
(Entra un venessiano alto e robusto, un vero marcantonio, insomma e parla)
Amici, Venessiani, compatrioti, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Venessia, non a lodarla. Il mare che circonda gli uomini sopravvive loro; ma a volte c'è l'acqua alta; e così sia di Venessia. Il nobile Cacciari v'ha forse detto che Venessia era ambiziosa ?: se così era, fu un ben grave difetto: e gravemente Venessia ne ha pagato il fio. Qui, col permesso di Cacciari e degli altri - ché Cacciari è filosofo e uomo d'onore; così sono tutti, tutti filosofi e uomini d'onore quelli che hanno ucciso questa città - io vengo a parlare al funerale di Venessia. Ella fu città amica, allegra e aperta verso di me: ma Cacciari dice che fu ambiziosa; e Cacciari è filosofo e uomo d'onore. Molti turisti han visitato Venessia, il prezzo dei vaporetti e delle gondole ha riempito il pubblico tesoro: sembrò questo atto ambizioso, a Venessia ? Quando i poveri hanno pianto, per non aver visto piazza San Marco, Venessia ha lacrimato, perché pioveva, quel giorno: l'ambizione dovrebbe essere fatta di più rude stoffa; eppure Cacciari dice ch'ella fu ambiziosa; e Cacciari è filosofo e uomo d'onore. Tutti vedeste come al Carnevale la gente era allegra: fu questo atto di ambizione? Eppure Cacciari dice ch'ella fu ambiziosa; e, invero, Cacciari è filosofo e uomo d'onore. Non parlo, no, per smentire ciò che Cacciari disse, ma qui io sono per dire ciò che io so. Tutti la amaste una volta, né senza ragione: qual ragione vi trattiene dunque dal piangerla ? O senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini hanno perduto la ragione. Scusatemi; il mio cuore giace là nella bara con Venessia e debbo tacere sinché non ritorni a me.
(pausa di dolore)
Pur ieri la laguna di Venessia avrebbe potuto accogliere il mondo intero: ora ella giace là, e non v'è alcuno, per quanto basso, che le renda onore. O signori, se io fossi disposto ad eccitarvi il cuore e la mente alla ribellione ed al furore, farei un torto a Cacciari e un torto a Mognato, i quali, lo sapete tutti, sono uomini d'onore: e non voglio far loro torto: preferisco piuttosto far torto alla defunta, far torto a me stesso e a voi, che far torto a sì onorata gente. Ma qui è una pergamena col sigillo di Venessia - l'ho trovata nelle sue calli...è il suo testamento: che i popolani odano soltanto questo testamento, che, perdonatemi, io non intendo di leggere, e andrebbero a baciar le ferite della morta Venessia, ed immergerebbero i loro lini nel sacro sangue di lei; anzi, chiederebbero un pezzetto di un campiello per ricordo e, morendo, ne farebbero menzione nel loro testamento, lasciandolo, ricco legato, alla prole.
Cittadini: Vogliamo udire il testamento: leggetelo, leggetelo.
Pazienza, gentili amici, non debbo leggerlo; non è bene che voi sappiate quanto Venessia vi amò. Non siete di legno, non siete di pietra, ma uomini, e essendo uomini, e udendo il testamento di Venessia, esso v'infiammerebbe, vi farebbe impazzire: è bene non sappiate che siete i suoi eredi; ché, se lo sapeste oh, che ne seguirebbe!
Cittadini: Il testamento! Il testamento!
Se avete lacrime, preparatevi a spargerle adesso.
Tutti conoscete questo palazzo: io ricordo l'ultima volta che uno di noi, un venessiano che amava Venessia, l'abitò: era una serata estiva, e quel giorno mi vennero i nervi: l'indifferenza della giunta per la sua sorte come un pugnale l'ha trapassato: ed egli se ne andato, via, lontano da ciò che amava, forse per sempre.
E in quest'altra casa, abitava una vera famigliola venessiana, che pagava l'affitto; e quando andò fuori per lasciar i luoghi amati della propria gioventù, guardate come il figlio di un vicino li seguì, quasi si precipitasse fuori di casa per assicurarsi se fosse o no quella persona che conosceva assai bene che così infelicemente se ne andava; per colpa di Cacciari che, come sapete, era ed è il sindaco di Venessia, e non difende i suoi cittadini: ed essi son andati via in tanti, e tanti, e tanti ancora, e colpita, ferita, tradita la città che fu grandissima e serenissima, è morta, perché le si spezzò il suo gran cuore. E come il sangue che esce da un corpo pugnalato, così i cittadini di Venessia, pugnalata dalla sua giunta, son sgorgati dal suo corpo, costretti ad andar via, loro che eran l'autentico sangue vitale di quella città. Così è caduta Venessia. Oh, qual caduta fu quella, miei compatrioti!
Allora io e voi e tutti noi cademmo, mentre il sanguinoso tradimento trionfava sopra di noi. Oh, ora voi piangete; e, m'accorgo, voi sentite il morso della pietà: queste son generose gocce. Anime gentili, come? piangete quando non vedete ferita che l'immagine di Venessia ? Guardate qui, eccola lei stessa, straziata come vedete, dai traditori. Percorrete le sue calli, i suoi canali, guardatevi intorno a piazza San Marco, in cerca di quelli che furono i suoi cittadini veri e prediletti, e che ora non ci sono più !
Ecco il testamento, e col sigillo di Venessia: ad ogni cittadino venessiano, veramente venessiano, ella dà, ad ognuno individualmente, una casa.
Inoltre, ella vi ha lasciato tutti i suoi paesaggi, le sue private calli e gli orti nuovamente piantati, al di qua di Canal Grande, e anche al di là; ella li ha lasciati a voi ed ai vostri eredi per sempre: pubblici luoghi di piacere, per passeggiare e per divertirvi. Questo era Venessia! Quando ne verrà un'altra simile, una più bella ?
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