
lunedì 27 luglio 2009, 08:31
Aghanistan, Bossi agita il governo Ma La Russa frena: "No al ritiro"
Roma - "La presenza dei nostri militari in Afghanistan è imprescindibile. Lasceremo il Paese solo quando saranno garantite le condizioni di sicurezza". Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, stronca sul nascere ogni speculazione. Il governo non pensa, né può pensare al ritiro della missione. E le parole di un ministro di peso come Umberto Bossi ("Io li porterei a casa tutti") sono state dettate da uno slancio affettivo, "un sentimento paterno".
La presenza militare in Afghanistan Si affretta a chiudere la vicenda, il ministro della Difesa. Ma le affermazioni del leader della Lega, consegnate ai giornalisti nella notte di sabato, mettono in difficoltà il governo. Sia perché per la prima volta mostrano possibilità di spaccature sulle missioni militari all’estero. Sia perché scoprono il fianco all’opposizione. Con il Partito democratico che invoca sicurezza per i militari e l’Italia dei valori che chiede di "ridiscutere in Parlamento il senso della missione". "Torneremo indietro - assicura La Russa - quando avremo concluso l’obiettivo della missione, che è dare all’Afghanistan la possibilità di gestire autonomamente il territorio".
L'invito di Bossi al rientro Commentando il ferimento, ieri, di alcuni militari, Bossi sosteneva: "La missione costa un sacco di soldi e visti i risultati e i costi bisognerebbe pensarci su". Una questione di rapporto benefici-costi, quella che ha posto il ministro delle Riforme, dunque. Ma dal governo il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta si affretta a bocciarla e il titolare della Difesa la derubrica a reazione sentimentale: "pensieri da papà". "Le opinioni di Bossi sono rispettabilissime - taglia corto anche il presidente della commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini - ma non sono quelle dei partiti di maggioranza e opposizione".
L'impegno italiano Del resto niente sul fronte governativo lascia intravedere una riduzione dell’impegno in Afghanistan. Anzi, di fronte a quella che "è visibilmente un’escalation", il ministro degli Esteri Franco Frattini in un’intervista al Corriere della Sera assicura che i militari italiani saranno messi in condizione di fronteggiare i pericoli: "aumenteremo i Predator e la copertura dei Tornado". Mentre La Russa annuncia un vertice della Difesa tra martedì e mercoledì prossimi a L’Aquila, per fare il punto della situazione. E il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, chiarisce che "nelle prossime ore" otterrà il via libera definitivo a Palazzo Madama la legge che proroga la partecipazione italiana alle missioni. Ma intanto l’opposizione mette in evidenza le divisioni nel governo. Il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, sottolinea che sulla vita degli italiani "non si può giocare" e non si può avere "la lingua biforcuta". Mentre l’Italia dei valori chiede di "ridiscutere il senso della missione" (missione di pace o partecipazione a una guerra?), dopo il 20 agosto, data delle elezioni afghane.
Quanto al Pd, mentre gli ex alleati della sinistra estrema tornano a invocare il ritiro, i democratici rispondono compatti che non è in discussione la presenza in Afghanistan. "Il primo nostro dovere è proteggere i nostri soldati", sottolinea il segretario Dario Franceschini, il quale chiede al governo di "ridefinire i termini della missione" a livello internazionale, dopo l’escalation. Ma "non si può tornare indietro", dice il presidente del Copasir Francesco Rutelli, che, alludendo a Bossi, invoca il "pieno supporto delle istituzioni" per i militari. Mentre l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi intima al governo di attenersi ai termini delle missioni così come approvati dal Parlamento, senza prendere altre decisioni.
