5°Reggimento Alpini -
Il trasferimento in Russia ed i primi combattimenti.
Il 20 luglio 1942, la prima tradotta del 5° Rgt. alpini, con il comandante del reggimento lascia la stazione di Avigliana in Piemonte, destinazione il fronte russo, prima delle 12 tradotte che, nei due giorni successivi, porteranno il reggimento fino in Russia. Alle 11.08 del 21 luglio luglio 1942, il primo convoglio è al Brennero e lascia il territorio italiano. Alla sera del 31 luglio, questa tradotta, passata per Innsbruck, Munchen, Nuemberg, Warsaw, Minsk, Gomel, arriva alla stazione di Gorlowka ed il 5° Rgt. Alpini fissa il comando a Novo Gorlowka, dove nei restanti due giorni arrivano tutti i reparti, i servizi, gli automezzi.
Il giorno 16 agosto il 5° Rgt. Alpini riceve l'ordine di partire per via ordinaria alla volta di Rostow, per proseguire poi alla volta del Caucaso, zona d'impiego prevista per il Corpo d'Armata Alpino, di cui
Il viaggio del reggimento si svolge lungo questo percorso:
Mala Orlowka (16 agosto), Krassnaja (17 agosto), Sofjia Broskja (18 agosto). Qui il reggimento riceve l'ordine di interrompere lo spostamento e di dirigersi verso Woroshilograd, che viene raggiunta il 24 agosto dopo tre tappe:Krasnji Luttsch, Malo Ivanowka, Mentchekur.
Questa deviazione è richiesta perché i Russi hanno sfondato nel settore del CSIR e, per tappare la falla, viene richiesto l'intervento dei battaglioni del 5° Rgt. Alpini che, montati su camion, con i soli muli necessari al combattimento al seguito, raggiungono il giorno 25 agosto Moshajewka, il 26 Millerowo e nella stessa notte sono a Kalinoskaja. I Russi, infatti, hanno sfondato la linea italiana in direzione di Bolsckoj: bisogna bloccare la penetrazione e ristabilire la linea.
E' così che il 27 agosto il 5° Rgt. Alpini passa agli ordini della Divisione di Fanteria "Pasubio" e, mentre il Btg. Edolo è avviato a Werk Tanin, i Btg. Tirano e Morbegno, con il comando del 5° Rgt. Alpini si spostano nella zona di Singin, schierandosi rispettivamente sulle quote 206 e 210.
Il 28 agosto il comando del CSIR comunica il passaggio dei battaglioni del 5° Rgt. Alpini alle dipendenze tattiche della Divisione Celere, per cui comando reggimento e i vari reparti si trasferiscono nella zona di Otbeleize.
Il 29 agosto il comandante della divisione Celere dà ordine di predisporre per il giorno successivo l'attacco a quota 224 e 232 con due battaglioni in avanti, il Tirano e il Morbegno e con l'Edolo in 2° scaglione. Si tratta di realizzare un'azione di collaborazione, con il concorso di 1 battaglione di carri armati ed un reparto tedesco.
Il 28 agosto l'Edolo passa al bivio a NW dell'Osservatorio Lombardi, il Tirano al lago, ad W di q. 204 ed il Morbegno ad Otbelejze. Su richiesta del comando tedesco l'azione viene rinviata al giorno seguente, poi al giorno 31 agosto ed infine annullata.
Il 30 agosto il comando si trasferisce al lago ad ovest di Q. 204. Lo stesso giorno muoiono il Magg. Volpati, comandante del Btg. Tirano ed altri Ufficiali del Battaglione, a causa del fuoco di mortai nemici, mentre sono in esplorazione nella zona di Jagodnij.
Il 31 agosto il Btg. Morbegno in linea nella zona di Jagodnij dà il cambio, nella notte del 3 settembre, a reparti del 53° Rgt. Fanteria della Divisione Sforzesca e passa alle dipendenze tattiche del settore comandato dal Ten.Col. Mario d'Adda, C.te del Btg. Sciatori "Monte Cervino"
Il 4 settembre il comando del 5° insieme al Btg. Edolo si trasferisce a Rubaskin ed il colonnello Adami assume il comando della riserva di C.d.A., costituita dai battaglioni Edolo e Tirano e da 1/2 btg. carri, avendo a disposizione un'autocolonna per il trasporto truppa.
Nella settimana seguente il Btg. Tirano dà il cambio a q.228 a reparti della Sforzesca e del Btg. Vestone, passando alle dipendenze tattiche del 6° Rgt. Alpini.
In tutto questo periodo si alternano scontri di pattuglie, rafforzamenti e trinceramenti della linea. La balka di Rubaskin viene trasformata in una cittadella sotterranea.
1l 29 settembre il Btg. Tirano va ad occupare le posizioni di q.226 e passa alle dipendenze della Div. Tridentina., il Col. Adami continua ad essere il comandante della riserva del C.d.A., costituita ora dal Btg. Edolo e da 1/2 btg carri.
Ai primi di ottobre il 5° Rgt. Alpini, concluso il compito per il quale era stato dirottato dalla destinazione Caucaso, si ricongiunge al Corpo d'Armata Alpino ed il 10 ottobre, ricevuto il cambio da reparti rumeni, inizia li trasferimento per ricongiungersi al Corpo d'Armata Alpino.
Le tappe percorse sono: Werch, Lutchinkij, Klimowski, Poipowka, Kaschary, Balabonowka, Kudinowkas, raggiungendo la zona di Mankowo. Da Mankowo, mentre le slamerie continuano a piedi, una congrua aliquota di reparti raggiunge Tscharkowo e per ferrovia Podgornoje.
Tra il 22 ed il 28 del mese i battaglioni si raccolgono tra Kuleschowka, Ssergeiewka e Ssirotowka, prendendo contatto con i reparti ungheresi ai quali devono dare il cambio sulle linee del Don tra il 1 ed il 5 novembre.
