venerdì 28 marzo 2008

...eppur, felice te che al vento non vedesti cader che gli aquiloni...

Per i bambini uccisi dal terrorismo.

lunedì 24 marzo 2008

Il ColMoschin

Non sono in gamba come pasquino nell'utilizzare la rete, ma se cliccate sul titolo vedrete da dove vengo. Ci sono pure io nel video, opportunamente oscurato, e con voce modificata.

domenica 23 marzo 2008

MEDITIAMO

L'apostata PDF Stampa E-mail
Scritto da Fausto Carioti
domenica 23 marzo 2008
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...
La conversione di Magdi Allam, sancita in modo clamoroso dal suo battesimo in San Pietro durante la messa pasquale officiata da Benedetto XVI, è un gesto dirompente per almeno due motivi.

Primo. Da questo momento Allam, per gli islamici, è un "murtadd", un apostata. E la punizione che l'islam prescrive per gli adulti sani di mente che abbandonano la fede in Allah è la morte. Complimenti ad Allam per il coraggio.

Secondo. Allam non è stato battezzato da un qualunque sacerdote, ma dal pontefice, in Vaticano. Molto dipenderà da come gli organi d'informazione racconteranno la vicenda, ma c'è il rischio concreto che nel mondo musulmano questo gesto di Ratzinger sia interpretato come una pubblica umiliazione inflitta dal capo della Chiesa cattolica all'islam. Questo darebbe vita a risentimenti analoghi a quelli causati dal discorso che Ratzinger tenne a Ratisbona nel settembre del 2006.

sabato 22 marzo 2008

DA STASERA MAGDI ALLAM....


....diventerà uno di noi, riceverà il Battesimo da Benedetto XVI.

FORZA GIOACCHINO VINCI ANCHE PER NOI

venerdì 21 marzo 2008

Buona Pasqua

Più attenzione al ruolo dei militari

PIU’ ATTENZIONE AL RUOLO DEI MILITARI - INTERVISTA A BARBARA CONTINI
Molti anni di missioni all’estero, spesso nelle più importanti aree di crisi internazionali, costituiscono il più importante biglietto da visita di Barbara Contini.
Dopo lunghe permanenze in Asia e nei Balcani, nel 2003/ 2004 è stata in Iraq ricoprendo anche l’importante incarico di “governatore” della provincia irachena del Dhiqar (dove erano schierate le truppe italiane) per conto dalla Coalition Provisional Authority.
Successivamente è stata Rappresentante del governo italiano nel Darfur sudanese durante la fase più acuta del conflitto etnico e della crisi umanitaria. Esperienze nelle quali ha lavorato a stretto contatto con i militari italiani e alleati. Barbara Contini è atualmente responsabile per gli italiani nel mondo del Popolo della Libertà.

Dr.ssa Contini, nel suo piano operativo per gli italiani nel mondo, risulta una sezione dedicata ai militari all’estero. Per quale motivo?
"Nel corso delle mie esperienze all’estero, ho avuto modo di lavorare a stretto contatto con i nostri militari e di apprezzarne le qualità umane e professionali. La stima e la considerazione che nutro nei loro confronti non è mai venuta meno. Per questo, ho voluto riservare una particolare attenzione alla realtà delle nostre forze armate. "

Lei ha operato negli anni decorsi a fianco delle nostre missioni militari, in Bosnia, in Iraq. Le sue valutazioni sulle operazioni condotte.
"Ho riscontrato una grande professionalità e una spiccata sensibilità umana, che consentono di penetrare le barriere dell’ostilità, soprattutto nelle circostanze in cui le popolazioni locali, spesso a causa di informazioni incomplete o manipolate, percepiscono la presenza militare in un’ottica negativa e non per ciò che esse realmente rappresentano, ossia un prezioso strumento di aiuto e una irrinunciabile garanzia per la loro sicurezza. A questo riguardo, è nostro dovere valorizzare la riconosciuta capacità di dialogo del soldato italiano, aperto più di altri a rispettare le culture estranee alla propria e per questo capace di muoversi con competenza in contesti critici. "

Le nostre missioni militari, in particolare quella in corso in Afghanistan, sono spesso avvolte da ricorrenti polemiche politiche, soprattutto quando si verificano episodi drammatici che coinvolgono direttamente i soldati italiani. Qual è il suo giudizio in merito?
"E’ uno spettacolo desolante assistere al consumarsi di sterili scontri ideologici quando accadono tragedie che investono i nostri militari in missione all’estero. Credo che dietro simili polemiche si nasconda un problema più profondo che attiene al modo in cui la politica si rapporta al tema della guerra e della pace, nonché al ruolo delle nostre forze armate nei contesti di crisi in cui sono chiamate ad operare. Mi riferisco in particolare ad una certa retorica della pace, che non solo tende a strumentalizzare un valore così importante, ma a volte si è tradotta nella reticenza della classe politica a dotare i nostri contingenti dei mezzi fondamentali per compiere il proprio dovere. Far finta che i rischi alla sicurezza internazionale, favoriti dall’instabilità di aree nel mondo, non esistano o ritenere che l’impronta umanitaria politicamente conveniente attribuita alle nostre missioni, serva a rimuovere la realtà di conflitti, ancora laceranti, dal dibattito pubblico e nella definizione degli interessi nazionali, non è più tollerabile. Una seria lotta al terrorismo internazionale non lo consente. "

