosissimi, ci ha lasciato soprattutto dei personaggi indimenticabili come don Camillo e Peppone, magistralmente interpretati da Fernandel e Gino Cervi.
Mi dispiace solo che i miei problemi personali abbiano fatto slittare questo post al giorno due
passata la festa gabbato lo santo ? Non sia mai
Autore di libri spassosissimi, ci ha lasciato soprattutto dei personaggi indimenticabili come don Camillo e Peppone, magistralmente interpretati da Fernandel e Gino Cervi.
Mi dispiace solo che i miei problemi personali abbiano fatto slittare questo post al giorno due
passata la festa gabbato lo santo ? Non sia mai
giovedì 1 maggio 2008
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