Il settore assegnato al reggimento si trova tra Belogorje e Bassowka, presidiate rispettivamente dai battaglioni Tirano ed Edolo, mentre il Btg. Morbegno, in secondo scaglione, si accampa nel bosco che si trova tra Ssirotowka e Blassowka. Il Comando di Rgt. è posto a Ssirotowka, mentre i servizi vengono scaglionati a Kuleschowka, Ssergeiewka e Morossowka. Alle ore 08.00 il Col. Adami, comandante del 5° Rgt. Alpini assume il comando del settore.
Anche le linee assegnate al 5° Rgt. Alpini sono estremamente estese, almeno
La situazione , sembra all'inizio di routine: pattugliamenti, scoperta, trinceramenti, mentre arriva il freddo russo e cade la prima neve il 12 novembre.
A metà novembre il Cap. Romualdo Sarti è promosso maggiore ed assume il comando del Btg. Morbegno.
A metà dicembre si profila un attacco russo su Belgorje. A dar man forte alle truppe alpine vengono concentrati elementi meccanizzati tedeschi per un breve periodo, poi avviati in un altro settore.
E' a metà dicembre che si mostra in atto l'offensiva russa. Nel settore della Divisione Alpina Julia, che viene spostata dal suo settore e destinata altrove, il Btg. Morbegno viene chiamato ad occupare il tratto di linea che era presieduto dai reparti del 9°Rgt. Alpini, passando alle dipendenze del Col. Leonarduzzi. In questo periodo ci sono solo attività di pattuglie, che respingono le puntate russe che hanno già sfondato nella linea dell'Asse, più a sud.
E' in atto l'Operazione Ostrogoshsk-Rossoch, quella che causerà i gravissimi danni all'ARMIR
A questo periodo il rafforzamentoi in linea ha raggiunto la massima efficienza: ci sono reticolati, campi minati (anticarro ed anti uomo) su diversi ordini. Davanti a Belogorije il fosso anticarro ha uno sviluppo di circa
La validità di tutta la struttura e la saldezza dei reparti si evidenziano nei giorni 16 e 17 gennaio 1943, quando per 48 ore il Btg. Edolo è sottoposto a furiosi bombardamenti e a pesanti attacchi di forze russe, molto superiori.
Attraverso le posizioni del Corpo d'Armata Alpino i Russi puntano su Rossoch. Qui il nemico non passa, ma riesce a raggiungere lo stesso il centro attraverso la breccia aperta in dicembre nel fronte del II Corpo d'Armata Italiano, spingendosi per circa
La difesa di Rossoch sarà difficile, complessa ed anche confusa. Mentre il comando di Piazza organizza la difesa, alcuni Stukas sorvolano la zona dando la caccia ai carri russi che girovagano nella città, sconvolgendo la rete organizzativa e logistica. Aggrappati ai carri vi sono i fucilieri russi che, d'intesa con la popolazione locale, organizzano attacchi di guerriglia. Ne segue una lotta violenta (9 carri vengono immobilizzati e gli altri 11 sono costretti a ritirarsi). In questa battaglia difensiva improvvisa ed affannosa si distingue il Btg. Sciatori Monte Cervino, che si trova in riposo a Rossoch ed uno squadrone di cosacchi del Don, formato da volontari antibolscevichi comandato da un ufficiale italiano (un maggiore).
L'episodio è la conferma che l'attacco a tenaglia, a nord e a sud del Corpo d'Armata Alpino è in pieno svolgimento, con chiaro pericolo di accerchiamento. Infatti, il comando dell'8^Armata italiana in russia (ARMIR), pur confermando l'ordine di tenere ad ogni costo la linea, dirama le prime disposizioni per la ritirata per sfuggire all'accerchiamento.
Cronologia degli avvenimenti:
15 gennaio 1943:
Su ordine del comando della Div. Alpina Tridentina, il 5° Rgt. Alpini inizia lo sgombero e l'azzonamento su Podgornje delle munizioni, dei viveri e dei materiali recuperabili. Durante la notte anche il 618° Ospedale da campo viene trasferito a Podgornije.
All'alba, 2 pattuglie del Btg. Edolo, rafforzate con elementi del genio guastatori, da Bassowka effettuano un'incursione sulle posizioni russe sulla riva del Don, con il compito di distruggere centri di fuoco e di catturare prigionieri. Di sorpresa, le pattuglie attraversano il fiume ghiacciato e con le cariche fanno saltare 2 bunkers, annientandone i difensori. Solo una pattuglia però riesce a rientrare nelle linee, l'altra agli ordini del S.Ten. Raiteri, con 3 alpini e 3 guastatori, finisce per essere catturata. L'azione delle pattuglie provoca la reazione russa che si porta ad occupare tutte le proprie trincee e camminamenti nel bosco sull'isola, in modo tanto massiccio da costituire un ottimo bersaglio per il Gruppo di artiglieria alpina Val Camonica, che apre il fuoco in modo distruttivo. Nel frattempo, prosegue l'attività di ripiegamento. Nel pomeriggio viene sgomberata la base reggimentale di Sirotowka ed il giorno successivo le basi di Morossowko e di Kuleschowka.
16 gennaio 1943.
Alle 06.30 i Russi aprono un violentissimo fuoco di artiglieria e di mortai sulle posizioni del Btg. Edolo.
Alle ore 08.00 la fanteria russa, a plotoni serrati, si porta audacemente contro le postazioni "Foresto" e "Lovere". Il pronto intervento dell'artiglieria e dei mortai e la decisa reazione degli alpini del Btg. Edolo aprono larghi vuoti nelle colonne russe, che vengono prima immobilizzate e decimate e poi respinte e ricacciate sulle posizioni di partenza. L'attacco però ha provocato numerose perdite tra gli alpini. Tra gli altri è colpito a morte il cap. Gino Fannucchi, comandante della 52^ Compagnia.
