Il destino di Dante Alighieri e della sua Divina Commedia esemplificano l’atteggiamento di moltissimi Italiani nei confronti della propria storia e cultura. Gli allievi lo studiano soltanto per costrizione, poco e male, mentre gli insegnanti di solito lo conoscono in maniera a dir poco imperfetta. Al di fuori della scuola, il disinteresse nei suoi confronti regna sovrano, e chi dimostra attenzione verso colui che è definito il Poeta per antonomasia è recepito quale una sorta di noioso maniaco.
Questo è un caso, fra i tanti, del provincialismo alla rovescia che affligge l’Italia, poiché l’opera e persino la figura del “ghibellin fuggiasco” hanno da molto tempo valicato gli angusti confini nazionali per assurgere ad un autentico universalismo letterario, tanto che il “padre Dante” ha esercitato un’ispirazione profonda su intellettuali, dotti e letterati dei paesi e culture più differenti, non soltanto d’Europa, ma anche Russia, USA, America Latina, e persino, quel che può maggiormente stupire, dell’Africa nera, dell’Islam, dell’India e della Cina.
Un elenco esaustivo di coloro che hanno tratto ispirazione dal Poeta è pressoché impossibile, per cui basti ricordare i casi più celebri e significativi: Milton (il più grande poeta inglese dopo Shakespeare), Nicolaj Gogol (considerato il fondatore della letteratura russa), Edgard Allan Poe (il maestro del genere dell’orrore), Honoré de Balzac (il più grande romanziere francese), Ezra Pound (il massimo poeta americano), Tagore (il maggiore poeta indiano del Novecento), Mohammed Iqbal (pensatore, uomo politico e letterato mussulmano, padre fondatore del Pakistan), Jorge Luìs Borges (prosatore e poeta raffinatissimo, eruditissimo ed estremamente originale; se è concesso un giudizio personale, lo ritengo il più grande autore di lingua spagnola, superiore a Cervantes stesso; modesto parere personale, beninteso. Borges, poliglotta e cosmopolita di sterminata cultura, capace di spaziare dalla letteratura greca e latina a quella islamica, dai filosofi cristiani al pensiero giudaico, dalla letteratura norrena a quella cinese, riteneva la Commedia la più grande opera mai scritta)
La fortuna quasi incredibile del massimo poeta nazionale italiano, che molti giudicano quale la più alta figura di poeta mai esistita, è del tutto sconosciuta alla quasi totalità dei suoi connazionali.
Questa grande fortuna è tanto più notevole se si tiene conto di due fatti importanti. Anzitutto, l’italiano non è una lingua né coloniale (neppure nelle poche ex colonie d’Italia) né commerciale, ben diversamente dall’inglese, dal francese, lo spagnolo, e neppure gli Italiani sono particolarmente numerosi, come è il caso di Cinesi ed Arabi.
Inoltre, la Divina Commedia è un poema di complessità e difficoltà di lettura assolutamente eccezionali, anzi quasi senza possibile paragone. L’esistenza di cattedre universitarie di filologia dantesca, accanto ad altre di filologia romanza, germanica, slava ecc., e la costituzione d’una vera e propria branca della critica letteraria dedicata interamente allo studio di questo poeta ed alla sua esegesi danno solo una vaga impressione della profondità della poetica di Dante, su cui i testi di critica sono tanti e tali da non rendere sufficiente un’intera vita per leggerli anche una sola volta. Il capolavoro del Poeta ha racchiuso il sapere dell’intero Medioevo in poco più di 10.000 versi, cosicché su di esso si possono condurre analisi nelle prospettive più differenti, dalla mistica alla teologia, dalla filosofia alla liturgia, dal pensiero politico all’etico, dalle credenze astrologiche alle riflessioni poetiche, ed innumerevoli altri argomenti e tematiche. La fruizione d’una simile opera può risultare problematica od addirittura impossibile anche per un Italiano di buona cultura, non che per uno straniero appartenente ad un’altra civiltà. In teoria, Shakespeare dovrebbe essere il poeta più apprezzato al mondo, essendo l’inglese la lingua di gran lunga più diffusa e conosciuta, e risultando le opere teatrali del Bardo pensate e scritte per essere capite e gustate da tutti. Ciononostante, nessun poeta ha lasciato un’eredità agli altri letterati più di questo arcigno speziale fiorentino, col suo enigmatico poema, scritto in una lingua talora quasi inesplicabile persino per i suoi connazionali.
Ciò che veramente addolora è vedere come il Poeta, così grande ed apprezzato da uomini di cultura di tutto il mondo, sia trascurato e negletto nella sua Patria stessa.
giovedì 4 settembre 2008
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4 commenti:
Scusa il ritardo Marco.
Quello che più mi addolora è il fatto che, nella Patria di origine di DANTE (non ci sono aggettivi che ne possano dire la grandezza), si lasci che un buffone, un guitto, un essere volgare come Benigni se ne impossessi per i suoi business e, addirittura, lo si voglia proporre nelle scuole.
C'è di che rabbrividire.
Devi essere tu a scusarmi, Ambra, poiché non ti ho ancora ringraziata per l’apprezzamento ad un mio modesto intervento su “La Venezia Giulia”. Il fatto è che non essendomi prima collegato, non l’avevo letto. Grazie davvero, sei sempre gentile.
In quanto a Benigni, non posso che dire che hai pienamente ragione. Questo attore comico è un autentico pagliaccio, volgare e grossolano, eppure viene chiamato a recitare i canti danteschi nelle università. E’ una cosa allucinante, poiché riduce la “Commedia” ad un testo da avanspettacolo, manco fosse il “Vernacoliere”.
Arrivederci a presto
Cordialmente
Marco
All'epoca in cui io studiavo, un'enormità di tempo fa, Dante era ancora amato: quanto meno io avevo un professore di italiano che declamava i versi passeggiando per la classe.
Sono le nuove generazioni post sessantottine che a mala pena conoscono l'esistenza di questo nostro Sommo Poeta.
L'osservazione su Benigni è assolutamente condivisibile, è una dissacrazione permettere a questo pagliaccio di trattare Dante in questo modo.
Questo solo perchè di sinistra
Ho amiche che insegnano alle scuole superiori, e mi dicono che in intere classi la "Commedia" è quasi del tutto trascurata.
Ha ragione Chrystal, il '68 ha rovinato ANCHE lo studio del Poeta, e non solo: il valore della scuola italiana ha subito un tracollo.
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