Con quale ottica la politica deve, a suo avviso, affrontare la questione delle missioni militari estere?
"E’ urgente impostare una politica diversa, che utilizzi un linguaggio nuovo, al di là degli slogan e della retorica. Innanzitutto, i nostri militari dislocati nei vari teatri operativi devono sentire di avere un Paese alle spalle, e non solo le loro famiglie. Affinché ciò si realizzi e per evitare strumentalizzazioni, l’opinione pubblica deve essere messa in condizione di conoscere ciò che le nostre truppe fanno laggiù e perché lo fanno, compatibilmente con la necessità di preservare la riservatezza tesa a garantire la sicurezza dei nostri contingenti. I nostri soldati non devono sentirsi isolati dalla loro madrepatria. Inoltre, occorre evitare che essi si trovino costretti in situazioni di oggettiva difficoltà operativa e di comunicazione nei rapporti con altri Comandi presenti sul posto, difficoltà spesso provocate da esigenze contingenti della politica che vanno però ad inficiare l’operato delle nostre truppe in missione all’estero. "

Ritiene che le operazioni militari all’estero siano necessarie anche nei prossimi anni ?
"E’ in corso una campagna antiterroristica su scala globale, alla quale l’Italia ha aderito e contribuisce attivamente con le proprie forze armate. Il nostro sforzo si concentra adesso soprattutto in Afghanistan, dove la guerriglia neo-talebana minaccia il processo di pacificazione e il consolidamento delle istituzioni democratiche, ma anche in Libano, dove le attività dell’Hezbollah costituiscono un costante fattore di instabilità, senza dimenticare ovviamente il nostro impegno sui fronti balcanici e, pur se in misura ridotta, in Iraq. Il concorso dell’Italia alla lotta al terrorismo, nel quadro delle alleanze internazionali, non deve essere messo in discussione, anche perché è evidente che, in assenza di un sistema di sicurezza accettabile, sono limitate le prospettive di uno sviluppo economico e politico dei Paesi in cui siamo presenti con le nostre forze. Inoltre, alla luce dell’esperienza di questi anni, possiamo affermare che i nostri militari sono i migliori ambasciatori dell’immagine e credibilità dell’Italia nel mondo."

Come è cambiato il nostro sistema Difesa?
"Ricordo che l’operazione in Somalia è stata l’ultima a vedere l’impiego di soldati di leva. Le riforme introdotte negli ultimi anni hanno condotto ad una professionalizzazione delle nostre forze armate, che, per le esigenze degli interventi all’estero all’interno di dispositivi multinazionali (nel contesto di coalizioni ad hoc e nell’ambito di missioni Onu, Nato e nel futuro anche dell’Ue) devono essere organizzate e attrezzate per essere rese sempre più integrabili con gli eserciti tecnologicamente più avanzati. Questo processo deve andare avanti senza battute di arresto o tentennamenti e, soprattutto, senza rinunciare al ruolo che ci spetta in quanto Paese ormai produttore di sicurezza nel mondo."

http://cca.analisidifesa.it/it/magazine_8034243544/numero86/article_834460576267470480455665564065_4772136123_0.jsp

mercoledì 19 marzo 2008

Il massacro tibetano

18/03/2008 13:57TIBET – CINA
Le foto del massacro tibetano
Una serie di immagini che testimoniano la violenza del regime cinese contro i manifestanti che, in questi ultimi giorni, hanno chiesto a Pechino più libertà.

Roma (AsiaNews) – Negata da Pechino, la violenta repressione dei manifestanti e dei monaci tibetani viene illustrata da una serie di foto particolarmente violente, inviate dalla dissidenza tibetana in occidente. Si tratta di immagini particolarmente crude, inviate dal monastero di Kirti al Free Tibet Campaign.

Le foto sono state scattate il 16 marzo scorso nella provincia tibetana autonoma di Amdo, che attualmente fa parte della provincia settentrionale cinese del Sichuan. Secondo il Free Tibet Campaign, il massacro è iniziato dopo che i religiosi del monastero di Kirti hanno inneggiato al “Tibet libero” ed al Dalai Lama. Ai monaci si sono aggiunte 400 religiose buddiste e gli studenti della scuola media tibetana locale.

La polizia cinese, che controllava a vista il monastero sin dall’inizio delle proteste (il 10 marzo scorso), ha aperto il fuoco contro la folla. Secondo i dati del governo tibetano in esilio, circa 20mila tibetani del Sichuan hanno protestato in segno di solidarietà con i monaci tibetani. Delle 20 vittime accertate della repressione, 9 sono state identificate: fra questi, ragazzi di 15 e 17 anni.

