Riporto quanto postai nel giorno della memoria di 2 anni fa sul mio blog.
Memento Pola 1944
Il cavaliere e l’orsetto.
All’università ho studiato il calcolo delle probabilità ma, chissà come mai, se lo applico a me stesso, non funziona. Tutte le volte, che cerco qualche cosa in un mucchio, è sempre l’ultima, nell’ultimo baule e nel baule proprio sul fondo. Misteri della matematica o nuvoletta alla Fantozzi?
Così, cercando un libro in un vecchio baule, ho ritrovato, ben riposto, da mia madre, quello che era stato il mio unico giocattolo da piccolo: un orsetto. Un pò malconcio, senza un occhio, con la stoffa sdrucita da cui fuoriesce la paglia.
Raccogliendolo, quasi fosse un videoclip, cominciano a scorrere nella mia mente immagini di un lontano passato. Immagini confuse, che si accavallano, che si sfumano, che si ripresentano ma, lentamente, i contorni si vanno definendo.
Soldati, armi, spari, sirene d’allarme, il fragore delle bombe, il rifugio. Già, il rifugio letto di quasi ogni notte. Accovacciato su un giaciglio di paglia, avvolto in una vecchia coperta, abbracciavo il mio bobi, l’orsetto, unica certezza in tanto marasma. Ero troppo piccolo per capire e troppo grande per non ricordare.
Nell’ombra, sfumata da una fioca luce, c’era uno strano soldato che accarezzava la testa del suo cavallo, per non farlo nitrire. Che ci faceva, un cavaliere dall’aspetto orientale, a Pola nel 1944 ? Mandato a combattere una guerra che, forse, non gli apparteneva e a morire per quale causa ? Mi ero affezionato a quella presenza, chissà cosa avrei fatto per montare in groppa a quel cavallo.
Una sera non venne e non è più venuto, ma non credo che fosse, perché era tornato a casa.
Forse, certi vecchi bauli è meglio lasciarli chiusi.
Nota per il lettore politicamente corretto che non sa, o ipocritamente non vuole sapere.
Pola, città rifondata dai romani su antiche vestigia, era italiana e fu abbandonata al suo tragico destino, come tutta la popolazione istriana, dai governi “democratici” postbellici.
Quei fortunati che riuscirono a salvarsi furono trattati in modo vergognoso, dai suddetti governi, in quanto memoria vivente del loro tradimento.
Sarebbe stato meglio, per loro ,che fossimo tutti democraticamente morti per mano dei democraticissimi partigiani comunisti italiani e titini.
Marcello
6 commenti:
Grazie Marcello, per ora ti rispondo raccontandoti i brividi che mi hanno invaso nel leggerti.
I miei ricordi tornano interi solo al pensiero o alla vista di un'unica immagine di un oggetto ormai inutile e obsoleto...
Intender non lo può chi non lo prova.
Ambra,
come ti ho anche scritto,
io quel dannato rifugio lo ricordo ancora....con tutto il contorno.
Forse non mi crederai,ma spesso la mia mente,si trova a pensare anche ad altri episodi, ancora più drammatici, di cui ho solo dei flash, ma purtroppo ben chiari.
grazie per l'accoglienza
Marcello
Ti credo, ti credo.
Io ero un po' più grandicella e capivo anche di più per molte cose vissute in famiglia, quindi ho ricordi chiari.
Pensa che io capii la tragedia della Shoà tramite una sola immagine viva, anzi due a confronto.
Oggi un elegante signore, molto distinto e ben curato e domattina lo stesso uomo, vestito dei medesimi panni, ma non più elegante anche se ugualmente distinto, ma come coperto da una polvere di secoli che l'avesse improvvisamente invecchiato e reso caduco, ormai inutilizzabile.
Restai attonita e compresi...
A lavorare con me alle OOR ( quando non ero ancora in aspettativa ), venne assunto un ragazzo che lavorava in un'azienda privata che era di fronte a casa mia ( sto parlando della fine anni '70 ) che produceva serrande, un'azienda "storica" per la Bologna metalmeccanica, la Curtisa.
Era un iscritto alla CISL e il segretario di allora che mi aveva aiutato ad entrare alle OOR, mi chiese di aiutarlo in ogni modo, essendo figlio di un "profugo di Pola" e di continuare ad avere la mia posizione contro i comunisti perchè anche se quello era un democristiano, anche lui lo era alla pari di me.
Spero sia in pensione, tranquillo e con la sua famiglia, sono anni che non lo vedo e con lui i rapporti sono terminati prima ancora di andare in aspettativa e quando, a volte, andavo per qualche ragione in azienda, magari per qualche compleanno o per qualche festa interna tra quelle che "il circolo aziendale promuoveva, come le gare di pesca in fiume", mai gli rivolgevo la parola.
Motivo : per fare il delegato sindacale al posto di un altro dell'area dove lui era impegnato nel lavoro, non solo aveva cambiato sindacato, ma si era iscritto al PCI ( allora non aveva ancora iniziato la moda del cambio di nome ed i vari tentativi di trasformazione, ma il dna resiste ).
Credo non servano altri commenti aggiuntivi a questo piccolo racconto di un "esule da me conosciuto" ( tra tanti veri e perituri ).
Buona giornata e buona settimana che domani vado a vedere quanto mi resta da "sgobbare ancora".
Luchy
molti si sono adeguati,per la pagnotta,in Emilia erano rossi e così è diventato rosso.
Capita spesso agli italiani di andare dove va il vento.....
ciao
Marcello
Lui era Demicristiano e Cattolico, arrossiva persino.
Se pensi che quando è entrato, mica era un pivellino, nel mondo del lavoro c'era da anni, era un attrezzista meccanico, questo vuol dire aver fatto anche scuola professionale oltre che Industriale primaria.
E poi era già sposato, con figli, nell'azienda privata di prima, certamente erano in maggioranza anche lì, i comunisti e la Fiom-Cgil.
Ciao.
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