lunedì 16 giugno 2008

Ammazzato di botte a 7 anni perché non impara il Corano di Fausto Biloslavo

Ammazzato di botte, a 7 anni, perché non era bravo ad imparare a memoria le frasi del Corano, il libro sacro dell’Islam. L’infame destino è toccato a Mohammed Atif, uno sfortunato bambino che frequentava una madrassa pachistana.
Le madrasse sono le scuole coraniche, dove prima viene il Corano e poi le altre materie. Il piccolo Atif frequentava la madrassa di Vihari, nella provincia del Punjab, il cuore del paese. Per le famiglie più povere la madrassa è l’unica possibilità di far imparare ai propri figli almeno a leggere e a scrivere.
Atif deve avercela messa tutta per ricordarsi le shure, i versetti del libro sacro dei musulmani. Chi sa ripeterne di più è il primo della classe. Talvolta riceve un pasto migliore e viene portato in palmo di mano dai pretoni islamici che insegnano nelle madrasse.
A 7 anni non è facile ripetere delle frasi che neppure si comprendono e Atif sarà inciampato più volte sul filo della memoria. Il suo insegnante-aguzzino si chiama Qari Ziauddin e si fregia del titolo di maulawi. Un grado più in basso di prete islamico a tutti gli effetti.
Di fronte alla scarsa memoria di Atif lo avrà già punito con i metodi usuali. Solitamente bacchettate sulle mani, le piante dei piedi e castighi vari. I bambini pachistani ci sono abituati e fanno buon viso a cattivo gioco.
Mercoledì scorso, però, il povero Atif deve aver proprio fatto una figuraccia. La cantilena della ripetizione a memoria dei versetti del Corano si sarà interrotta più volte davanti al sempre più irato maulawi Ziauddin. A mali estremi, estremi rimedi avrà pensato il cultore dell’Islam.
Nel suo ufficio ha una grande pala per rendere più sopportabile l’infernale estate pachistana. Ziauddin ha legato il bambino di 7 anni, reo di non sapere il Corano a memoria, alla pala, ma per i piedi, a testa in giù.
Non contento lo ha anche riempito di botte per fargli tornare la memoria in rispetto di Allah. Poi l’ha lasciato a penzolare.
Atif viveva nella scuola coranica con una ventina di ragazzi, compreso suo cugino. Quando si sono resi conto che Atif non tornava «né mercoledì notte, né la mattina dopo il cugino ha informato la famiglia».
Lo ha spiegato alla Bbc Mohammad Afzal, ufficiale di polizia del luogo. «La famiglia ha trovato il corpo di Atif nella stanza di maulawi Ziauddin» ha confermato il poliziotto.
L’aguzzino aveva lasciato la madrassa, forse per passare tranquillamente il fine settimana islamico, che cade di venerdì. Lo hanno beccato in un villaggio vicino e arrestato.
Le accuse vanno dalla tortura all’omicidio. Il primo ministro pachistano, Yousuf Raza Gilani, ha ordinato l’apertura di un’inchiesta sulla madrassa.
Il problema è che in Pakistan ci sono 13mila madrasse, molte delle quali sfuggono al controllo del governo. Nelle zone tribali al confine con l’Afghanistan sono state il serbatoio dei talebani e dei kamikaze.
Per non parlare delle denunce delle organizzazioni per i diritti umani e dell’infanzia. I bambini pachistani sono sempre più vittime di violenze, abusi sessuali, lavori forzati e sequestri. I casi più drammatici sono passati da 617 del 2006 a 1595 lo scorso anno.
Una punta dell’iceberg, perché l’80% delle violenze non viene denunciata. Ogni anno 35mila bambini pachistani abbandonano le scuole a causa delle dure punizioni corporali. www.faustobiloslavo.com

1 commento:

Crystal ha detto...

sabato 31 maggio 2008, 07:00
Basta finanziare i maestri dell’odio islamico
di Redazione

Apparentemente quella che arriva dal Pakistan è una storia di ordinaria follia. Un bambino di sette anni, Mohammed Atif, che non era riuscito a memorizzare il Corano come chiedeva l'insegnante di una madrassa, è stato appeso dallo zelante maestro a testa in giù a un ventilatore da soffitto, e bastonato con ferocia finché non è morto.
Si dirà che i pazzi ci sono dovunque e che l'ultrafondamentalismo islamico stavolta non c'entra. E invece no. Nell'Afghanistan dei talebani bambini anche di quattro o cinque anni erano sottoposti a un'istruzione che consisteva quasi solo nel mandare a memoria il Corano e nell'imparare a usare il kalashnikov. Se non erano rapidi nell'una o l'altra materia piovevano le bastonate. Ma i maestri talebani avevano imparato l'arte in Pakistan. Qui funziona un sistema di oltre diecimila madrasse - non esistono registri, ispezioni, controlli e il numero esatto nessuno lo conosce - fra cui gli specialisti possono distinguere sfumature teologiche, ma il cui schema è sempre lo stesso. Pochissima istruzione in materie non religiose, Corano a memoria, incitamento all'odio per l'Occidente e botte.
I vari governi che si sono succeduti in Pakistan hanno promesso e qualche volta anche fatto qualcosa contro la presenza di Al Qaida, ma non hanno mai osato toccare le madrasse. E c'è di peggio: una parte sostanziale degli aiuti umanitari che vanno al Pakistan - come ha rivelato di recente un'inchiesta del più noto giornalista pakistano, Ahmed Rashid - finisce direttamente o indirettamente alle madrasse. Forse anche la scuola dove è stato picchiato a morte il piccolo Mohammed funzionava grazie agli aiuti delle Nazioni Unite o dell'Unicef.
Questo sistema deve finire. Le madrasse non sono scuole come le altre. Anche quando gli allievi non finiscono massacrati come Mohammed sono indottrinati all'odio per l'Occidente, spesso direttamente al terrorismo. Nella maggior parte dei casi, non ricevono l'istruzione essenziale per svolgere nella società lavori che non siano il predicatore, il militante a tempo pieno di movimenti estremisti o il terrorista. Uno dei modi essenziali per sradicare il terrorismo è chiudere le madrasse e sostituirle non con scuole di ateismo (come sognava Kemal Atatürk, il quale dovette rendersi conto ben presto che si trattava di utopie irrealizzabili in terra d'islam) ma con istituti di formazione certo rispettosi dei valori e delle tradizioni islamiche, ma nello stesso tempo capaci di insegnare agli allievi le principali materie che si apprendono nelle scuole di tutto il mondo. E di prepararli a una vita normale, sotto il controllo di autorità scolastiche indipendenti e competenti.
I talebani afghani hanno capito che il loro vero nemico è il maestro di scuola. Infatti in un anno hanno fatto saltare duecento scuole, uccidendo oltre centocinquanta bambini frequentatori di scuole elementari. Ma è solo sostituendo le madrasse con vere scuole che si prepara un futuro senza terroristi.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=265469