lunedì 14 aprile 2008

Purtroppo l'Italia è anche questo

14 Aprile 2008
La caccia a Ferrara dei teppisti che vogliono tappargli la boccaè un brutto segnale. Anche per il dopo voto
Di Giampaolo Pansa - Bestiario

E’ diventata una maniacale caccia all’uomo la contestazione a Giuliano Ferrara. L’assalto di Bologna è stato appena una tappa nel percorso di guerra imposto al direttore del “Foglio” e alla sua lista “Aborto? No grazie”. A Crema, fra rulli di tamburi e salve di fischietti, hanno bruciato in piazza un fantoccio che lo raffigurava. Le foto del rogo danno i brividi. Per l’odio che trasmettono. E per la ripugnanza che ispira il tizio con la torcia in mano, intento ad appiccare il fuoco. Un giovane aspirante boia che, se diventerà adulto, nel rivedersi in quelle immagini forse proverà vergogna di se stesso.

La caccia a Ferrara resterà il simbolo di questa campagna elettorale. E attesta che l’Italia è una democrazia dimezzata. Quando un cittadino che guida una lista non può parlare in piazza, o può farlo soltanto rischiando il pestaggio e se è protetto dalla polizia, non ci possono essere dubbi. La Repubblica nata nel 1946 non esiste più. Al suo posto si è insediata una repubblica falsa, senza più legge, senza autorità, senza dignità, che si regge su una Costituzione ridotta a carta straccia. Un mostro istituzionale dove chiunque può essere vittima di bande violente che decidano di tappargli la bocca. Per confiscargli il diritto numero uno: la libertà di opinione e di parola.

La posizione di Ferrara non mi piace. E non voterò la sua lista. Ma mi piacciono ancora meno i teppisti che lo aggrediscono. Anche perché sono tanti e per di più si muovono in un’area politica, la sinistra, che ci ha già regalato la stagione terribile del terrorismo. Ve lo ricordate il motto delle Brigate Rosse? Diceva: colpirne uno per educarne cento. Oggi si dà la caccia a Ferrara, ma domani si darà la caccia a qualcun altro. E’ già avvenuto e avverrà, stiamone certi.

Mi ha molto colpito un articolo di Ernesto Galli della Loggia, pubblicato dal “Corriere della sera” e intitolato “L’invenzione dei mostri”. Galli della Loggia spiega che, demonizzando Ferrara, si è seguito «il copione abituale che in Italia caratterizza la discussione pubblica, sia che si parli di aborto o della Costituzione, di immigrazione o di storia del fascismo». Rendere mostruose la figura e le idee dell’avversario, mistificarle, proibirle, punirle con la violenza. E’ l’esperienza che ho fatto anch’io, per i miei libri sulla guerra civile. E non mi rallegra l’essere in buona compagnia. In questa campagna elettorale è toccato pure al giurista Pietro Ichino. Non appena il Partito Democratico lo ha candidato, ecco la replica folle della sinistra regressista: “Servo dei padroni”, “Talebano pazzo”. E insieme agli insulti scagliati da membri del Parlamento, sono arrivate puntuali le minacce delle nuove Brigate Rosse.

Qualcuno dice: quando la competizione elettorale finirà, le acque si calmeranno. Ma io temo che non andrà così. La campana dei violenti continuerà a suonare, sempre più cupa e più forte. Se a vincere sarà Walter Veltroni, la sinistra regressista, messa nell’angolo, dovrà lasciare spazio all’antagonismo più ottuso, già oggi capace di vere e proprie campagne d’intimidazione, come s’è visto con Ferrara. Se vincerà Silvio Berlusconi, entrando per la terza volta a Palazzo Chigi, le stesse bande avranno un motivo in più per occupare le piazze contro il governo fascista del Caimano.

E se i risultati elettorali renderanno inevitabile una Grande Coalizione, preferisco non immaginare come le frange lunatiche delle tante sinistre reagiranno al Grande Inciucio dei Poteri Forti: versione moderna dello Stato Imperialista delle Multinazionali, il nemico numero uno per il brigatismo rosso. Le condizioni per innescare un incendio ci sono tutte. A cominciare dall’indifferenza che tanti media importanti mostrano di fronte ai segnali di pericolo che oggi si avvertono. Per questo, non mi sembra azzardato lanciare un grido di allarme: attenti alle pistole! Che vuol dire: non chiudiamo gli occhi dinanzi al rischio di veder emergere un nuovo terrorismo.
Se accadrà, non sarà un terrorismo nero, di destra, bensì rosso, di sinistra. Quest’ultimo ha una sua struttura ombra molto resistente, che si nasconde nelle anse buie dell’antagonismo. Non penso affatto che tutti i contestatori dei tanti e diversi centri sociali siano pronti a impugnare le armi. Ma è da quell’area che può arrivare il pericolo.
Del resto, è una storia che conosciamo. E che io ho visto e raccontato negli anni Settanta e Ottanta. Allora, dal grembo dei movimenti e dei partitini ultrà, uscirono delle minoranze che dapprima cominciarono a fabbricare mostri e poi passarono a ucciderli. E anche allora molti politici, molti opinionisti e molti giornali decisero di non vedere e di non capire. Vogliamo ripetere quell’esperienza: E regalarci una nuova stagione di paura e di sangue?

4 commenti:

duepassi ha detto...

Questa violenza Pansa la conosce bene, perché l'ha vista in prima persona.
Ma essa si è manifestata spesso, protetta dalla "comprensione" dei sodali (come abbiamo visto anche su Legnostorto, dove non sono mancate le difese di coloro che hanno impedito al Papa di parlare, per esempio).
Quando non si hanno idee proprie, e si recitano a memoria quelle imposte da qualche burattinaio aizza-violenti, non si tollera il discorso altrui, non si ammette che qualcuno possa avere delle idee diverse, e che possa volerle esprimere.

Secondo me.

Crystal ha detto...

Questo vuole il partito: che la gente non ragioni e ripeta a pappagallo quanto viene detto in sezione.
Dopo la netta vittoria del PdL spero che non si avveri quello che Panza preconizza

Marco De Turris ha detto...

In Italia si riscontrano condizioni per la violenza politica che in altri paesi non esistono:
1) l'appoggio politico e morale di buona parte dei partiti e degli "intellettuali" di sinistra, i quali, se e quando condannano, lo fanno introducendo tali discriminanti e distinzioni da ridurre le proprie affermazioni ad impliciti atti di consenso
2) la colpevole e consapevole ignavia della magistratura rossa, che lascia impuniti i responsabili (come nel G8 di Genova).
Aggredire Ferrara, che s'oppone al genocidio-aborto, è considerato quasi un titolo di merito. Se, per fare un'ipotesi, qualcuno facesse violenza ad un gruppo di manifestanti a favore dell'aborto, scoppierebbe il finimondo.

Luchy ha detto...

Non sono mai stato un guerrafondaio, ma certamente per il motto del parabellum.

Ora, per tutti coloro che in giro scrivono di doversi attendere sulla piazza quelli che in Parlamento "non avranno più sfogo", dico solo questo : mi auguro che gli errori del G8 non si ripetano.

Nel senso che NON deve esistere nessuna organizzazione da linea rossa da non superare : i primi che si "riuniscono" e fanno "le prove" come in quella occasione, vanno messi dentro.

Ma non nei carceri di "massima sicurezza con le tv e il gioco delle carte o del calcetto" : nell'Isola di Favignana e senza barche attorno, gli si dia da mangiare gettando i pacchi dall'elicottero ( come nel dicembre del '84 e gennaio '85, alle mandrie del Pollino in Calabria.

Hug, ho detto.

Ciao.