Alle ore 09.30, quando i ranghi della 52^ compagnia sono stati appena ripianati con l'immissione di uomini ed ufficiali della Compagnia Comando dell'Edolo e del plotone genio zappatori, i russi riprendono di nuovo l'attacco. Anche questo viene respinto, anche se le colonne russe ripiegano solo di alcune centinaia di metri.
Alle ore 11.00, nuovo tentativo di avanzata dei Russi. Nuova decisa risposta degli alpini dell'Edolo ed alle ore 12.00 i russi si ritirano sulle posizioni di partenza.
Con il calare dell'oscurità i russi, senza fuoco di accompagnamento ed in silenzio, si avvicinano alle linee italiane. L'attacco che portano è improvviso e deciso. Questa volta i russi, agendo nel punto di congiunzione tra i Btg. Edolo e Vestone riescono a penetrare nella linea italiana e a raggiungere le prime case di Bassowka, dove però vengono annientati dal fuoco dell'artiglieria e dei mortai e dal deciso contrattacco di un pattuglione rinforzato del 5° Rgt. Alpini. Nella notte sembra ritornare la calma, mentre i russi raccolgono con le slitte le centinaia di morti e di feriti che giacciono davanti alle linee. Secondo le norme della Convenzione di Ginevra, gli alpini non disturbano l'opera pietosa.
16 gennaio 1943
Alle ore 11.00. il comando del Corpo d'Armata Alpino, che si trova a Podgornpje, dove ha spostato il comando tattico, riceve l'ordine di ripiegamento dal Don, ripiegamento da effettuare "in stretto contatto con il VII Corpo d'Armata Ungherese". Mentre si prepara a diramare gli ordini operativi ai reparti dipendenti viene a conoscenza che i Russi hanno occupato il nodo stradale di Postujoli e che stanno puntando a nord su Karpenkowo. L'occupazione delle due località significa che ormai si è chiuso il cerchio intorno alle unità dell'Asse schierate lungo il Don, essendo state tagliate le uniche due vie di ritirata, la rotabile Podgonoje -Postujali - Karpenkowo - Alexejewka e la pista Podgornoje -Opit - Karpenkowo. Bisogna affrettarsi, prima che l'anello di chiusura della sacca diventi troppo spesso per essere sfondato. In ogni caso, secondo l'ordine del Comando del Corpo d'Armato, lo sganciamento degli alpini deve avvenire alle prime ombre della sera del 17 gennaio.
Alle ore 11.00, a nord, la 53^Divisione ungherese dell'VII Corpo d'Armata Ungherese, a contatto con
17 gennaio 1943.
Alle ore 07.00, i russi attaccano nuovamente i capisaldi del 5° Rgt. "Foresto" e "Tonale", ma sono costretti di nuovo a ripiegare con gravi perdite. Due prigionieri russi confermano che le truppe attaccanti il giorno precedente erano del 973° Rgt. e che a Pawlosk erano in sosta 20 carri armati pronti a sfruttare l'eventuale sfondamento.
Nella tarda mattinata, i russi rinnovano l'attacco, ma con minore veemenza. L'attacco viene respinto e gli attaccanti sembrano desistere.
Alle ore 17.00 i reparti del settore tenuto dal Btg Edolo, tranne 1/3 degli uomini che restano con compiti di mascheramento e di copertura, iniziano un disciplinato ripiegamento. Nello stesso tempo anche gli altri reparti del 5° Rgt., agli ordini del Col. Adami (Btg. Tirano, 2°Btg./278° Rgt. fanteria, Gruppo Artiglieria da montagna Bergamo, 5^ Sezione di sanità, 5° Nucleo di sussistenza, Squadroni a piedi dei reggimenti di Cavalleria Savoia e Novara) ripiegano su Podgornoje; le truppe in linea nel settore di Belogoje lungo la direttrice di Marossowka e quelle in linea nel settore di Bassowka lungo la direttrice di Ssirotowka. Allo stesso modo del Btg. Edolo anche il Btg. Tirano ed i Gruppi di Artiglieria Val Camonica e Bergamo lasciano in linea 1/3 della propria forza effettiva, con il compito di rimanere sul posto a protezione del ripiegamento fino alle ore 16.00 del giorno seguente.
Il comandante del 5° Rgt. Alpini con
18 gennaio 1943.
Alle prime luci dell'alba i russi attaccano le posizioni davanti a Bassowka, ma i pochi difensori sul posto tengono con decisione e li respingono. I russi non proseguono gli attacchi. Non altrettanto bene vanno le cose nel distaccamento di Postojalli, dove l'intervento dei carri armati russi ha bene presto ragione degli uomini lì distaccati. Il distaccamento, agli ordini del Cap. Spazzi, è quasi del tutto annientato. Al calar del buio ciò che resta di queste truppe di copertura, si ritira e raggiunge Podgornoje. Qui la retroguardia si sistema a difesa, a nord della stazione ferroviaria, in modo da sbarrare le vie di accesso da est.
Nel pomeriggio il comandante del 5° Rgt. Alpini riceve dal comandante della Div. Alpina Tridentina l'ordine seguente:
1) assumere il comando di una colonna costituita dal 5° Rgt. Alpini, tranne il Btg. Morbegno che è alle dipendenze della Div. f. Vicenza, dal 2°Btg/278° Rgt. f., dal Gruppo Artiglieria da montagna Val Camonica, dall'11° Raggruppamento Artiglieria di C.d.A. (800 uomini, ormai senza cannoni, ma dotati di mitragliatrici), dal Gruppo Squadroni appiedati Savoia e Novara, da 2 pezzi da 75/38 trainati da trattori e dalla 82^ Compagnia cannoni della divisione;
2) puntare, all'alba del giorno 19 gennaio, su Postojalli per la direttrice di Skorobib, attaccando ed occupando, a qualunque costo, tale località che risulta tenuta dai Russi;
3) far precedere la colonna dal Btg. Tirano, con il compito di attaccare il paese.
