perdonate questa mia estemporanea incertezza, gentili lettori.
Al tempo adunque che il Ciani (SEBASTIANO ZIANI) fu creato Doge di Venezia (siamo alla fine del 12° secolo come ci racconta il Procurator di San Marco Marcantonio Sabellico detto il Coccio nel suo "Degli Istorici delle cose veneziane i quali hanno scritto per pubblico decreto) TRE colonne grandissime di Grecia furono portate (alcuni dicono di Costantinopoli; ma come questo far si potesse sotto il bizantino Emmanuel io non veggo).
Adoperarono in portarle alcune grosse navi, che il vulgo addimanda "caracche" (tipiche navi onerarie della Serenissima).
Giunte che furono queste navi , nel tirarsi una di queste colonne con certi ingegni, fu troppo il peso della colonna che, avanzando gli ingegni degli artefici, CASCO' NEL FONDO, e fino a questo dì è ancora sotto l'acqua.
(Probabilmente si trattò della prima colonna che stavano sbarcando con poca esperienza in corrispondenza del molo a quel tempo costituito da una grossa palificata infissa nella velma lagunare a sostegno del terreno non ancora selciato in corrispondenza della celebre Piazzetta dove ora sorgono le altre due ciclopiche chiamate "Marco" e "Todaro").
Le altre due con più diligenza furono ridotte in terra. Le quali, essendo alquanto tempo giaciute distese (forse dall'anno 1124 quando una spedizione veneziana ritornò trionfalmente da Tiro) nè trovandosi, benchè fosse a ciascuno offerta molta mercede, chi avesse ardir di drizzarle: allora per desiderio maraviglioso che ciò si facesse fu per pubblico ordine pubblicato che a ciascuno, che per suo ingegno finisse quell'opera, gli fosse lecito di domandare al Prencipe, e al popolo qualunque cosa volesse la quale per fede pubblica si sarebbe concessa, essendo tale, che dar meritamente si potesse.
( Vogliate perdonare lo stile... rozzamente veneziano del XV° secolo usato qui dal nobile Sabellico ).
Alla fama della proposta molti, come si sa, alcuni per speranza di premio, altri per gloria, tentarono la cosa. Ma uno fra tutti, di Lombardia venuto , così si dice (il Molmenti nella sua celebre "Storia di Venezia nella Vita Privata" dice essere stato un certo Beratterio di Brescia) fornì l'opera, e bagnando le funi con assiduo spargimento di acqua (da qui il detto "Acqua alle corde !") alle quali era legato il peso, di poco spazio lontane dirimpetto al Palazzo (Ducale) , dove ora si vedono (insiste a precisare "il Coccio") drizzò le due colonne (nell'anno di grazia 1172, soggiungo). Sopra il capitello di una delle quali è l'"immagine" di San Marco (il bronzeo androcefalo leone alato dall'aspetto mostruoso e che avrebbe un'altra straordinaria inedita storia da raccontare sulla sua origine e provenienza); su l'altra San Teodoro Martire con lancia, e scudo, e'l serpe sotto i piedi ( statua questa di marmo).
La mercede che quell'ingegnere dimandò fu che tutti quelli che giocassero ai dadi fra l'una e l'altra colonna , ancora che ogni maniera di inganno usassero, potessero ciò fare senza pena.
Io direi che questo uomo fosse stato di grande ingegno se non avesse richiesto sì vergognoso premio della sua virtù; al qual, se il gioco non fosse sommamente piaciuto non gli sarebbe venuto in animo di commendarlo con tal dimanda: ma non è da Iddio a un solo tutte le cose.
Questo artefice fu ancora il primo che fece il Ponte di Rialto (di legno e apribile per il passaggio delle grosse barche), e molti altri edifizi che al pubblico bisogno erano necessari per le quali tutte cose (perchè io trovo che ancora altri premi per lui fu dimandato) dal pubblico ottenne il vivere nel rimanente di sua vita.