Riportiamo di seguito le foto delle vittime (clicca sul numero per vederle).
1
2
3
4
5
6
7
8
http://new.asianews.it/index.php?l=it&art=11805#

martedì 18 marzo 2008

L'Italia è la mia patria


Herat 18/3/2008

Ho poco tempo, come sempre. Dovrei dedicarlo ad un po'di riposo. Invece preferisco trascorrerlo per fare qualche riflessione, partendo dal titolo del blog.
Per due anni abbiamo avuto la sensazione che l'Italia, almeno una sua parte, ci avesse come diseredati, non ci considerasse come suoi figli. Che avevamo fatto di male? Semplicemente il nostro dovere di soldati. Di "PeaceMakers".
Quando qualcuno di noi venifa ferito, o peggio, ucciso, noi speravamo che qualcosa cambiasse, ma nulla si muoveva. Ricevevamo solo parole vuote, sterili. Come se rappresentassimo una vergogna da nascondere. Le notizie che giungevano da casa parevano confermare questa tendenza.
Ora invece il vento sta cambiando. Avrei preferito che le missioni all'estero non entrassero nella campagna elettorale, almeno non con le attuali regole d'ingaggio. Il livello di sicurezza, almeno qui da noi, è stato riportato al massimo. Ora speriamo che le informazioni da noi raccolte siano utili per evitare all'Italia una nuova Atocha!
Comunque come si suol dire è bello sentirsi nuovamente in famiglia.


domenica 16 marzo 2008

DA LIBERO

Dai primi indizi l'attentato compiuto forse da un kamikaze nel ristorante Luna Caprese sembra indicare una ripresa delle azioni terroristiche dei gruppi jihadisti vicini ai talebani e ad Al-Qaeda., gruppi di miliziani che negli ultimi mesi hanno subito sconfitte militari nell'area tribale al confine con l'Afghanistan, dove le truppe pachistane sono sostenute da forze speciali americane. Per il terrorismo islamico il ristorante rappresenta un obiettivo ideale. Il locale è situato in un quartiere elegante di Islamabad, è frequentato da esponenti governativi, alti ufficiali e intellettuali pachistani ma anche da diplomatici, giornalisti e dagli occidentali che risiedono nella capitale pachistana o che vi soggiornano. Bersagli ideali per i gruppi legati ad Al-Qaeda e ai talebani. Proprio per la particolare clientela, il Luna Caprese è uno dei pochi ritrovi a Islamabad nel quale è possibile consumare bevande alcoliche. Un motivo più che sufficiente per scatenare la violenza degli estremisti islamici come dimostrano i numerosi attentati compiuti negli ultimi anni in tutto il mondo islamico contro negozi e locali che vendevano alcool. L'azione è stata condotta nel giardino del ristorante dove ai tavoli sedevano per lo più occidentali a conferma che l'obiettivo del kamikaze erano proprio gli stranieri, forse alcuni funzionari della Cia che risulterebbero tra i feriti americani. Meno probabile che i terroristi volessero colpire in modo particolare l'Italia, sia perché il Luna Caprese ha una clientela non certo solo italiana, sia perché in Pakistan non vi sono stati finora indizi di una particolare ostilità nei confronti degli italiani. Ma l'ipotesi non si può escludere. L'Italia fornisce il quarto contingente militare per consistenza numerica tra i 43 Paesi che schierano truppe in Afghanistan: 2.700 militari. La particolare situazione italiana, con una campagna elettorale che vede inasprirsi i toni del confronto politico sui temi legati alle operazioni militari, potrebbe indurre i jihadisti a colpire obiettivi italiani per tentare di influenzare il voto. Come accadde nel marzo 2004 con gli attentati di al-Qaeda a Madrid alla vigilia del voto spagnolo

IL SOGNO DOVRA' AVVERARSI

sabato 15 marzo 2008

Una rosa bianca per Ambra


Afghanistan, italiani in prima linea


Sale la tensione nell’ovest, dove gli italiani si preparano alla guerra

A Herat, sede occidentale del contingente italiano, comincia a fare caldo. Non solo dal punto di vista climatico. Negli ultimi giorni si sono registrati attacchi e sabotaggi contro centraline e ripetitori telefonici e un’ondata di rapimenti senza precedenti che ha suscitato proteste tra la popolazione locale, sempre più preoccupata per il deterioramento della sicurezza nella zona.
Una situazione confermata, pochi giorni fa, dalla relazione annuale dei servizi segreti italiani che parlano di “sensibile deterioramento della cornice di sicurezza” a Herat con “aumento degli attentati” e afflusso di “cellule ostili” provenienti dal sud, ovvero dalla provincia di Farah.

Forze speciali schierate stabilmente sul fronte sud. E proprio a Farah, il fronte più caldo del settore italiano, nelle scorse settimane è stato dislocato in via permanete il contingente di forze speciali italiane, la Task Force 45, che finora erano basate a Herat. Assieme alla Task Force 45 – che pare sia stata rinforzato con un centinaio di paracadutisti della Folgore appena arrivati dall’Italia – sono stati mandati a sud anche i cinque elicotteri da combattimento italiani Mangusta della Task Force Fenice.
Uno schieramento ‘in prima linea’ delle nostre truppe da combattimento che coincide, forse non casualmente, con l’avvio di un’offensiva alleata anti-talebana proprio nella provincia di Farah. Ufficialmente, le forze italiane partecipano alle operazioni solo con un ruolo di “supporto”: definizione ambigua che in passato a mascherato un coinvolgimento diretto degli italiani ai combattimenti.

