Questa è una “campagna” che il Blog DOVREBBE fare.
Buona giornata.
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Questo è il titolo che ho utilizzato sul Blog di Paolo Guzzanti nel postare l'articolo, perchè si perde troppo tempo a discutere di niente, a volte, a mantenere attivi tutti coloro che con la politica ed i fatti realizzati dal nostro Governo, niente hanno a che fare.
Per ora il risultato è che nemmeno "il padrone di casa" si è degnato di apporre sotto l'articolo, come spesso fa proprio con quelli richiamati nel paragrafo precedente, alcuna parola di supporto ma invece molto del suo tempo lo usa contro la Ministro Carfagna, tenendo aperta una polemica stucchevole e che serve solo ad aumentare i contatti ( e le entrate tra gli iscritti ) degli estremisti di sinistra.
Prima o poi, qualche considerazione "pesante" la scriverò su questo suo atteggiamento.
Credo invece che sarebbe opportuno fare qualcosa di concreto su questo tema, troppo spesso in discussione per qualche misero giorno quando accadono fatti delittuosi e poi fuori dall'attenzione dei più : con il risultato di lasciare soli i familiari di coloro che ne sono colpiti.
Buona giornata e, mi auguro, tanta attenzione al tema e soprattutto, partecipazione CIVILE e DEMOCRATICA.
lunedì 08 settembre 2008, 07:00
CARI TERRORISTI È ORA DI PAGARE
Di Paolo Granzotto
Il 17 giugno del 1974 giunse alle redazioni dei giornali un foglio ciclostilato sormontato da una stella a cinque punte. Era il primo comunicato delle allora e per lungo tempo «sedicenti» Brigate Rosse. Questo il testo: «Lunedì 17 giugno 1974, un nucleo armato delle Brigate Rosse ha occupato la sede provinciale del Msi in via Zabarella. I due fascisti presenti, avendo violentemente reagito, sono stati giustiziati».
Era andata così: il sessantenne Giuseppe Mazzola e il ventinovenne Graziano Gilarducci si trovavano quel giorno nella sede milanese del Movimento sociale quando irruppero, pistole puntate, due brigatisti, Fabrizio Pelli e Roberto Ognibene. Sulle scale, a fare da palo, erano appostati Susanna Ronconi e Martino Serafini. Ad attenderli in strada, al volante di un’auto, Giorgio Semeria, autista del commando. Il primo a reagire fu Giuseppe Mazzola, che, nel tentativo di strappargliela di mano, afferrò per la canna il revolver di uno dei due brigatisti al quale, immediatamente dopo, Graziano Gilarducci saltava al collo. Nella colluttazione Mazzola cadde a terra e a questo punto il secondo brigatista esplose due colpi. Il primo colpì alla spalla Gilarducci. Il secondo la gamba e l’addome di Mazzola. Dopo averli resi inoffensivi, il brigatista sparò altri due colpi. Mirando alla testa e uccidendoli - «giustiziandoli» - sul colpo.
Negli anni successivi e fino al 1980, la magistratura sembrò più interessata a seguire la pista «nera» piuttosto che quella, sedicente, «rossa». Ma poi qualche pentito cominciò a parlare, le indagini presero un’altra direzione e il commando di via Zabarella finì sotto processo. E finalmente, nell’anno del Signore 1992, Semeria, Ognibene, Pelli, Serafini, Susanna Ronconi, Renato Curcio, Alberto Franceschini e Mario Moretti - la nomenclatura brigatista - furono condannati (gli ultimi tre per «concorso morale in omicidio») in Cassazione. Con sentenza, dunque, definitiva.
Otto anni più tardi, Piero Mazzola, figlio di uno dei due «giustiziati», intentò causa civile «per una questione di principio - precisò - perché se mai arriveranno i soldi, saranno interamente devoluti in beneficenza». Il processo si è concluso in questi giorni con la condanna dei brigatisti al risarcimento dei danni: 350mila euro, oltre agli interessi di 34 anni, ai familiari delle due vittime. Ma i brigatisti pare non abbiano una lira e quel po' lo difendono con le unghie e con i denti (per sfuggire all’ufficiale giudiziario Serafini s’è addirittura barricato in casa. Ma con uno stratagemma l’ufficiale è poi riuscito a entrare pignorandogli il televisore al plasma e un paio di mobili di qualche valore).
Non resta quindi che il pignoramento del quinto dello stipendio, che è poca, pochissima cosa (Curcio è socio di una coop; Susanna Ronconi, lei Caina, lavora per il gruppo Abele; Roberto Ognibene è geometra al Comune di Bologna e gli altri non hanno reddito fisso). I giustizieri la passeranno dunque liscia, ma non così liscia come sperano se fosse accolta una proposta avanzata da Giuliano Ferrara e che facciamo con sincera convinzione ed anzi, con energia, nostra: confiscare i proventi delle esibizioni mediatiche di quel gruppo di assassini. E ci aggiungerei anche i proventi delle loro produzioni editoriali, marchette comprese.
Ciò servirebbe un duplice scopo: rimpinguare la scarsella del risarcimento (che, è bene ripeterlo, andrà tutto in beneficenza) e costringere i brigatisti a smetterla con le loro narcisistiche esibizioni, con le loro deplorevoli «lezioni», con i loro sgangherati e offensivi addottrinamenti e storicizzazioni e, in sostanza, autoassoluzioni. Un provvedimento del genere li indurrebbe a quella discrezione assai somigliante al pudore che fino ad oggi non hanno mai mostrato come mai hanno mai mostrato segno di pentimento. Ed è ora che paghino anche questo.