Subito il Btg. Tirano, agli ordini del Magg. Maccagno, rinforzato dalla 28^ Batteria del Gruppo Art. da Montagna Val Camonica, parte alle ore 19.00 con il compito di occupare Skorobib.
19 gennaio 1943.
Alle ore 05.00,la colonna inizia il suo movimento con il seguente ordine:
- avanguardia: Btg. Edolo, appoggiato da 2 pezzi da 73/38 c.c. e dalla 29^ Batteria del Gruppo di Art. da Montagna Val Camonica;
- grosso: 2°Btg/278°f., C.do Gruppo Art. Val Camonica, 11° Raggruppamento Art. di C.d.A.;
- retroguardia: Gruppo Squadroni Savoia e Novara Cavalleria.
Le Salmerie viaggiano al seguito dei rispettivi reparti ed i servizi in coda al 2°/278°Rgt. f.. L'autocarreggio segue il movimento, sfasato nel tempo e a sbalzi.
E' questo un itinerario che nel primo tratto si svolge su di una ripida salita, che taglia il fianco della balka in direzione Sud-Nord. La difficoltà del percorso è aggravata dal continuo inserirsi nella colonna di truppe, slitte ed automezzi tedeschi, con il rischio che la colonna perda la propria omogeneità.
Frattanto, il Btg. Tirano nella sua avanzata notturna su Skorobib, è investito da un violentissimo fuoco di mitragliatrici ed è attaccato sui fianchi da grossi pattuglioni russi. il Comandante dell'avanguardia, non potendo coordinare l'attacco al buio e con le truppe ormai stanche, decide di fermarsi e di retrocedere fino alle prime case di Budijenni, mantenendo il contatto con il nemico con le pattuglie, per attaccare il mattino successivo.
Alle 07.30 del mattino, mentre il Tirano si prepara ad assumere la formazione d'attacco, il comandante della colonna gli dà ordine di fermarsi e di farsi sopravanzare dal Btg. Edolo, i cui uomini sono più freschi. Quando la colonna raggiunge il bivio Budijenni-Opijt un ufficiale del Corpo d'Armata Tedesco del Gen. Heibel comunica
Alle ore 13.00 il Btg. Edolo, presso la sella che sovrasta l'abitato di Skorobib, raggiunge la testa della colonna sotto attacco da parte di carri armati russi. Il Comandante del Btg. Edolo riceve la richiesta del comandante tedesco di intervenire per un'azione comune, si dice d'accordo e riceve il consenso del Col. Adami. La situazione si presenta grave perché i Russi stanno aprendo il fuoco con pezzi da 122, cannoni c.c. da 75 e con il fuoco delle mitragliatrici, causando perdite notevoli tra gli alpini ed i soldati tedeschi, mentre 3 carri T34 puntano contro gli alpini. I carri attaccano , mentre i pezzi anticarro italiani da 75/38, a causa del gelo non riescono a funzionare. Il pericolo è risolto però da un cannone semovente tedesco che con pochi tiri distrugge il primo carro, immobilizza il secondo e costringe il terzo a ritirarsi. Nello scontro però il colonnello tedesco è rimasto gravemente ferito e propone al Col. Adami di assumere anche il comando dei suoi uomini. Intanto l'azione del Btg. Edolo e del reparto tedesco continua con grande decisione. L'ala destra del Btg. Edolo viene rinforzata con una compagnia del Btg. Tirano, mentre altre due compagnie vengono inviate sulla sinistra per neutralizzare il fuoco dei russi che dal bosco si estende fino all'abitato, insidiando il fianco degli attaccanti.
Alle ore 15.00 si svolge l'attacco decisivo degli alpini e dei tedeschi che si lanciano all'assalto del paese, annientando i gruppi di russi asserragliati nelle case, liberando 150 alpini della Div. Julia catturati dai russi il giorno prima e catturando un certo numero di uomini, cannoni ed armi automatiche. Il grosso dei russi si ritira velocemente, protetto da due carri, in direzione di Ssamailenko. Entrati nel paese si scopre l'efficacia dei tiri di artiglieria del Gruppo artiglieria da montagna Val Camonica, che aveva neutralizzato due pezzi da 122 e distrutto una colonna di autocarri.
Comunicata la notizia della conquista del paese, il Col. Adami riceve l'ordine di pernottare in paese in attesa di ulteriori istruzioni. Richiamati i reparti all'inseguimento dei russi, unitamente ai comandanti tedeschi ed italiani organizza la difesa dell'abitato per la notte.
Alle ore 20.00, su comunicazione radio del C.do Tridentina, il Col. Adami impartisce gli ordini per il giorno successivo, aventi come obiettivo i paesi di Werklessiskanski prima e Postojalli dopo. Il primo paese deve essere occupato in concorso con
Pertanto, il Col. Adami impartisce gli ordini seguenti:
1)Costituzione di due colonne; colonna di sinistra, agli ordini del Col. Adami, con obiettivo Werklessinskanski, formata dal Btg. Tirano con 1 batteria, in primo scaglione e dal Btg. Edolo, con l'altra batteria, in secondo scaglione; colonna di destra, agli ordini del Col. Mai, formata dal 2°Btg/278° Rgt.f., con una stazione radio per il collegamento con il Col. Adami e con 2 pezzi da 75 c.c. più un semovente tedesco in avanguardia; dal rgt. tedesco di artiglieria; dai servizi, slitte e carriaggi di tutti i reparti, italiani e tedeschi della colonna, dall'11° raggruppamento art. C.d.A. e dalle autocarrette, costituenti il grosso; in retroguardia, dal Gruppo Squadroni, rafforzato da un semovente;
2) Attacco da parte della colonna di sinistra ed occupazione dell'abitato di Werklessinskanski ed, eventualmente, di Postojalli.
20 gennaio 1943.
Verso le ore 02.00 il Comando Gruppi Squadroni, sistemati a difesa della provenienza est di Skorobib, segnala l'avvicinarsi di carri armati e fanterie russi da Budijenni. Da Opijt arriva la conferma da parte del comando di divisione che il centro è sotto attacco da parte di carri armati, artiglieria e fanteria. Viene rafforzato il dispositivo di difesa, ma l'attacco russo si limita solo a poche raffiche di mitragliatrice.