Il gioco delle tre carte: più truppe da combattimento a Herat. D’ora in avanti, la partecipazione italiana alla guerra contro i talebani non farà che aumentare.
L’apparentemente innocuo progetto di “spostamento” del contingente italiano da Kabul a Herat senza incrementi di truppe, annunciato una settimana fa dal capo di Stato Maggiore dell’esercito Fabrizio Castagnetti, maschera infatti l’invio di forze fresche da combattimento che andranno a costituire il famoso Battle Group da impiegare per contrastare la minaccia talebana nel settore occidentale.

I circa 750 soldati italiani (truppe non da combattimento) che verranno rimossi da Kabul (il cui comando regionale, temporaneamente italiano, verrà assegnato stabilmente alla Francia – Sarkozy lo ha preteso in cambio dei rinforzi che invierà a combattere a Kandahar) non verranno infatti trasferiti di peso a Herat: saranno rimpatriati e al posto loro verranno schierate nell'ovest un numero uguale di truppe da combattimento, tra le quali sicuramente la brigata aeromobile Friuli, stando a quanto scrive l’esperto militare Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa).
13 marzo 2008
Enrico Piovesana
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=10430

LA RONDINE E' ARRIVATA


Da oggi ha piena libertà di nidificare sotto il mio tetto. Aspettiamo i suoi rondinini.

venerdì 14 marzo 2008

Andrea Angeli


Mercoledì sera, a Ravenna, si è svolto un incontro con Andrea Angeli, funzionario dell'ONU, e Tony Capuozzo, che hanno presentato i loro libri: rispettivamente "Professione peacekeeper" e "Occhiaie di riguardo".

Alla serata erano presenti diversi militari dell'Areonautica della base di Cervia ed altri esponenti delle Forze Armate di Ravenna. Sono intervenuti inoltre i familiari di uno dei "ragazzi" deceduti a Nassirya.

Una serata piacevole, ricca di spunti, di commenti e di domande rivolte principalmente ad Angeli, nella sua veste di osservatore privilegiato dei caschi blu. L'interesse maggiore si è concentrato sulla situazione del Kossovo, ritenuta una possibile mina vagante.
Abbiamo terminato, naturalmente, a cena tutti insieme!

Andrea deve ripartire per Kabul al più presto e ci abbraccia con la preghiera di continuare l'opera, già intrapresa, di sensibilizzazione del Governo e dei media.


Una discarica degrada Lucca e Dante Alighieri

E purtroppo anche questo

giovedì 13 marzo 2008

MONNEZZA(Aldo Leonardi-F.Guetta) canta:OSCAR DI MAIO

Anche questa è Italia

DA LEONE 20 A PERENNE MONITO

Ho una bella favoletta da raccontare:
Si racconta che quando Dio creò il mondo, affinchè gli uomini prosperassero, decise di concedere loro due virtù. E così fece:
a. Gli svizzeri li fece ordinati e rispettosi delle leggi.
b. Gli inglesi perseveranti e studiosi.
c. I giapponesi lavoratori e pazienti.
d. I francesi colti e raffinati.
e. Gli spagnoli allegri e accoglienti.
Quando arrivò agli italiani si rivolse all'angelo che prendeva nota e gli disse: "Gli italiani saranno intelligenti, onesti e di sinistra!"
Quando terminò con la creazione, l'angelo gli disse: "Signore, hai dato a tutti i popoli due virtù ma agli italiani tre, questo farà sì che prevarranno su tutti gli altri". "Perbacco! E' vero! Ma le virtù divine non si possono più togliere. Allora che gli italiani abbiano tre virtù! Però ogni persona non potrà averne più di due insieme".
Fu così che:
a.. L'italiano che è di Sinistra ed onesto, non può essere intelligente.
b...Colui che è intelligente e di Sinistra, non può essere Onesto.
c.. E quello che è intelligente e onesto non può essere di sinistra.

mercoledì 12 marzo 2008

AMARYLLIS, IL FIORE DELLA FIEREZZA

Dedicato all'Italia

martedì 11 marzo 2008

URANIO IMPOVERITO

Il 6 dicembre 2007 il ministro della difesa Parisi ha riferito alla
commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito che i
militari italiani morti per tumore in undici anni di missioni
all'estero sono settantasette. La cifra -ha però chiarito
onestamente- configura un'incidenza inferiore alla media della
popolazione maschile nello stesso periodo considerato. Parisi ha
giustamente concluso che l'unico effetto sortito finora dal balletto
di cifre sull'argomento è stato quello di creare ingiustificato
allarme tra i nostri soldati impegnati in teatri operativi come
Balcani, Afghanistan, Iraq e Libano.

Ma il presidente della commissione, Felice Casson (Pd), non sente
ragioni e vuole l'audizione dei capi del Sismi che si sono succeduti
dal 1996 al 2006 per accertare in quali luoghi sia stato usato
l'uranio impoverito. Insomma, sul banco degli imputati c'è sempre
lui, l'uranio impoverito, che ha sul collo addirittura una
commissione d'inchiesta apposita.

