sabato 13 giugno 2009

AFGHANISTAN

STIAMO TOGLIENDO TERRENO AI TALEBANI 12/6/09

Colloquio con Gianandrea Gaiani

Andrea Pira

Venerdi' 12 Giugno 2009
«La maggiore presenza delle truppe alleate e afghane sul territorio sta sicuramente togliendo terreno ai talebani, andando nelle zone che prima erano sotto il loro controllo». Gianandrea Gaiani, direttore della rivista “Analisi Difesa” ed esperto di questioni militari, spiega così i recenti attacchi ai soldati italiani in Afghanistan.

Dottor Gaiani cos'è cambiato nell'area sotto il comando italiano in Afghanistan?
“Ci sono due fattori importanti che riguardano in generale l'Afghanistan e in particolare il settore italiano. Il primo fattore è che sono aumentate le truppe alleate. Ci sono i rinforzi americani e ci sono anche i rinforzi italiani. Bisogna ricordare che fino a due mesi fa, nel settore ovest, c'era solo un battaglione di manovra italiano ad Herat, che si divideva un po' in tutta la zona. Ora sono due, uno a Farah, l'altro sempre ad Herat, ma operativo anche più nord, a Bala Morgab. In questo modo, raddoppiando la presenza sul territorio, puoi non solo difendere, ma anche andare ad insidiare il territorio tradizionalmente in mano ai talebani. Ma c'è anche un secondo fattore”.

Quale?
“L'esercito afghano, addestrato da consiglieri internazionali, anche italiani, ha migliorato molto le proprie capacità. La stessa battaglia di Bala Morgab, definita decisiva dal comando Nato, ha visto impegnati due battaglioni delle truppe di Kabul. Questo è molto importante perché fino all'anno scorso avevano un ruolo molto marginale. Ora che queste forze sono operative si può andare a togliere il terreno ai talebani. E per questo si ha un aumento della conflittualità”.

I combattimenti fanno però cadere l'immagine dell'esercito italiano impegnato esclusivamente nell'opera di ricostruzione. Qual è la sua opinione in proposito?
“É un'immagine che aveva soprattutto un valore politico più che militare. La missione Isaf, della quale facciamo parte, ha sempre avuto come obbiettivo primario quello di garantire e riportare la sicurezza e l'autorità governativa. Oggi la presenza militare permette di svolgere questo compito e il rispetto delle caratteristiche della missione Isaf. Senza la sicurezza e il controllo del territorio è difficile ricostruire. Oggi le forze sono lì per riportare la sicurezza in molte aree dell'Afghanistan e da questo si potrà poi ripartire. Questo, naturalmente, in un'analisi strettamente militare e non politica”.

Il comandante uscente della Nato, generale John Craddock, oggi si diceva «frustrato» e lamentava la mancanza di truppe.
“Molti paesi europei hanno inviato truppe, limitandone però l'operatività, con poche eccezioni. Craddock si è sempre lamentato di questo, spesso in maniera poco diplomatica, creando qualche attrito tra Usa e Gran Bretagna, che hanno fatto la guerra, e gli altri paesi europei. Tra i paesi della Nato coinvolti, solo pochi, forse una decina, sono veramente in guerra. L'Italia, con qualche limite, è oggi uno di quelli che non si tira indietro”.

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