martedì 22 aprile 2008

COSI' E' SE VI PARE.

Berlusconi frenato da una Costituzione da rottamare PDF Stampa E-mail
Scritto da Carlo Panella
martedì 22 aprile 2008
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Allora: Maroni dove lo mettiamo? E Formigoni? E Scajola che preme? Preparatevi e fatevene una ragione: il tormentone durerà ancora per i prossimi quindici giorni. Intanto Alitalia va in malora, Barroso reclama il suo nuovo commissario Ue e pure Hezbollah freme perché vuole discutere delle regole d’ingaggio di Unifil. Il governo, comunque, crolli pure il mondo, non sarà pronto prima del 5-7 maggio. Pure, i partiti questa volta sono stati non bravi, bravissimi, perché si sono riformati, hanno tagliato i cespugli e in Parlamento ci sono solo 6 gruppi alla Camera e 5 al Senato. Pure, l’elettorato questa volta è stato ancora più bravo e ha dato una maggioranza schiacciante al Pdl e ha indicato in Berlusconi il premier. Pure, il governo potrebbe essere già pronto da lunedì scorso, dopo una 24 ore di trattative Berlusconi-Bossi-Fini. Ma la Costituzione, la pessima Costituzione vigente fa perdere tempo al paese e alle forze politiche, fa incancrenire i problemi, impedisce che diventi effettiva la riforma materiale –nomina diretta del premier e sua designazione dei ministri- già concretizzata dai partiti (di nuovo, bravi!). Guardiamo ai tempi e vediamo quanto farraginoso è il pasticcio istituzionale. Dunque, Berlusconi non può fare il suo governo- subito –come potrebbe benissimo- perché deve prima ricevere il mandato da Napolitano e poi deve contrattare anche con lui i ministri. Ma Napolitano non può dare il mandato a Berlusconi perché prima deve aprire le consultazioni formali al Quirinale. Ma Napolitano non può aprire le consultazioni al Quirinale se non dopo la nomina dei presidenti delle Camere, che devono essere consultati. Ma i presidenti delle Camere non possono essere eletti se non dopo la formazione dei gruppi parlamentari e la nomina dei capigruppo (che costituiscono l’ufficio di presidenza delle Camere). Ma i gruppi parlamentari non possono formarsi se non dopo la proclamazione formale degli eletti del plenum delle camere. Ma la proclamazione formale non può essere effettuata dalle giunte per le elezioni se non dopo la proclamazione dei risultati del voto. Ma la proclamazione formale dei risultati del voto non può che essere fatta dalle singole Corti d’Assise prima di due settimane dal voto. Conclusione: prima seduta del Parlamento il 29 aprile e giuramento dell’esecutivo non prima del 5-7 maggio.
Per avere idea di quale sia stata l’ispirazione di questo lentissimo, tortuoso percorso di formazione dell’esecutivo, di come sia stata frutto di una esasperata attenzione al controllo assembleare di ogni passaggio, si deve ricordare che la Costituzione del 1948 prevedeva la durata di 5 anni per la Camera e di 7 per il Senato. La ratio di questo bizantinismo (abrogato nel 1953) era tanto semplice, quanto drammatica. Né la Dc e i suoi alleati, né il Pci e i suoi alleati, si fidavano delle intenzioni democratiche degli avversari, quindi concordarono che la durata delle Camere fosse sempre sfasata, in modo che il Senato funzionasse da presidio di controllo della maggioranza delle precedenti elezioni per i primi due-tre anni dell’esecutivo uscito dal nuovo voto popolare.
Abolita quella follia, resta un impianto della Costituzione formale e di quella materiale, indegno di un paese moderno. Tanto indegno che i partiti –dando eccellente prova di sé, nonostante il qualunquismo di tanta stampa- sono riusciti a riformarla nei fatti. Ma non in punta di diritto.

Carlo Panella
http://www.carlopanella.it/

1 commento:

Crystal ha detto...

E' veramente deprimente: dopo che erano riusciti a varare una prima riforma della Costituzione in cui molti di questi problemi erano stati risolti i soliti comunisti sono riusciti ad indurre il popolo bue a votare NO al referendum ed ora si deve ricominciare da capo