Già, perché la stessa parola «uranio» fa venire in mente la bomba
atomica, le radiazioni e, dunque, i tumori maligni. Eppure, più che
i capi del Sismi, si dovrebbe ascoltare gli scienziati, almeno per
sapere se il colpevole è stato trovato o si sta condannando un
innocente senza processo. Un amico medico mi ha spiegato che di
radiazioni viviamo attorniati, essendo esse emanate da un'infinità
di minerali. Tra le più pericolose ci sono quelle «gamma», emesse
dagli apparecchi ospedalieri per radiografie.

Ma basta uno schermo al piombo per neutralizzarle. Per giunta, per
poter giovarsi a qualunque scopo (civile o militare) della
radioattività

, occorrono grandi quantità di minerali contenenti
materiali radioattivi. Il piombo, dicevamo, la blocca per via della
sua alta densità e un foglio di piombo è sufficiente perché i
rilevatori «geiger» di radiazioni smettano di ticchettare.

Il piombo ha gli atomi così strettamente vicini da impedire il
passaggio delle radiazioni «gamma» e, a maggior ragione, quelle,
molto più deboli, «alfa» e «beta». Perché in guerra si usano
talvolta munizioni all'uranio al posto di quelle tradizionali di
piombo? Per la semplice ragione che l'uranio ha peso atomico 238 ed
è più denso del piombo (peso atomico 207), perciò più efficace
contro la corazza dei carri armati. Si tratta di uranio "impoverito"
perché, appunto, ha perso gran parte della sua carica radioattiva e
non può essere più utilizzato come combustibile per centrali
atomiche. Usarlo per certi tipi di proiettile è un sistema ingegnoso
per riciclare tale metallo. Metallo, attenzione, non gas o polvere.

Ciò significa che il proiettile all'uranio impoverito penetra
l'acciaio delle corazzature e, al massimo, si fonde con esso per il
calore dell'esplosione. Per giunta, essendo "impoverito" è
scarsissimamente radioattivo. Dunque, non si espande nell'aria e,
qualche eventuale scheggia (di dimensioni minutissime), dato il suo
peso ricadrebbe a pochi metri.

Per avere una (innocua) traccia di radioattività sugli uomini
occorrerebbe che un soldato andasse a piazzarsi proprio sul punto
d'impatto e ci stesse alcune ore seduto sopra. Eppure, questa storia
della letalità dell'uranio impoverito sembra avere la forza del
pacificamente accertato. Non sarà che tutto fa brodo pur di dare
addosso al «satana» americano?
Rino Camilleri
9-3-2008

La storia è vecchia.
Premetto che anche io ho avuto dei problemi di salute, nel 2003 sono stato operato allo stomaco per una diverticolosi, fruuto del disordine alimentare in tanti anni in giro per il mondo, quando fecero la biopsia al pezzo di intestino che era stato tolto scoprirono la presenza di una patologia tumorale.
Era solo all'inizio e non si era ancora sviluppata per cui tutto andò per il meglio e non dovetti nemmeno ricorrere alla fastidiosissime terapie.
Ho chiesto a tutti gli Ufficiali Medici che hanno operato nell'ospedale da Campo che ho comandato per anni e nessuno di loro collega la patologia tumorale con la opresenza di uranio impoverito nei luoghi dove abbiamo operato.
Per mesi in Somalia ho avuto sul mio tavolo un puntale di una bomba anticarro all'uranio impoverito, ha una forma molto particolare sembra una di quelle torri sparse nel mondo piene di antenne radio e TV.
MI sembrava la torre di Vienna ed è rimasta li sul mio tavolo, quindi pensate quale era l'approccio che avevamo verso questo marteriale.
Ho seguito attentamente l'evoluzione dei risulatati della Commissione d'inchiesta presieduta dall'esimio prof. Mandelli.
Nessun collegamento provato con l'Uranio impoverito.
Una ultima cosa, mio Suocero , decedito nel 1971, perchè affetto dallo stesso morbo alle ghiandole linfatiche, aveva combattuto nell'Esercito Tedesco nel Caucaso e i Medici della Clinica Universitaria di Innsbruk, dove è stato ricoverato,hanno sempre parlato di una malattia molto diffusa in quella zona che mio Suocero potrebbe avere contratto in quei luoghi durante il suo servizio.
Qualcuno azzarda una ipotesi sull'uso di solventi minerali volatili per la pulizia delle armi.
Alcuni in uso fino al 1990 sono stati cambiati, il motivo francamente non lo conosco.
Certo che quando dovevi ripulire le incrostazioni sulle canne delle mitragliatrici, dopo avere sparato migliaia di colpi, erano eccezzionali. Io sono convinto che forsequalcosa dipende ancche da tutte le vaccinazione che ci vengono praticate prima di partire.
La prima volta che vai in missione le chiappe e i deltoidi vengono usati come puntaspilli per tre settimane.
Quando a settembre sono stato operato al cuore i medici della clinica Gavazzeni mi hanno detto che sono una bomba biologica vagante con tutti i generi di anticorpi che mi sto portando addosso.
Gioacchino

