giovedì 17 aprile 2008

ORRORE, RABBIA, INFINITA TRISTEZZA.

Contrada, chiesta l'eutanasia
La sorella: "Bruno vuole morire"

Richiesta shock di Bruno Contrada. Attraverso la sorella, l'ex funzionario del Sisde ha chiesto infatti l'autorizzazione all'eutanasia. "Bruno vuole morire perché questa sembra l'unica strada percorribile per mettere fine alle sue infinite pene", ha dichiarato Anna Contrada che ha presentato al giudice tutelare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere la "formale autorizzazione per uccidere legalmente il fratello Bruno".

La richiesta è stata depositata dal legale di Contrada, Giuseppe Lipera. "Questa difesa - scrive il penalista ai giudici - su espresso mandato del suo prossimo congiunto, la sorella Anna Contrada, con immenso e profondo dolore, presenta un'istanza formale di eutanasia".

Bruno Contrada è detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere dove sta scontando una condanna a 10 anni per concorso esterno all'associazione. In passato la difesa dell'ex funzionario del Sisde ha presentato più volte richieste di differimento della pena motivandola con gravissimi motivi di salute, ma sono state tutte respinte perché la condizioni di Contrada, per i giudici, sono compatibili con la detenzione.

Copia delle richiesta di eutanasia è stata inviata per conoscenza anche ai Presidenti emeriti della Repubblica Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi, e per competenza al magistrato di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere.

1 commento:

Crystal ha detto...

Il Dott. Bruno Contrada, pur se innocente, è stato condannato alla pena di anni 10 di reclusione perché ritenuto colpevole del reato, non previsto dal codice penale ma così ritenuto dalla giurisprudenza “creativa”, di concorso esterno in associazione mafiosa ed attualmente, all’età di 77 anni, si trova rinchiuso, nonostante le infinite patologie da cui è affetto, nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Il Dott. Bruno Contrada è oramai divenuto tragicamente un vero e proprio doloroso e disperato caso umano: la sua triste vicenda dimostra come la Giustizia in Italia, in certi casi, possa diventare totalmente cieca, accanendosi su uno stanco e vecchio Uomo, gravemente sofferente per l’età e per una serie innumerevole di malattie indiscutibilmente acclarate.