Ora mentre si fatte cose nella città si facevano, Emmanuele che aveva l'animo nemico ai Veneziani .........-
Termina qui la storia di una ciclopica colonna di marmo sommersa da oltre otto secoli a pochi passi dall'attuale Molo della Piazzetta tra il fango della laguna . Anni addietro ho insistentemente raccontato questa storia, riconosciuta nei secoli successivi da molti altri autori (!), alla Soprintendeza ai Beni Archeologici di Padova (alla gentilissima Dottoressa Scarfì) e all'allora sindaco di Venezia Mario Rigo. Ottenni in risposta ripetuti complimenti, riconoscenti attestazioni di gratitudine conclusesi però laconicamente con la frase: "mancano i schei per trovarla e per tirarla su".
Vi immaginate quale straordinario evento a livello mondiale se recuperata dal fango dove si trova a non più di tre o quattro metri di profondità , venisse eretta in mezzo alle due della Piazzetta per esaudire finalmente le intenzioni degli antichi veneziani?
Un cordiale saluto ai lettori. Adalberto
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5 commenti:
Non credi che quel tal ingegnere, che tirò su le altre,si opporrebbe, dall'al di laà a che fosse occupato il sito in cui i giocatori bari.....
"trentottesimo tentativo".
Hurràaaaaaaaaaaaaaaaa! E' partito!!!!!!!!!!!! Stavo per spararmi un colpo in testa.Dunque, Ambra, non credo proprio che il Beratterio di opporrebbe nè dall'al di là, nè dall'al di qua perchè fu prevenuto dalla Serenissima, la quale notando che baravano ai dadi, proibì categoricamente quel gioco tra le due colonne e in quei 25 metri di spazio tra loro intercorrente ordinò che si facessero le esecuzioni capitali di tutti i rei, giocatori o non ai dadi. Un caro saluto e un grazie per i suoi solleciti interventi. La nuova veste di Legno Storto è diventata un....casino! Oltre a essere angosciosamente lenta, non mi fa più entrare (anche là!?!) dicendomi che la password che uso da anni (viola367, da loro) non va bene. Ah....queste meravigliose tecnologie di oggigiorno tanto diverse dai sistemi...meccanici di un tempo dove quando era scritto "aperto" era sicuramente aperto e dove "chiuso" , era ermeticamente chiuso!
Un caro saluto da Adalberto
URRàààààààààààà!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Il Legno è proprio una frana. io addirittura non lo raggiungo.
Ma qui, se ci prenderai la mano, potrai sbizzarrirti quanto vuoi,
A presto Ambra
Non mi sbizzarrirò di certo, cara Ambra, in un sito che ha per titolo "L'Italia è la mia Patria" perchè ritengo sia bene entrarvi tenendo ben presente la finalità che è celata in quelle parole. Tu sai bene che non sono un infatuato nazionalista, che son vissuto con un piede di qua e uno al di là di molte etnìe foreste e che la penso un pò come Ivo Andric, senza odiare nessuno. E che infine desidero goethianamente essere cittadino del mondo. Mi limiterò pertanto a introdurre qualcosa di valido, così spero, di natura precipuamente storica. Perchè se di "Italia Patria nostra" dovessi parlare incapperei probabilmente in molte contestazioni ricordando trascorse intraprendenze partite dalle sabaude rive del Po, le tre "S" di Sedan Sadowa e Solferino, alcuni paesi del meridione tra cui Casalduni,una repubblicana eredità di accorpati territori, una popolazione specificatamente multietnica,....-
No cara Ambra, sarà bene lasci spazio a chi sostiene con esuberante entusiasmo che "una Italia è la sua Patria ". Sono troppo amareggiato, sulla dirittura di arrivo degli Ottanta, nel constatare come naviga l'Italia su questo mare di sprovveduta indifferenza. Un caro saluto da Adalberto
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