lunedì 10 marzo 2008

L'UOMO E' PESANTEMENTE DISCRIMINATO

Si parla di discriminazione femminile, ma la realtà è che l'uomo, in Italia ed in Europa, ad essere pesantemente discriminato sul piano giuridico. Ciò è una violazione palese del principio dell'uguaglianza giuridica ed una forma costrittiva con cui s'intende realizzare l'ideologia giacobina, negatrice dell'esistenza di differenze innate fra uomo e donna, che sono diversi e complementari, così come sono differenti ma complementari il padre e la madre nelle loro funzioni genitoriali e di crescita della prole.

· Azioni affermative L'introduzione della discriminazione sessuale chiamata "azione affermativa" va a precludere al giovane di sesso maschile alcune possibilita' di formazione professionale e di accesso al lavoro.
· Diritto alla paternità Una donna ha biologicamente la possibilità di avere un bambino anche senza doversi legare stabilmente ad un uomo. Il divieto all'adozione per i single vieta invece all'uomo una pari facoltà.Inoltre il padre non ha possibilità di salvare il proprio bambino qualora la madre decida di abortire.
· Affidamento figli Nel 95% dei casi i tribunali dello Stato in caso di separazione affidano i figli alla madre riducendo la paternita' alla sola voce economica "mantenimento"
· Diritto al rifiuto della paternità Una donna dopo il concepimento conserva il diritto di rifiutare la maternità, tramite l'aborto oppure non riconoscendo il figlio alla nascita. Un uomo non può impedire al figlio non desiderato di nascere, ma non può decidere nemmeno liberamente di rifiutare il riconoscimento, che gli puo' essere imposto.
· Trattamento pensionistico Un uomo è costretto a pagare i contributi per 5 anni in più per godere di 12 anni di pensione in meno rispetto ad una donna.
· Situazioni di emergenza Lo stato si attiene scrupolosamente al principio "Prima le donne" in ogni situazione di emergenza, come dimostrano il trattamento preferenziale riservato alle donne nell'accoglienza dei profughi, incurante del fatto che in tutte le situazioni di guerra o di crisi sono gli uomini a rischiare di piu'.
· Allocazione fondi I fondi allocati dallo stato per programmi aventi connotazioni di "genere" sono sempre destinati alle donne. A tutti i livelli, nazionale e locale, vengono predisposti programmi di supporto che escludono gli uomini. Nessun programma che si connoti come maschile viene mai presentato o finanziato.
· Permessi carcerari Molte donne possono evitare il carcere perché hanno da assistere bambini piccoli. La possibilita' per i detenuti maschi di ottenere gli arresti domiciliari per stare vicini ai loro bambini viene, salvo rarissime eccezioni, negata.
· Pene detentive I giudici tendono a condannare le donne, a parità di reato, a pene detentive minori di quelle degli uomini
· Violenza carnale La legge italiana sulla violenza carnale spezza l’equilibrio che deve essere fra accusa e difesa (indispensabile, per cercare d’evitare da una parte che un colpevole sia assolto, dall’altra che un innocente sia condannato) e rende quest’ultima fortemente svantaggiata rispetto alla prima, con la norma assurda per cui è sostanzialmente possibile far condannare un uomo per stupro in base alla semplice denuncia d’una donna, senza prove. Infatti, con violazione d’un fondamentale principio giuridico, secondo la legge italiana è l’accusato a dover dimostrare la sua innocenza, ciò che non accade per nessuna altra imputazione.
· Quote elettorali Il meccanismo delle quote elettorali e' stato bocciato dalla Corte Costituzionale come illecita forma di discriminazione sessuale, ma la sentenza è stata aggirata con una modifica d’un articolo secondario della costituzione. Alcuni uomini non trovano il posto in lista, anche se meritevoli, semplicemente in virtù del proprio sesso. Il principio d’uguaglianza della costituzione italiana è inequivocabile: non afferma che si debba essere uguali, bensì che si deve ricevere un trattamento uguale dalla legge nell’affermare le proprie capacità e meriti. La norma delle quote elettorali è quindi palesemente discriminatoria poiché fa sì che la legge non sia uguale per tutti. Inoltre crea un precedente gravissimo che può essere esteso alle categorie ed agli ambiti più differenti, finendo col produrre una società corporativa.Specificita' biologiche Mentre le specificita' biologiche della donna, come la maternità, sono riconosciute e tutelate con apposite normative volte a creare un sistema a misura di donna, nessuna tutela è presente per le specificità biologiche dell'uomo, come la minore aspettativa di vita (pensioni od esenzioni dovrebbero scattare per l'uomo adeguatamente prima).

sabato 8 marzo 2008



Via Rasella





Eccidio Fosse Ardeatine

giovedì 6 marzo 2008

24 marzo 1944 - Un'intervista chiarisce alcuni aspetti sui quei tragici fatti.