Alle ore 07.00 il movimento previsto può iniziarsi a dispiegare. Proseguendo nel suo cammino il Btg. Tirano, in primo scaglione, trova davanti a sè altre colonne della Div. f. Vicenza e della Div. alpina Julia che, occupato dopo breve combattimento il paese di Werklessinskanski, si erano diretti su Postojalli. In conseguenza di ciò al Btg. Tirano viene affiancato il Btg Edolo ed entrambi si dirigono verso nord per raggiungere più rapidamente la rotabile Werklessinskanski - Postojalli senza intralciare gli altri reparti in marcia sulla stessa direttrice.
Verso le ore 12.00 la colonna raggiunge la strada, si collega alla colonna di destra che ha subito un certo numerop di perdite per un attacco aereo. Le due colonne raggiungono così Postojalli. Qui, il Btg. Morbegno è posto di nuovo alle dipendenze del proprio reggimento, il 5° Alpini, mentre il 2°Btg/278° f. viene restituito al comando della Div. Vicenza. Anche il Btg. Venzone, del 6°Rgt. Alpini è posto agli ordini del Col. Adami, che riceve l'incarico pro tempore di comandante della Div. A. Tridentina, visto che il Gen. Reverberi è andato a comandare i reparti in avanguardia.
Alle ore 19.00, giunge l'ordine di riprendere la marcia, tranne che per il Btg. Venzone, che deve restare sul posto a copertura fino alle ore 24.00. La colonna procede con difficoltà, a causa del buio e del continuo inserirsi durante la marcia di elementi sbandati delle Div. Vicenza, Julia, Cuneense e di reparti e salmerie tedeschi, continuamente attaccata da reparti russi che sono appostati all'estremità di un bosco e lungo i dossi tra Postojalli e Nowo Karkowka. Durante questa fase confusa, il Gen. tedesco Heibel, mentre viaggia su di un cingolato, resta gravemente ferito per l'asportazione di un piede e riceve le prime cure dal S.Ten. medico Crosta della 5^ Sezione di Sanità.*
21 gennaio 1943.
Alle prime luci la testa della colonna raggiunge Nowo Karkowka, dove i reparti si sistemano nelle zone loro assegnate. Le truppe sono stanche e le slitte a disposizione per i feriti e i congelati cominciano a scarseggiare. Durante la sosta il Gen. Martinat assume per ordine superiore il comando del grosso della colonna.
Alle ore 14.00 riprende la marcia con il seguente ordine:
- avanguardia: Battaglioni Tirano, Edolo, Morbegno, rispettivamente con le Batterie 28^ e 29^ del Gruppo Art. da Montagna Val Camonica e 31^ del Gruppo di Art. da Montagna Bergamo;
- grosso: la restante parte del Gruppo Art. Bergamo, il Gruppo Squadroni Savoia e Novara e l'11^ Raggruppamento artiglieria di C.d.A.;
- retroguardia Btg. Venzone con la propria Batteria e i 2 pezzi controcarri trainati da trattori.
La maggior parte dei congelati cammina a piedi e, mano a mano, le autocarrette con i viveri e le munizioni debbono essere abbandonate per mancanza di carburante. La temperatura è scesa a -30° e la neve è alta e farinosa.
Alle ore 20.00, il grosso della colonna arriva a Krawzowka, dove riceve l'ordine da parte del Gen. Reverberi, comandante della Div. Tridentina, di proseguire fino a Limarewka, che viene raggiunta alle ore 22.00. La notte è freddissima e non tutti gli uomini riescono a trovare riparo al coperto.
22 gennaio 1943.
Alle ore 06.00, dopo che è sfilato il 6°Rgt. Alpini, seguito dal Btg. Verona, la colonna Adami si rimette in marcia. L'incolonnamento è molto difficile per la grande presenza ed afflusso di sbandati delle Div. Vicenza, Julia, Cuneense, dei reparti di Corpo d'armata, oltre che di tedeschi ed ungheresi. Ai passaggi con i ponti successivi, vengono collocati sbarramenti che possano permettere al 5° e ai reparti ancora efficienti di portarsi avanti fino a raggiungere la coda del 6°Rgt. Alpini.
L'ammassarsi degli sbandati cresce al punto da creare gravi pericoli per il movimento dei reparti ancora efficienti, al punto che il Gen. Martinat deve adoperarsi personalmente per arginare il deflusso disordinato. In alcuni casi i reparti debbono ricorrere all'uso delle armi. Il Col. Adami si porta davanti ai reparti presso il comando del Btg. Vestone che, avendo incontrato resistenza da parte di forze russe, sta attaccando frontalmente il paese di Schelijakino. Qui viene raggiunto dal Comandante della Div. Alpina Tridentina, Gen. Reverberi, dal Col. Paolo Sguaini del 6°Rgt. Alpini. Siccome sulla sinistra della colonna sono stati notati a distanza carri armati e autoblindo viene deciso di inviare in quella direzione il Btg. Edolo con il compito di proteggere il fianco della colonna occupando un largo dosso che domina il paese di Lessikov, l'estremità di Scheljiakino e le provenienze sud del paese. Il Magg. Belotti, comandante del Btg. Edolo, muove il battaglione appoggiato dalla 29^Batteria del Gruppo Val Camonica, avanza secondo il piano prestabilito ed occupa gli obiettivi. Di lì investendo con una conversione il paese di Lessikov ne prende possesso, per proseguire sulla destra fino al paese di Schelijakino. Qui il battaglione viene attaccato da 2 autoblindo e da un carro armato, ma reagisce con la pronta azione di fuoco della 110^ compagnia armi di accompagnamento, mette fuori uso due dei 4 mezzi corazzati e induce gli altri due a ritirarsi. Sia il Gen. Nasci, Comandante del corpo d'Armata alpino che gli ufficiali tedeschi che hanno assistito al combattimento si complimentano con gli uomini dell'Edolo.