5 commenti:
Non aspettarti di qui molta sodisfazione, questo blog è ben poca cosa, ma a volte un seme solo può produrre una pianta fruttifera.
Forza, continua la battaglia, io cercherò di aiutarti.
Ambra
La chiara differenza tra Uomini e ominicchi BR, l'errore madornale dello Stato e delle sue Istituzioni, a lasciare soli questi Italiani.
lunedì 08 settembre 2008, 07:00
«Risarcimenti? Mai nessuno s’è fatto vivo»
da Milano
La sentenza che condanna i capi brigatisti l’ha toccato sul vivo: «L’ammetto, quel verdetto riguarda tutti noi vittime del terrorismo. Anche me». Alberto Torregiani è, se possibile, due volte vittima: il padre Pierluigi fu ammazzato a Milano il 16 febbraio 1979 dai Pac di Cesare Battisti, lui fu colpito e da allora vive su una sedia a rotelle.
Qualcuno dal 1979 a oggi si è mai fatto avanti per risarcirvi?
«No. Credo sia un’esperienza comune di molti che hanno sofferto; processi lunghissimi e snervanti, il desiderio di farla finita con quell’epoca di lutti e lacrime, poi la dignità e l’orgoglio: mai tendere la mano per chiedere a chi ti ha portato via il padre o un fratello».
Oggi?
«Oggi le cose sono diverse. Il risarcimento stabilito per il duplice delitto di Padova dopo trentaquattro anni apre una strada. Io un pensiero lo sto facendo, con tutta la prudenza del caso».
Il leader dei Pac era Cesare Battisti.
«Appunto. Battisti, a quanto leggo, si era rifatto una vita: in Francia ha raggiunto la fama come romanziere. Ha scritto tredici gialli, pubblicati, nientemeno, da Gallimard ed Einaudi. Immagino abbia incassato qualcosa. So che Avenida Revolucion, la storia di un ragioniere che fugge in Messico ha ispirato il film Puerto Escondido con Diego Abatantuono».
Dunque?
«Voglio solo sottolineare, senza astio, che l’uomo è stato coccolato dalla gauche e dagli intellettuali francesi, poi la situazione è cambiata ed è scappato in Brasile».
Lei lo aspetta in Italia?
«Il governo precedente si era impegnato per ottenere la sua estradizione, ma siamo rimasti alle chiacchiere di Mastella. Ora vedremo alla prova il nuovo Guardasigilli Alfano. Dal Brasile Battisti si è detto dispiaciuto per quel che mi era capitato e ha ripetuto che lui quel giorno non c’era».
Cerca un alibi?
«Non so. In ogni caso mi accontenterei anche di molto meno. Mi basterebbe maggior impegno da parte dello Stato: si applichino le leggi e si diano finalmente indennizzi e pensioni a chi li aspetta da troppi anni».
E' una vergogna vedere in cattedra gi ex terroristi, nessuno dei quali ha pagato per quello che di male ha fatto a tanti padri di famiglia, a tante famiglie rimaste sole a piangere, dimenticate da tutti
Il terrorismo rosso fu lasciato crescere indisturbato, come era anche coccolata la rivoluzione contro lo stato, purché fosse di sinistra.
Basti pensare al mito ancora vivo del che guevara... i pacifisti indossano ancora adesso la sua maglietta di assassino, nelle loro marce.
Ora, non mi pare che gli assassini brigatisti abbiano pagato caro.
So di disoccupati che non trovano lavoro... gli assassini invece hanno porte aperte... che dico ?...spalancate !
So di persone di cultura, uomini di Stato, perfino papi che non possono parlare all'università, mentre gli assassini hanno porte spalancate per i loro deliri.
Queste università complici del terrorismo, dove ancora albergano simpatie per l'assassinio e la sopraffazione, dove si insegna e si pratica l'odio... andrebbero disinnescate e ritrasformate, come dovrebbe essere in un Paese civile, in luoghi di cultura e formazione.
Secondo me.
Bruno BERARDI (assoc.Domus Civitas, Vittime terrorismo e mafia):
chiediamo al Presidente Francese ed al Ministro della Giustizia, Alfano, di procedere alla estradizione dell'ex terrorista Petrella.
Roma , 13/10/2008Comunicato stampa del 13 Ottobre 2008 Il presidente dell’associazione nazionale Domus Civitas – Vittime terrorismo e mafia, Bruno BERARDI, in assenza di risposte concrete da parte del Ministro della Giustizia, Alfano, sul caso Petrella, promuoverà la presenza di vittime del terrorismo e di cittadini sotto la sede dell’Eliseo a Parigi per chiedere che sia subito estradata in Italia l’ ex terrorista Petrella affinché paghi il conto con la Giustizia per l’assassinio di un agente della Polizia di Stato. “I vari tentativi del presidente francese – precisa Berardi – nel rendere la ex terrorista impunita per l’uccisione di un poliziotto italiano, non ci convincono, pertanto aspettiamo risposte chiare dal Guardasigilli Alfano” altrimenti siamo determinati anche nell’intraprendere anche proteste estreme .
Info 329.5340474
Bruno Berardi
Presidente“Domus Civitas”Vittime terrorismo e mafia
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