GIOVANNA CANZANO INTERVISTA GIOVANNI LUBRANO DI SCORPANIELLO

Ogni tanto torna a galla il dramma delle Fosse Ardeatine, 24 marzo 1944. Adesso il particolare permesso di lavoro concesso all’ex ufficiale nazista Erik Priebke.

CANZANO - Come mai si parla sempre dell’eccidio delle Fosse Ardeatine e mai dell’attentato in via Rasella del giorno prima e che poi portò alla strage nelle cave di via Ardeatina?
LUBRANO – C’è un principio della fisica credo che reciti più o meno così: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e/o contraria. I 335 martiri barbaramente giustiziati il 24.3.44 devono il loro triste destino all’inutile attentato che il giorno prima, organizzato da comunisti assassini, era costato la vita di 33 soldati del battaglione Bolzen Polizei che ogni giorno intorno alle ore 15.30 risalivano per via Rasella per tornare in caserma. I morti furono in realtà di più perché oltre al povero bimbo Piero Zuccheretti tagliato in due dall’esplosione ci furono almeno 5 vittime tra i civili e, altri soldati di quel battaglione morirono nei giorni successivi per le ferite riportate.
CANZANO – Da chi fu organizzato l’attentato di via Rasella?
LUBRANO – Quel tipo di crimine fu ispirato, organizzato e diretto politicamente da Giorgio Amendola, capo dei partigiani comunisti che si servì come manovalanza assassina di Rosario Bentivegna autore materiale dell’omicidio, di Franco Calamandrei e di tale Carla Capponi.
CANZANO – C’è un perché per via Rasella?
LUBRANO – No. Gli alleati allora impegnati sul fronte di Cassino dove trovarono molta difficoltà a superare gli uomini del generale Albert Kesterling sarebbero comunque arrivati a Roma (4 giugno ’44); gli stessi tedeschi stavano trattando con le varie formazioni partigiane operanti sul territorio romano per garantirsi una via d’uscita tranquilla. I comunisti del PCI pensavano che ci volesse un atto forte che avrebbe portato alla sollevazione della città di Roma contro i nazisti. La strage di via Rasella portò solo alla rappresaglia che costò la vita a 335 persone, barbaramente trucidate e all’allontanamento di Amendola da Roma a Milano.
CANZANO – Ma erano solo ebrei i trucidati nelle fosse Ardeatine?
LUBRANO – Su 335 vittime 75 erano ebrei, le persone più povere della comunità ebraica romana. Ma 68 dei trucidati facevano parte del più importante movimento partigiano comunista romano noto come “Bandiera Rossa”.
CANZANO – Comunisti che fanno uccidere i comunisti?
LUBRANO – Si, il PCI ufficiale era ancora allora super impegnato contro i seguaci di Trosky, in nome delle supreme direttive del compagno Stalin. I comunisti di “Bandiera Rossa” non riconoscevano assolutamente le pretese di egemonia del PCI sul movimento partigiano romano. Da qui ad essere additati come traditori troskisti il passo fu breve e, mani sapienti seppero bene inserire nella famosa lista dei giustiziandi i ragazzi di “Bandiera Rossa”.
DOMANDA – Però gli unici che ricordano i loro motivi sono solo i rappresentanti della comunità ebraica di Roma…
LUBRANO – Vero e giusto. Ai comunisti, e, pure ai socialisti, non conviene ricordare quei 68 ragazzi proprio perché per inserire quei nomi di partigiani di “Bandiera Rossa” nei famosi elenchi l’attentato di via Rasella cadeva come il cacio sui maccheroni. Capito il nesso? Per sua ulteriore informazione, Angelo Fochetti al cui nome è dedicata la strada romana dove oggi ha sede la redazione del quotidiano “La Repubblica” trucidato alle Fosse Ardeatine, era uno dei 68 compagni di “Bandiera Rossa”.

BIOGRAFIA Giovanni Lubrano di Scorpaniello (si firma Giovanni Lubrano) è giornalista professionista e storico. Laureato in Scienze Politiche (Università di Roma Luglio 1970) oltre alle centinaia di articoli-inchieste per l’AVANTI!, è stato capo redattore della Rivista Finsider e direttore di “Aciaio”, il mensile della federacciai aderente a Confindustria. Tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 ha diretto, quale direttore responsabile, l’agenzia di stampa della corrente del PSI facente capo a Francesco De Martino. In tale corrente, “Riscossa e Unità Socialista” fu eletto membro di Comitato centrale dei Congressi Socialisti di Genova del 1972, Roma nel 1976 e Torino nel 1978. Nella seconda metà degli anni ’80 ha lavorato nell’ufficio stampa di Rino Formica, al ministero del Lavoro (87-89) e poi in quello delle finanze (89-92). Da tempo si occupa di Storia patria, politica e militare, non disdegnando qualche escursione in politica estera. Da segnalare i suoi articoli su Giacomo Matteotti e Bruno Buozzi pubblicati su l’Opinione; la serie di articoli (a puntate) sui mezzi di assalto della Marina da guerra ne secondo conflitto mondiale, l’articolo pubblicato quest’anno da il ‘Roma’; l’intera pagina, a sua firma, pubblicata dal quotidiano napoletano il 6 agosto 2005, in occasione del 60° anniversario del lancio della prima bomba atomica U.S.A. nella città giapponese di Hiroshima. E’ in corso la pubblicazione nella stessa testata partenopea (sono usciti i primi due articoli) sul modo in cui la D.C. si ‘liberò’ nel 1978, prima di Aldo Moro e poi di Giovanni Leone. Collabora con i siti internet nell’VAAR’ e di ‘NOGOD’; nel primo a giorni dovrebbe uscire una serie di interventi dedicati al 20 dicembre 1870. E’ Autore di diverse recensioni di libri. E’ commentatore della Repubblica dal 2 giugno 2003.
Il 24