Allo stesso modo il Btg. Tirano, per ordine del comandante del 5°Rgt. Alpini, esegue la stessa operazione sulla destra e serra sotto le il paese nelle balche ad esso antistanti. Il Btg. Morbegno, non ha modo di poter serrare sotto, a causa del grande numero di sbandati che hanno bloccato la pista in attesa dello sfodamento ( circa 40.000 uomini). Non appena i battaglioni Edolo e Vestone raggiungono le case di Schelijakino con il supporto dei mezzi anticarro tedeschi inducono i carri russi ad allontanarsi, penetrano nel paese e si raccolgono nella piazza principale.
E' in questo momento che si ha un nuovo attacco di carri russi tra il paese e la sella di Schelijakino. Mentre gli sbandati corrono da tutte le parti il Col. Adami dispone che il Gruppo Val Camonica e la 110^ Compagnia armi da accompagnamento dell'Edolo mettano in posizione le armi. E' proprio un tiro di questa compagnia che mette fuori uso un carro russo e convince gli altri a ritirarsi. La colonna può così proseguire, con il Btg. Tirano in testa, seguito dal Gruppo Val Camonica, dal Btg. Edolo e dai servizi, mentre il Morbegno non è ancora riuscito a raggiungere il paese. A
Il Col. Adami fa riprendere la marcia alla colonna ed alle ore 24 essa entra nel paese di Shabskoje, occupato all'inverosimile dalle truppe dell'Asse, italiani, tedeschi, ungheresi. La colonna è costretta a fermarsi all'aperto per tutta la notte, che si rivela eccezionalmente fredda e ventosa. Numerosi diventano i casi di congelamento e di alienazione mentale. Durante la notte si ode in lontananza il rombo del cannone e l'eco dei colpi di mortaio e di mitragliatrice. Un allarme improvviso provoca la solita fuga disordinata degli sbandati e delle slitte tedesche ed ungheresi. Nella confusione il Col. Adami cerca di ritrovare il Gruppo Squadroni, la 25^ Sezione salmerie, l'11°Raggruppamento artiglieria di C.d.A., ma invano.
23 gennaio 1943.
Alle ore 05.00 i reparti del 5°Rgt. alpini partono da Shanskoje per raggiungere il luogo dell'incolonnamento a
Raggiunto il paese di Malakejewka e disposta la sosta per il pernottamento, il Col. Adami viene a conoscenza che il Btg. Morbegno, con l'82^ Compagnia Cannoni, la 25^Sezione Salmerie e le salmeria dei battaglioni Tirano ed Edolo, mentre erano sulla strada di Warworowka, avevano subito pesanti attacchi per tutta la notte e parte del mattino ad opera di carri armati e fanteria russi, contro i quali avevano lottato con decisione. La morte in combattimento del comandante del Morbegno, Magg. Sarti e di numerosi altri ufficiali però facevano ritenere che difficilmente i superstiti sarebbero riusciti a ritrovare la strada della salvezza.
24 gennaio 1943.
La colonna del Cap. Adami da Malakejewka riprende la marcia alle ore 05.00, ma deve subito arrestarsi perché il 6° Rgt. Alpini, in avanguardia, viene impegnato dai russi che tentano di sbarrare il passo alla colonna. Il Col. Adami si apre con decisione la via in mezzo agli sbandati e le slitte e riesce a raggiungere l'avanguardia che però ha già risolto a suo favore il combattimento. La marcia riprende con estrema difficoltà. Si sente la stanchezza, la mancanza di viveri e di riposo. Quando la colonna perviene a Romankowo, alle ore 20.00, la truppa non trova alloggio perché le isbe sono tutte occupate da tedeschi ed ungheresi. Bisogna sistemarsi all'aperto, alla meglio intorno ai fuochi di bivacco e combattere una nuova battaglia contro il freddo. La temperatura scende a -
25 gennaio 1943.
La marcia riprende alle ore 06.00, dietro al 6°Rgt. Alpini che procede in avanguardia. I reparti vengono avviati in questo ordine: Btg. Edolo, Compagnia Comando Reggimentale, Btg. Tirano, Gruppo Art. Val Camonica e i servizi rimasti (5^Sez. Sanità, 5° Nucleo sussistenza, 618° Ospedale da Campo). Poco dopo, a lato della colonna atterra una Cicogna tedesca, mentre diversi altri aerei tedeschi lanciano con i paracadute munizioni e viveri, destinati però alle sole truppe tedesche. La cosa crea qualche malumore tra gli alpini, ma anche sollievo per il fatto che i reparti tedeschi possono riprendere forza ed essere in grado di riprendere a combattere. Nelle prime ore del pomeriggio si arriva a Nikitowka. Qui il Gen Reverberi ordina al 5°Rgt. Alpini di alloggiare lì, mentre il 6° prosegue fino ad un gruppo di abitati a pochi km da Nikolajewka. Riunisce i comandanti dei due reggimenti alpini e del reggimento artiglieria da montagna e dispone per il giorno seguente in questi termini:
a) partenza contemporanea, alle ore 06.00, dai rispettivi alloggiamenti del 6° e del 5° Alpini;
b) attacco da parte del 6°Rgt. alpini al paese di Nikolajewka;
c) ordine di marcia per il 5°Rgt. Alpini e reparti annessi in questo ordine: Btg. Tirano, artiglieria del Gruppo tedesco Fischer, Gruppo Vicenza, Gruppo ValCamonica, Battaglione Edolo, servizi;
d) Sbarramento a cavallo della direttrice di marcia Nord-Ovest di Nikitowka, da attuarsi alle ore 04.00 ad opera di una compagnia del Btg. Edolo, rinforzata da elementi delle salmerie del 5°Rgt. per impedire lo scavalcamento di qualsiasi altro reparto e degli sbandati;
e) dispositivo di sicurezza, durante la notte, dell'abitato di Nikolajewka.
