sabato 16 febbraio 2008

L'orgoglio dell'origine orientale

Grazie Marco per il tuo post, davvero interessante.
Sono questi i post che vorrei leggere, e che danno veramente qualcosa.
Se posso aggiungere qualcosina, avendo letto tutto Tito Livio (una lunghissima lettura) e tutto Erodoto, condivido le perplessità sull'attendibilità di notizie così antiche (Livio è contemporaneo di Augusto).
Erodoto, poi, ha creduto ai serpenti alati...
Anche i suoi dati numerici sull'esercito persiano mi sembrano assai gonfiati.

Vorrei aggiungere qualche considerazione.

Non ho letto le Origines di Catone (ahi, mi manca, ed invidio furiosamente chi ha potuto farlo), e di Catone ho letto solo il de agricultura.
Catone era un "burino", direbbero i Romani de Roma. Era di Tusculum, non di Roma. Persona da rivalutare, direi, rispetto al trattamento ingiusto che gli viene riservato dalla storiografia di sinistra, come ho avuto modo di evidenziare in un mio post su Catone, dove ho smascherato le menzogne dette sul suo conto. Cosa grave, mi pare che quelle menzogne fossero intenzionali e volte a stravolgere il suo pensiero.
Ma questo è altro discorso.
Catone era preoccupato per l'avanzare dell'ellenismo, e, diciamocelo francamente, non aveva tutti i torti, anche se paragoniamo le sue preoccupazioni con l'attuale, analogo ma non identico, sfacelo nei confronti dell'invasione (anche culturale) medioorientale. Almeno allora l'Oriente era più avanzato, mentre ora ci si vuole imporre il medioevo...

Catone rimane però una persona lucida che individua un reale pericolo per la Società in cui è vissuto ed ha amato.

Su Tito Livio mi sono fatto un'idea diversa.
Innanzitutto, nonostante lui si senta un rappresentante di Roma, e come tale sia visto, era di Padova, e non di Roma, e i suoi accenni a quei miti sono motivati da un malcelato orgoglio cittadino, come Padovano, prima che Romano.
Del resto siamo abituati a pensare a Cicerone come il rappresentante poer eccellenza della cultura romana, eppure Cicerone apparteneva ai Volsci, secolari nemici di Roma.

Io credo che entrambi, e tanti altri letterati considerati Romani, si sentissero Romani, e si possano considerare tali a tutti gli effetti, ma proprio questa loro identificazione con Roma testimonia dell'inesattezza della visione di chi guarda a Roma solo come l'esercito odiato ed invasore.

Livio rivendica un mito che ai suoi occhi nobilita la sua città, come l'etrusco Virgilio, nato nell'enclave etrusco di Mantova, ma anch'egli convinto Romano, rivendica il mito della discendenza dei Romani dai Troiani.

Perché tanto fascino in una parentela con popoli anatolici ?

Perché non dobbiamo guardare a quei tempi con gli occhi di oggi, ma tuffarci nell'atmosfera di allora.
Cogliamo gli indizi che possono illuminarci:
Egitto e Mesopotamia, soprattutto, ma in generale il medio oriente, e la Grecia poi, sono stati le culle della civiltà, raggiungendo livelli non confrontabili con le rozze (al confronto) civiltà europee di allora.
Dal punto di vista culturale, artistico, filosofico, l'Oriente (ivi comprendendo la Grecia, che poi, con Alessandro aveva conquistato l'Oriente, dando luogo all'ellenismo) era molto avanzato rispetto a Roma, e all'Europa in genere.
Dal punto di vista economico, chi non ricorda nomi come Creso e Mida, sinonimi leggendari di ricchezza.

Voglio dire che l'Oriente costituiva un punto di riferimento in qualche maniera simile a quello che ora è lAmerica per il resto del mondo.
Ecco perché i letterati facevano a gara ad attribuire alle proprie patrie paternità orientali.
Oggi tutto ciò sarebbe incomprensibile.
E magari qualcuno pensa semplicemente al fascino delle opere omeriche.
Resta da vedere, però, se Troia era davvero in Oriente, o magari ha ragione l'ing. Vinci a collocarla in Finlandia...
Una ricollocazione dell'intera vicenda eroica della guerra di Troia in ambientazione orientale, agli occhi di allora, avrebbe enormemente nobilitato quei guerrieri, quei popoli e quella storia.

Ma tutto ciò è da dimostrare.

Secondo me.

3 commenti:

adalberto ha detto...

Mio carissimo Duepassi, ammaliato come sono dal "fascino delle opere omeriche" avendo più volte sostenuto in L.S. l'insediamento nelle Giulie intorno al 1000 a.Ch. degli HENETI DI PAFLAGONIA avvenuto dopo la guerra di Troia, vengo a chiederti approfittando della tua notevolissima cultura nel campo storico, cosa sai dirmi sulla origine e successive vicende del BRONZEO LEONE ANDROCEFALO ALATO DI S. MARCO che campeggia sulla ciclopica colonna "Marco" della Piazzetta di Venezia non lontano dal Molo.
Un cordiale saluto da Adalberto

duepassi ha detto...

Mi chiedi una storia di cui sai molto più di me.
Un caro saluto a te e alla splendida Lerici.

adalberto ha detto...

Il mio invito a farti intervenire sul bronzeo "Marco" della Piazzetta non è subdolo: esperto ricercatore e appassionato studioso come sei di Storia Antica, dovresti sapere che in origine il Leone Alato predato dalla Serenissima nel 1124 si dice in quel di Tiro, era in origine il simulacro apoteosico di Nabuccodonosor (!), stando al "racconto" del suo segretario Daniele riportato nella Bibbia.Possibile tu non abbia qualcosa altro da aggiungere? Ti aspetto sempre a piè fermo nella Venezia Giulia di Lucius, in Legno Storto, in compagnia degli Heneti Paflagoni e prima di passare ai tuoi amici Romani, prepotenti invasori nelle
Giulie. Avrai notato che in quel thread ci seguono ormai più di 10.000 lettori.Non deluderli col farci mancare la tua preziosa presenza!
Un caro saluto da Adalberto