domenica 23 dicembre 2007

NORBERTO BOBBIO: UN INTELLETTUALE LAICO CONTRO L'ABORTO

Parlando d’aborto, si deve evitare in modo d’assoluto di presentare l’opposizione al medesimo quale una posizione di parte, che sarebbe legata all’appartenenza, vera o presunta, dei suoi avversari al cattolicesimo. In realtà, sono esistiti ed esistono anti-abortisti d’altre religioni od affatto laici, così come esistono sostenitori dell’aborto che si dicono cattolici.
In realtà, la questione dell’aborto può e deve essere affrontata e risolta in termini meramente razionali ed obiettivi, lasciando da parte ogni posizione che può essere considerata soggettiva e personale.
Giudicare ingiusto quest’atto si fonda su motivi d’ordine etico non diversi da quelli per i quali si condanna in linea di principio l’omicidio d’un essere umano, indifferentemente dalla sua età, capacità intellettiva, cultura, ricchezza, sesso, etnia ecc.
Bobbio, detto il “papa laico” per la sua autorevolezza nell’ambiente dei laici italiani, così spiegava nel 1981, alla vigilia del referendum sull’aborto, le ragioni della sua contrarietà al medesimo.


Bobbio: ecco perché sono contro l’aborto di Giulio Nascimbeni
G.L. Alla vigilia del referendum sull'aborto, il «Corriere della sera» dell'8 maggio 1981 pubblicò un'intervista di Giulio Nascimbeni a Norberto Bobbio. Il filosofo, tra i massimi esponenti della cultura laica del dopoguerra, spiega così le sue ragioni a favore della vita.
Sono con Norberto Bobbio nel suo studio di Torino, fra scaffali gremiti e tavoli coperti da giornali e riviste. «Non parlo volentieri di questo problema dell'aborto» mi dice. Gli chiedo perché. «È un problema molto difficile, è il classico problema nel quale ci si trova di fronte a un conflitto di diritti e di doveri».
G.L. Quali diritti e quali doveri sono in conflitto?
Bobbio. «Innanzitutto il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Si può parlare di depenalizzazione dell'aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all'aborto».
G.L. Lei parlava di diritti, non di un solo diritto
Bobbio.«C'è anche il diritto della donna a non essere sacrificata nella cura dei figli che non vuole. E c'è un terzo diritto: quello della società. Il diritto della società in generale e anche delle società particolari a non essere superpopolate, e quindi a esercitare il controllo delle nascite».
G.L. Non le sembra che, così posto, il conflitto fra questi diritti si presenti pressoché insanabile?
Bobbio. «È vero, sono diritti incompatibili. E quando ci si trova di fronte a diritti incompatibili, la scelta è sempre dolorosa».
G.L. Ma bisogna decidere.
Bobbio. «Ho parlato di tre diritti: il primo, quello del concepito, è fondamentale; gli altri, quello della donna e quello della società, sono derivati. Inoltre, e questo per me è il punto centrale, il diritto della donna e quello della società, che vengono di solito addotti per giustificare l'aborto, possono essere soddisfatti senza ricorrere all'aborto, cioè evitando il concepimento. Una volta avvenuto il concepimento, il diritto del concepito può essere soddisfatto soltanto lasciandolo nascere».
G.L. Quali critiche muove alla legge 194?
Bobbio.«Al primo articolo è detto che lo Stato "garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile". Secondo me, questo diritto ha ragione d'essere soltanto se si afferma e si accetta il dovere di un rapporto sessuale cosciente e responsabile, cioè tra persone consapevoli delle conseguenze del loro atto e pronte ad assumersi gli obblighi che ne derivano. Rinviare la soluzione a concepimento avvenuto, cioè quando le conseguenze che si potevano evitare non sono state evitate, questo mi pare non andare al fondo del problema. Tanto è vero che, nello stesso primo articolo della 194, è scritto subito dopo che l'interruzione della gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite».
G.L. E se, abrogando la legge 194, si tornasse ai «cucchiai d'oro», alle «mammane», ai drammi e alle ingiustizie dell'aborto clandestino? L'aborto è una triste realtà, non si può negarla.
Bobbio. «Il fatto che l'aborto sia diffuso, è un argomento debolissimo dal punto di vista giuridico e morale. E mi stupisce che venga addotto con tanta frequenza. Gli uomini sono come sono: ma la morale e il diritto esistono per questo. Il furto d'auto, ad esempio, è diffuso, quasi impunito: ma questo legittima il furto? Si può al massimo sostenere che siccome l'aborto è diffuso e incontrollabile, lo Stato lo tollera e cerca di regolarlo per limitarne la dannosità. Da questo punto di vista, se la legge 194 fosse bene applicata, potrebbe essere accolta come una legge che risolve un problema umanamente e socialmente rilevante».
G.L. Esistono azioni moralmente illecite ma che non sono considerate illegittime?
Bobbio. «Certamente. Cito il rapporto sessuale nelle sue varie forme, il tradimento tra coniugi, la stessa prostituzione. Mi consenta di ricordare il Saggio sulla libertà di Stuart Mill. Sono parole scritte centotrent'anni fa, ma attualissime. Il diritto, secondo Stuart Mill, si deve preoccupare delle azioni che recano danno alla società : "il bene dell'individuo, sia esso fisico o morale, non è una giustificazione sufficiente"».
G.L. Questo può valere anche nel caso dell'aborto?
Bobbio. «Dice ancora Stuart Mill: "Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l'individuo è sovrano". Adesso le femministe dicono: "Il corpo è mio e lo gestisco io". Sembrerebbe una perfetta applicazione di questo principio. Io, invece, dico che è aberrante farvi rientrare l'aborto. L'individuo è uno, singolo. Nel caso dell'aborto c'è un "altro" nel corpo della donna. Il suicida dispone della sua singola vita. Con l'aborto si dispone di una vita altrui».
G.L. Tutta la sua lunga attività, professor Bobbio, i suoi libri, il suo insegnamento sono la testimonianza di uno spirito fermamente laico. Immagina che ci sarà sorpresa nel mondo laico per queste sue dichiarazioni?
Bobbio. «Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il "non uccidere". E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l'onore di affermare che non si deve uccidere».

I ragionamenti di Norberto Bobbio, insigne pensatore e giurista dell’intellettualità laica italiana, definito il “papa laico”, caposcuola della corrente detta del “gobettismo”, in quanto rifacentesi agli insegnamenti di Piero Gobetti ed alla sua dottrina liberale, spiccano per la loro logicità ed equilibrio, mostrando con semplicità e linearità consequenziale come l’aborto risulti contrario ai principi di giustizia a cui si rifà uno stato laico e liberale.
Il limpido argomentare bobbiano spiega altresì come la legittimazione dell’aborto considerato quale “male necessario” sia in realtà inaccettabile rispetto alle esigenze poste dalla morale naturale, così come lo sarebbe depenalizzare ad esempio i furti d’automobili.
Pertanto, anche secondo questo laicissimo giurista e filosofo, l’aborto consiste nell’uccisione d’una vita altrui, pertanto esso è un atto intrisecamente ingiusto, poiché il diritto alla vita è primario e fondamentale rispetto ad ogni altro diritto (anche perché è il requisito imprescindibile per il loro esercizio), tanto più che questi possono essere facilmente esercitati evitando il concepimento.
E’ inammissibile ammettere l’aborto, in quanto violazione di ciò che anche Bobbio considera “imperativo categorico” , il principio di non uccidere.

1 commento:

ambra ha detto...

Grazie Marco Giulio, i suoi scritti sono un vero patrimonio da conservare con cura.