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2 commenti:
lunedì 27 luglio 2009, 20:04
dalla home de Il Giornale
Afghanistan, la Lega: nessun contrasto Frattini ribadisce: no al ritiro da Kabul
Roma - Dopo tanto clamore il Carroccio smorza le polemiche con la maggioranza sui soldati italiani in Afghanistan. La Lega chiede uno "stop" a quelle che definisce "polemiche strumentali" sulla permanenza della missione militare italiana a Kabul. "La Lega - affermano in una nota congiunta i capigruppo parlamentari Federico Bricolo e Roberto Cota - ha sempre mantenuto gli impegni assunti dal governo e lo farà anche in questo caso. Dunque non c'è alcun contrasto a livello di maggioranza. Bossi ha aperto una riflessione giusta peraltro in corso in molti paesi impegnati in Afghanistan". "Lo stesso presidente Obama - aggiungono gli esponenti del Carroccio - ha fatto una riflessione sulla presenza degli Stati Uniti parlando di exit strategy. Proprio nella zona dove si trovano i nostri militari è stata raggiunta una tregua che dovrebbe permettere il regolare svolgimento delle elezioni. L'auspicio è che questo accordo sia il primo di una lunga serie. Dopo le elezioni presidenziali in Afghanistan ci sarà l'occasione per riflettere. Adesso basta con le polemiche strumentali".
La polemica La bufera politica era scoppiata sulle regole d'ingaggio e sui tempi di rientro. Ad aprire il dibattito è stato il leader della Lega Nord, Umberto Bossi: "La missione costa un sacco di soldi e visti i risultati bisognerebbe pensarci su". A calcar la mano ci ha pensato il ministro Roberto Calderoli: "Rientrare anche da Libano e Balcani". Esternazioni che, però, non sono affatto piaciute al titolare della Difesa, Ignazio La Russa, che avverte: "La missione in Afghanistan è irrinunciabile. Ci sarebbe un problema solo se la Lega votasse contro. Faccio un appello a non usare questi argomenti per avere visibilità".
La Russa: resteremo lì "Torneremo indietro - assicura La Russa - quando avremo concluso l’obiettivo della missione, che è dare all’Afghanistan la possibilità di gestire autonomamente il territorio". "La missione in Afghanistan è irrinunciabile - sottolinea il numero uno della Difesa - ci sarebbe un problema solo se la Lega votasse contro. Faccio un appello a non usare questi argomenti per avere visibilità. Questo dibattito se c’è, e non c’è, lo dobbiamo fare prima in Consiglio dei ministri. Non ho mai sentito in Consiglio dei ministri e in Parlamento gli amici della Lega in difformità dalle posizioni del governo italiano". Poi rispondendo alle parole di Bossi e di Calderoli ricorda che "ci siamo assunti degli obblighi per quanto riguarda le missioni internazionali. Se ci sono delle novità si usino le sedi opportune. Io leggo le parole di Calderoli come una garbata precisaione e rettifica alle frasi di Bossi tanto che parla di Kosovo e Libano dove, non è una novità, il governo intende ridurre la presenza".
Pd contario al ritiro, Idv all'attacco "Non è il momento" per far rientrare i militari italiani dall’Afghanistan. Secondo il segretario del Pd Dario Franceschini, i militari devono "completare il lavoro" che è stato loro affidato. "Siamo contrari - afferma il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro - al passaggio da una fase di difesa della popolazione a una fase di guerra guerreggiata". "Siamo da sempre contrari alle guerre", aggiunge l’ex pm, soprattutto quando "le buone intenzioni si sono infrante". Di "problema molto serio nella maggioranza e nel governo" parla Marina Sereni, vicepresidente dei deputati Pd. "Sono favorevole - sostiene l’eurodeputato dell’Idv Luigi De Magistris - al fatto che si arrivi attraverso percorsi internazionali diversi e forze di pace, al graduale superamento della presenza italiana in Afghanistan". "Il governo deve riferire subito in parlamento perchè non si possono fare giochini politici sulla pelle dei nostri militari - interviene Pier Ferdinando Casini - la Lega non può essere un partito di lotta e di governo. Noi sosteniamo senza se e senza ma i nostri militari".
Arriva anche il Piercretinando. Dovrebbe saperlo che anche Calderoli ha ribadito che i Nostri dovranno rimanere.
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