
UN COLLAGE INTERESSANTE
"Alle origini del Risorgimento, solo ed esclusivamente per come sono andate le cose, senza colpe particolari, c'è dunque una sorgente di acqua inquinata che ha infettato il corso del fiume della storia italiana impedendo al nostro Paese di diventare una democrazia come tutte le altre. Che gli storici, pur schierandosi pro o contro il Risorgimento, tornino su quegli anni e si comportino come chimici che cercano di individuare la natura di ciò che ha corrotto quelle acque, sotto questo profilo, è in ogni caso proficuo. E forse ci può essere d'aiuto per sciogliere alcuni nodi del presente."
Paolo Mieli, storico (Risorgimento, fossa della democrazia - La Stampa 20/09/1998)
[...] quando io ho pubblicato questo libro, un collega, credo calabrese, che era venuto alla mia presentazione tre o quattro anni fa, mi ha detto cosí: "sai perché questo libro l’hai scritto tu e non io? Perché tu sei piemontese ed io sono calabrese". Questa è la dichiarazione di un complesso di inferiorità che talvolta il meridionale ha nel rivendicare i propri diritti. Questa cosa non la dice solo questo mio collega, la dice anche Leonardo Sciascia, il quale in una sua novella, nel mettere a confronto i racconti filopiemontesi di Bronte, "giustificazionisti" diciamo cosí, e i due o tre racconti, che invece denunciavano una violenza di base della ideologia del risorgimento nei riguardi di coloro che furono massacrati e ai quali si era fatto credere che si doveva fare davvero una rivoluzione culturale, lui commenta dicendo che i "giustificazionismi" sono fatti proprio da quelli che avrebbero tutto l’interesse a fare dichiarazioni diverse.
Lorenzo Del Boca (Intervista, Due Sicilie N° 3 maggio 2001)
Il Sud borbonico era un paese strutturato economicamente sulle sue dimensioni. Essendo, a quel tempo, gli scambi con l'estero facilitati dal fatto che nel settore delle produzioni mediterranee il paese meridionale era il piú avanzato al mondo, saggiamente i Borbone avevano scelto di trarre tutto il profitto possibile dai doni elargiti dalla natura e di proteggere la manifattura dalla concorrenza straniera. Il consistente surplus della bilancia commerciale permetteva il finanziamento di industrie, le quali, diversamente dalle favole sabaudiste raccontate dagli accademici circonfusi di alloro, erano sufficientemente grandi e diffuse, sebbene ancora non perfette e incapaci a proiettarsi sul mercato internazionale, come, d'altra parte, tutta l'industria italiana del tempo (e dei successivi cento anni).
Niente di piú, la storia effettiva, non è impresa facile in un ambiente in cui il falso è glorificato come patriottismo. Farla conoscere è ancora più arduo, perché la verità si scontra con una falsificazione istillata nella mente dei fanciulli insieme al catechismo.
Nicola Zitara, storico (La storia proibita, Edizioni Controcorrente)
“Che il Regno delle Due Sicilie fosse lo Stato piu’ progredito della penisola al momento della sua annessione al Piemonte e’ una tesi ampiamente documentata ma che non e’ stata mai condivisa dalla storiografia ufficiale del nostro paese; accettarla significava mettersi controcorrente; per non irritare il potere, gli storici italiani hanno ignorato quanto avveniva a Napoli nella prima meta’ dell’ Ottocento “
Tommaso Pedìo, storico
Molti storici in epoca moderna hanno fatto luce sugli eventi che hanno caratterizzato l'unità d'Italia dimostrando, con certezza, che la cultura di "regime" stese, dai primi anni dell'unità, un velo pietoso sulle vicende "risorgimentali" e sul loro reale evolversi. Tutte le forme d'influenza sulla pubblica opinione furono messe in opera, per impedire che la sconfitta dei Borboni o la rivolta del popolo meridionale si colorasse di toni positivi. Si cercò di rendere patetica e ridicola la figura di Francesco II - il "Franceschiello" della vulgata – arrivando alla volgarità di far fare dei fotomontaggi della Regina Maria Sofia in pose pornografiche, che furono spediti a tutti i governi d'Europa e a Francesco II stesso. Risultò, in seguito, che i fotomontaggi erano stati eseguiti da una coppia di fotografi di cognome Diotallevi, che confessarono di aver agito su commissione del Comitato Nazionale; la vicenda suscitò scalpore e, benché falsa, servì allo scopo di incrinare la reputazione dei due sovrani in esilio.
Il Sud cancellato dalla Storia - http://www.cellamare.org
«[ ... ] Ogni giorno che passa diventa sempre più vivo in me il dubbio, se non sia il caso di solennizzare il cinquantennio [dell'Unità] lanciando nel Mezzogiorno la formula della separazione politica. A che scopo continuare con questa unità in cui siamo destinati a funzionare da colonia d'America per le industrie del Nord, e a fornire collegi elettorali ai Chiaraviglio del Nord; e in cui non possiamo attenderci nessun aiuto serio né dai partiti conservatori, né dalla democrazia del Nord, nel nostro penoso lavoro di resurrezione, anzi tutti lavorano a deprimerci più e a render più difficile il nostro lavoro? Perché non facciamo due stati distinti? Una buona barriera doganale al Tronto e al Carigliano. Voi si consumate le vostre cotonate sul luogo. Noi vendiamo i nostri prodotti agricoli agli inglesi, e comperiamo i loro prodotti industriali a metà prezzo. In cinquant'anni, abbandonati a noi, diventiamo un altro popolo. E se non siamo capaci di governarci da noi, ci daremo in colonia agli inglesi, i quali è sperabile ci amministrino almeno come amministrano l'Egitto, e certo ci tratteranno meglio che non ci abbiano trattato nei cinquant'anni passati i partiti conservatori, che non si dispongano a trattarci nei prossimi cinquant'anni i cosiddetti democratici». Cfr. Lettera di G. Salvemini ad A. Schiavi, Pisa 16 marzo 1911, in C. Salvemini, Carteggi, I. 1895-1911, cit., pp. 478-81.
Riportato in Federalismo, socialismo e questione meridionale in Gaetano Salvemini Lucchese, Salvatore - Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita, 2004, pag. 117
“L’unita’ d’Italia e’ stata purtroppo la nostra rovina economica. Noi eravamo nel 1860 in floridissime condizioni per un risveglio economico sano e profittevole, l’unita’ ci ha perduti. Lo Stato italiano profonde i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura ben maggiore che nelle meridionali “
Giustino Fortunato (da una lettera a Pasquale Villari del 1899)
"Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l' Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti. "
Antonio Gramsci (da “Ordine Nuovo” del 1920)
"Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto del male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio .”
Giuseppe Garibaldi (da una lettera ad Adelaide Cairoli del 1868)
“Al di qua del Tronto non sono necessari battaglioni e al di la’ sono necessari. Bisogna sapere dai Napoletani, una volta per tutte, se ci vogliono o no “
Massimo d’ Azeglio, ministro piemontese
Sino all’anno passato, ricchi di pace, di memorie, di costumi, dl prosperità, di commercio e di arti, noi eravamo la invidia delle genti: drammatica nostra, musica nostra, arti ed industrie napolitane, opere d’ingegno e di coltura, maravigliosi musei, strade ferrate, gas, opificii, opere di carità, esercito, marina, bacini, arsenali, tutte cose ne facevan forti e rispettati.
Giacinto de’ Sivo (La Tragicommedia, Napoli 1861
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