Durante la notte però già cominciano gli attacchi russi. Il Btg. Val Chiese viene attaccato, ma il nemico è respinto. Alle ore 01.00 vengono attaccati gli abitati di Arnontowo, dove il Btg. Val Chiesa e la 35^ Batteria del Gruppo Art. Bergamo si difendono accanitamente, anche se con notevoli perdite. L'attacco è respinto.
26 gennaio 1943.
La partenza avviene alle ore 05.00, anticipata di 1 ora perché è in vista un attacco partigiano. E' il Btg. Tirano che inizia il movimento, seguito dalle molte slitte del Gruppo tedesco Fischer: Appena che gli alpini arrivano alle prime case di Arnatowo che il plotone esploratori avverte di aver preso contatto con i russi che stanno avanzando. Il Magg. Moccagno, comandante di battaglione, si porta avanti per riconoscere la situazione, mentre cominciano a cadere i primi colpi di mortaio e le mitragliatrici hanno aperto il fuoco. I russi sembrano voler premere con decisione sul fianco sinistro della colonna, mentre la strada per Arnatowo è potentemente sbarrata da cannoni c.c., mortai, mitragliatrici e grosse pattuglie russe operano sull'alto costone a destra della colonna. Il Maggiore dispone lo spiegamento del battaglione con la 49^Compagnia a sinistra, la 64^ cp. al centro e la compagnia comando sulla destra, con il compito per quest'ultima di operare un largo movimento sul fianco. Fa piazzare inoltre le armi di accompagnamento che aprono subito il fuoco. Su indicazione di un ufficiale di cavalleria pratico del posto la colonna, tranne le slitte del Gruppo Fischer, si incanala lungo una strada secondaria che devia a destra in basso e porta direttamente sulla selletta, mentre le slitte e gli automezzi procedono per la strada principale, protetti dalla 48^Compagnia. Sulla sinistra i russi premono con decisione al punto che il comandante della colonna lancia sulla destra una squadra mitraglieri della 48^ cp. e chiede l'intervento immediato dei Gruppi di artiglieria Vicenza e Val Camonica in appoggio al Tirano. Ordina di sfar sgombrare con qualsiasi mezzo la strada dalle slitte per permettere all'artiglieria di portarsi avanti. Ordina al Btg. Edolo di portarsi in testa alla colonna. In attesa che arrivino le batterie alpine un pezzo da
Le 3 compagnie fucilieri del Btg. resistono con fermezza all'attacco russo, utilizzando le armi individuali e con le bombe a mano. Nonostante le perdite in continuo aumento l'azione si svolge a favore del battaglione alpino, grazie soprattutto a due fattori: l'azione violenta della cp. comando e dei mitraglieri della 48^compagnia e l'entrata in azione di una batteria del Gruppo art. da montagna Val Camonica. I russi si ritirano precipitosamente, abbandonando sul terreno cannoni, mortai, armi automatiche e numerosi morti.
Mentre le pattuglie del Tirano inseguono i russi che si ritirano, il Gen. Reverberi dà ordine alla colonna di riprendere la marcia su Nikolajevka. Più avanti, in prossimità di Nijkolajewka la colonna si arresta per la presenza di altre truppe russe, mentre le batterie del Gruppo Fischer si mettono in posizione. Giunge la notizia che è in corso un attacco del Btg. Vestone e di elementi del Btg. Val Chiese contro l'abitato di Nikolajewka. L'attacco però si arresta a lato della linea ferroviaria che delimita il lato est dell'abitato, a causa dell'intensità del fuoco russo. In posizione a lato dei cannoni del Gruppo Fischer si dispone una batteria del Gruppo Bergamo, mentre affluisce sul posto anche il Gruppo Vicenza. Di fronte alle difficoltà che si evidenziano sempre maggiori davanti a Nikolajewka il Gen. Reverberi fa intervenire il Btg. Tirano, che si sta riordinando dopo le perdite subite nel combattimento di Artonowo. Così 2 ufficiali e 150 uomini vengono diretti sulla sinistra del Btg. Vestone.
Il Ten.Col. Chierici del 6° Rgt. Alpini comunica che le poche forze del reggimento disponibili non sono in grado di procedere all'espugnazione del paese che è fortemente presidiato e chiede il concorso del 5° Rgt. Alpini. Il Gen. Reverberi allora ordina al comandante del 5° Regt. alpini di raccogliere tutti gli elementi presenti del reggimento e di sollecitare il Btg. Edolo ad avanzare con maggior fretta.
Arriva subito la cp. comando del Btg. Edolo agli ordini del S.Ten. Portinari, che risultava più avanzata rispetto al resto del battaglione. Il Col. Adami dà loro l'ordine di scendere verso la ferrovia e di costituire rincalzo al Btg. Val Chiese, da tempo fermo a causa delle perdite subite. Nonostante l'intervento alla spicciolata, così come arrivano, ufficiali, alpini e artiglieri si portano in linea, la situazione rimane indecisa. Due carri armati tedeschi giunti oltre la ferrovia, per la scarsità di munizioni e di carburante decidono di ritornare indietro. I russi con fuoco continuo di tutte le armi a loro disposizione battono i reparti assestati sulla ferrovia e quelli che scendono a raggiungerli. Il pomeriggio avanza senza che la situazione si sblocchi. La notte non potrà essere passata all'addiaccio, perciò tutti coloro che hanno ancora un fucile e sono in grado di combattere devono partecipare all'azione. Il Gen. Reverberi allora sale su di un carro armato e decide di condurre personalmente l'ultimo attacco.
