sabato 21 febbraio 2009

IL MITO DI ROMA

E’ uscito lo scorso anno il libro “Il mito di Roma. Da Carlo Magno a Mussolini”, scritto da Andrea Giardina, antichista, ed André Vauchez, medievista. Questo saggio non concerne la storia romana in quanto, bensì, come spiega eloquentemente il titolo stesso, la storia della continuità ideale e simbolica di Roma antica nelle epoche posteriori.
La tesi fondamentale è che il modello di civiltà rappresentato da Roma abbia segnato la cultura occidentale in misura persino maggiore di quelli offerti da Gerusalemme e da Atene, beninteso in determinati campi ed ambiti.
Praticamente tutti i popoli che hanno più segnato la storia europea dal momento della caduta di Roma hanno dovuto confrontarsi con la sua eredità ed hanno considerato la storia della Città Eterna quale un modello esemplare da seguire ed imitare. Le civiltà posteriori oltre a ricercare l’imitazione nei riguardi della repubblica e dell’impero romani, ebbero nei confronti della storia dell’Urbe come un complesso di inferiorità, riconoscendo implicitamente l’irripetibilità delle sue vicende e del suo operato: già questo fu l’atteggiamento di Carlo Magno, che pure fu il padre di una rinnovata istituzione imperiale in Occidente.
L’opera presenta quindi una successione impressionante di nazioni, capi di stato, condottieri ecc. che vollero, in un modo od in altro, proclamarsi eredi e continuatori di Roma antica, appunto da Carlo Magno a Mussolini, passando per Ottone III, Federico II di Svevia, Carlo V d’Asburgo, Luigi XIV, Napoleone, e molti, moltissimi altri. Fra le entità politiche, l’impero dei Franchi, la Francia monarchica, la Repubblica francese, tutti e tre i “Reich” tedeschi (il primo medievale, il secondo fondato da Bismarck e persino quello nazista), la Spagna imperiale ecc. trassero ispirazione da Roma.
Questi due studiosi, Giardina e Vauchez, hanno inoltre il merito di spiegare ai lettori in quale modo i personaggi e le civiltà suddette abbiano inoltre introdotto delle forzature e mistificazioni nell’interpretazione della storia romana, al fine di meglio proporsi quali suoi continuatori. In questa opera di de-mitizzazione storica largo spazio è riservato al fascismo ed al nazismo, la cui imitazione di Roma antica fu limitata soltanto ad alcuni aspetti, tralasciandone intenzionalmente altri con un’operazione deformante.
Il lavoro, preparato da una coppia di storici d’indubbio valore, è senz’altro di alto livello. Un’osservazione critica si può comunque rivolgere allo studio non tanto per negare quanto sostiene, quanto per ampliarne la prospettiva in un duplice modo.
Anzitutto, l’opera di Giardina e Vauchez si limita intenzionalmente alla sola Europa occidentale, trascurando la presenza del “mito di Roma” nell’area orientale, non solo con l’impero costantinopolitano o “romeo”, che rimase sino alla sua fine del 1453 la diretta ed ininterrotta prosecuzione dell’impero romano d’oriente, ma anche con i Rumeni, presso i quali l’idea di essere discendenti da Roma è fondamento dell’identità nazionale, presso la “terza Roma”, cioè la Santa Russia degli zar, e persino presso i Turchi, il cui impero rivendicò se stesso quale prosecuzione di quello romano. Anzi, bisognerebbe parlare del “mito di Roma” anche nel continente americano, da Simon Bolivar il Libertador, che concepì il suo progetto politico di liberazione dal colonialismo spagnolo durante la sua visita a Roma stessa ed in conseguenza della medesima, sino agli USA attuali, che nelle proprie èlites coltivano l’idea di una renovatio imperii, persino sul piano strettamente simbolico (il Campidoglio, l’aquila americana ecc.).
Inoltre, Roma non si è limitata a trasmettere la sua eredità sul piano politico, avendo segnato la storia posteriore anche, e forse soprattutto, negli ambiti del diritto, dell’arte militare, della letteratura, del cristianesimo. D’altronde, gli studi al riguardo abbondano e Giardina e Vauchez avrebbero rischiato di dover ripetere quanto già detto da altri.
In conclusione, lo studio “Il mito di Roma” è sicuramente pregevole, anche se, causa le dimensioni smisurate dell’argomento, finisce con l’amputare e restringere in maniera eccessiva.

1 commento:

Maria ha detto...

Se qualcuno dei "grandi" della Roma antica potesse rivivere non potrebbe credere ai suoi occhi vedendo come i discendenti di quel grande popolo si siano ridotti