lunedì 3 marzo 2008

DI Stefano Pagliacci

Ecco che l'Italia perde un altro Figlio che l'ha resa grande.

SE TROVERAI IL TEMPO PER TUTTO.....

Avrai trovato la chiave per essere felice.

domenica 2 marzo 2008

ALL'ITALIA E AGLI ITALIANI.

Trova il tempo..

Trova il tempo di pensare
Trova il tempo di pregare
Trova il tempo di ridere
È la fonte del potere
È il più grande potere sulla Terra
È la musica dell'anima.

Trova il tempo per giocare
Trova il tempo per amare ed essere amato
Trova il tempo di dare
È il segreto dell'eterna giovinezza
È il privilegio dato da Dio
La giornata è troppo corta per essere egoisti.

Trova il tempo di leggere
Trova il tempo di essere amico
Trova il tempo di lavorare
E' la fonte della saggezza
E' la strada della felicità
E' il prezzo del successo.

Trova il tempo di fare la carità
E' la chiave del Paradiso.

(Iscrizione trovata sul muro
della Casa dei Bambini di Calcutta.)

sabato 1 marzo 2008

Una lettera da Marsiglia....

Premessa: questa lettera che ho conservato con tanto amore e tenerezza, è stata scritta da mio papà. Prigioniero a Marsiglia nel 43, da dove riuscirà a fuggire a piedi per proseguire in bicicletta (prestata da un contadino) fino a Modena.
E' un lungo messaggio che trascriverò integralmente in ricordo del mio adorato genitore.

Marsiglia, 22.11.43

Mamma papà e Cetta miei,

poche righe perchè questo marinaio deve partire alla volta dell'Italia. Non so se avete ricevute le mie numerose lettere che vi ho inviate con mille mezzi.-

Da voi mai nessuna risposta e non so più nulla di coloro che più amo al mondo.- Questa mancanza continua di notizie mi rende questa vita impossibile e prego Iddio perchè tutto possa finire al più presto.-

Spero, come già vi ho scritto, che Cetta e la sua mamma saranno vostre ospiti e che così non sentiranno la lontanza dei loro due uomini * prigionieri. - Se non fossero ancora presso di voi, Vi prego di farvele venire subito così io sarò più tranquillo e qualunque cosa succeda in Italia io la saprò con voi.- Per me non datevi pensiero perchè so trarmi benissimo d'impaccio..Lavoro ora per i tedeschi i quali ci trattano abbastanza bene e sono arrivati al punto di prometterci la apertura di prossime licenze per l'Italia. Altro sogno questo che s'infrangerà come quello dell'8 settembre!.-

Vi prego di scvrivere, qualora non l'aveste ancora fatto,a questo indirizzo: Serg. Magg. E. Montorsi- Feldpost N° 26333 e speriamo mi giunga qualche cosa.-

Vorrei scappare per ritornare in Italia ma le voci che qui corrono non sono certamente buone sulla vita interna del nostro paese e per ora preferisco rimanere qui.-

Questo marinaio che imbucherà la lettera in Italia io non l'ho mai visto e consegno la lettera ad un altro.-

Sono rimasto senza completamente vestiti, biancheria,soldi perchè ho perduto tutti i miei bagagli prima di essere fatto prigioniero dai tedeschi. I primi giorni di campo di concentramento sotto una tenda e con una sola coperta sono un lontano ricordo.- Sono rimasto con dei vecchi camerati: Bonora, Peo, Masera ecc. e con questi ci facciamo tanta compagnia.-

L'altra sera ho pianto tanto guardando le vostre foto e in quel momento avrei fatto qualunque cosa pur di partire e di venire presso di voi.-

Mamma e papà cari, state tranquilli e aspettate con fiducia il vostro Ermanno.-

Cetta mia, aspettami fiduciosa che presto ritornerò e finalmente saremo felice per sempre.- Che desiderio ho di leggere una tua lettera, di stringerti fra le mie braccia e ripeterti quanto grande sia il mio amore.-

Ora vi lascio e con la speranza di rivedervi assai presto vi unico tutti nel medesimo amplesso e vi bacio con tanta tenerezza e tanto amore

vostro

Ermanno

* ricordate che anche il nonno Alfonso, papà di Cetta, era prigioniero in Africa...
p.s. Mio padre era nato il 29 aprile 1917, quindi aveva 26 anni quando scrisse....

COSI' APPARIVA L'ITALIA A GOETHE.