Attraverso la calca di 40.000 sbandati, feriti, congelati, il Btg. Edolo ed il Gruppo di Artiglieria Val Camonica avanzano faticosamente facendosi largo. Il Col. Adami viene colpito ad una gamba mentre si avvia alla volta del paese, ma vede arrivare l'Edolo ed i cannoni del Val Camonica. Il C.te dell'Edolo, Magg. Belotti, si mette a disposizione del Gen. Reverberi. Spiegate la 51^compagnia a destra e la 50^ a sinistra il battaglione oltrepassa i binari e avanza nell'abitato. 2 pezzi del Gruppo art. m. Bergamo e le armi della 110^ cp, armi da accompagnamento danno un valido appoggio all'avanzata. I due carri tedeschi con il Gen. Reverberi riprendono il movimento in avanti. Ai lati gli alpini a colpi di fucile, di bombe a mano raggiungono le prime case, annientando i difensori. La difesa russa appare sempre più frastornata e comincia a venir meno. In breve, i russi si ritirano dall'abitato. Mentre il Col. Adami, medicato, riprende ad avanzare insieme agli artiglieri della 29^ Batteria del Val Camonica appena sopraggiunta viene riferita la morte del Gen. Martinat, colpito mentre avanzava in prima linea a fianco degli alpini.
27 gennaio 1943.
La colonna del 5° Rgt. si rimette in viaggio alle ore 05.00. Il Btg. Edolo dovrebbe seguire il 6°Rgt. alpini, ma procede così velocemente che in breve si trova davanti all'intera colonna, dopo aver superato anche le slitte tedesche ed ungheresi. Il Magg. Belotti viene informato davanti a loro non ci sono truppe dell'Asse ma elementi russi con 2 mitragliatrici pesanti ed un cannone c.c. che sbarrano la strada. Il Col. Signorini del 6° Rgt. Alpini invita Belotti ad attaccare congiuntamente ai due o tre semoventi tedeschi. Presi accordo con i Tedeschi il Comandante dell'Edolo si porta con i suoi uomini sulla sinistra lungo una pista parallela alla strada e, dopo circa
Più avanti però i russi hanno organizzato ulteriori focolai di resistenza a sbarramento della strada. I reparti vengono allora avviati su di una pista di fortuna sulla destra. La marcia prosegue con fatica, evitando nuovi tentativi di accerchiamento ad opera di mezzi russi e solo a sera inoltrata i reparti pervengono a Lutowinowo, avendo lasciato per via uomini esausti e incapaci di proseguire a piedi.
28 gennaio 1943.
La colonna parte alle ore 05.00, con il Btg. Tirano in testa, diretta al caposaldo di Nowjoskal, che si sa presidiato da truppe ungheresi. Quando gli uomini sono arrivati a Olkowig viene annunciato che il caposaldo è stato occupato dai russi e che per passare bisogna prenderlo con le armi. La colonna viene divisa in due parti: a destra i superstiti della divisione alpina Tridentina, a sinistra tutti gli altri. Il Col. Adami riceve l'ordine di costituire un battaglione di formazione, riunendo gli uomini del 5° e del 6° Rgt. alpini, un gruppo di artiglieria ed elementi corazzati tedeschi e di attaccare il caposaldo di Nowojoskol. Prima dell'inizio viene avvertito che non può contare sui carri tedeschi, che sono immobilizzati per mancanza di carburante. La scarsità delle munizioni e lo stato delle armi a disposizione oltre alle condizioni generali della truppa consigliano di evitare se possibile il forzamento. Allora la colonna devia verso sinistra. La neve è alta, gli animali da traino non ce la fanno più e così i cannoni debbono essere abbandonati. Verso le ore 20.00 senza incontrare ostacoli, stanchi e vacillanti, gli uomini esausti raggiungono Slonowka, dove pernottano.
29 gennaio 1943. E' una tappa solo di trasferimento senza i russi alle calcagna, nè pericoli di incursione di carri. Sembra di essere fuori dalla sacca. Si arriva a Bessarab, dove però non ci sono alloggi sufficienti per trascorrere la notte ed in tanti la passano all'addiaccio.
30 gennaio 1943.
La colonna effettua la marcia da Bessarab a Bolske Troskoje. Qui il giorno seguente viene comunicato agli alpini che più avanti avrebbero trovato ambulanze per i feriti e i congelati più gravi.
31 gennaio 1943. Altri ritardatari continuano ad arrivare a Bolske Troskoje dove vengono smistati da ufficiali incaricati a ciò verso i luoghi di raccolta delle divisioni di appartenenza. La colonna compie la tappa fino a Wosnessowka, mettendo lungo il cammino i feriti ed i congelati sulle ambulanze che li stanno aspettando. Qui è presente il Gen. Gariboldi, comandante dell'8^Armata Italiana, che può così riabbracciare il figlio, sottotenente del 5°Rgt. alpini.
1 febbraio 1943.
il 5° Rgt Alpini, rifocillato alla meglio, a piedi, senza soste nei giorni seguenti percorre le seguenti tappe: Belgorod, Sejetino, Golodscino, PissarewkaStoraja Riabina, Kutusoje, Tschenandino, Mali Grunj, Stupki, Welka Paulowka, Gladiasch, Lipowaja Dalina, Sassulse, Mals Burij, Melojo Sribnoje, Perowolotschana, Preluki.
Complessivamente. il 5° Rgt. alpini ha effettuato a piedi, in parte combattendo e sempre in condizioni disagiate per il freddo e la neve, più di
DaPriluki si trasferisce in treno a Gomel e poi a Schlobin sul Dniepr. I reparti del reggimento, anche se ridotti di numero e di forza, sono ancora efficienti al punto che il comandante tedesco di Schlobin dà ordine al reggimento di raggiungere una zona vicina per contrastarvi l'azione di partigiani. Dopo una decina di giorni di permanenza, senza alcuno scontro con i partigiani, che sembrano essersi volatilizzati, il reggimento rientra a Schlobin e parte per il rientro in Italia.
Le tradotte compiono il percorso seguente: Bobruisk - minsk -Boranowicze - Brest Litovsk - Cracovia - Vienna- Tarvisio.
1 commento:
Brava Ambra, me lo leggerò con attenzione
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