martedì 8 dicembre 2009

BUON NATALE AI NOSTRI SOLDATI (click)


Missione di pace in Afghanistan

La Brigata nell’inverno di Herat
Il lento disgelo tra le genti logorate dalla guerra e gli uomini e le donne della Sassari
di Pier Luigi Piredda
HERAT. La neve ha già imbiancato le cime delle montagne dell’Afghanistan, ma nelle vallate la temperatura è ancora mite. Anche piacevole durante il giorno, quando il sole ancora caldo riesce a incunearsi tra le nuvole. Ma quando tramonta, dietro le catene montuose al confine con l’Iran e il Turkmenistan, il termometro scende a precipizio. All’alba, quando nella piana di Herat risuona l’inno dei Dimonios per annunciare l’alzabandiera, la sabbia è ancora ricoperta dalla brina, che però giorno dopo giorno si sta trasformando in ghiaccio.

Sta arrivando l’inverno in Afghanistan, in ritardo rispetto al solito. Nel cielo ancora terso, i ragazzi fanno volare i loro aquiloni colorati: sì, proprio come racconta Khaled Hosseini nel suo libro best seller «Il cacciatore di aquiloni». Sono coloratissimi gli aquiloni che solcano il cielo e riescono a far stare col naso all’insù anche i soldati della Brigata Sassari impegnati nella missione di pace Isaf. Colorati come lo zafferano che le donne dei villaggi raccolgono e preparano con cura mentre i bambini giocano con gli aquiloni. Sono gli unici momenti di distrazione e di distensione in una missione difficile e pericolosa.

Ma anche carichi di commozione, perché con gli aquiloni i «sassarini» fanno volare i loro sogni e i loro pensieri verso la casa lontana, le mogli, le fidanzate, i genitori, i figli.
Gli aquiloni che attraversano il cielo correndo all’impazzata dietro le nuvole e accendendo appassionati combattimenti riescono a distrarre i terroristi, che hanno allentato la pressione. Forse anche perché la gloriosa Brigata è riuscita dove altri prima di loro avevano fallito: entrare nel cuore della gente.

È un lavoro duro quello che il generale Alessandro Veltri, comandante della Sassari, e i suoi collaboratori stanno svolgendo da oltre un mese in una terra devastata dalla violenza e lacerata da odi tribali. Ma dopo un primo periodo di tensione e di guardingo ambientamento e interscambio culturale, ora la situazione sta migliorando e la Brigata sta cominciando a raccoglierne i frutti.


Sorrisi e scambi di doni quasi quotidiani durante gli incontri con gli anziani dei villaggi, oltre naturalmente all’impegno sul territorio e, soprattutto, gli aiuti a una popolazione ormai allo stremo delle forze, costretta a rispettare i rigidi rituali imposti dalla fede e a sottostare alle violenze dei Talebani, che stanno ancora cercando di riprendersi quel feroce potere che avevano instaurato, basandolo sulla violenza e sull’ignoranza. Che aveva fatto precipitare l’Afghanistan indietro nel tempo e nel caos più totale, dopo i lunghi anni di guerra con la Russia e la suddivisione delle aree tra i “signori della guerra”. Decine di anni in cui i bambini non hanno visto altro che divise, carri armati, bombardamenti, sparatorie, violenza. Gli atavici odi tribali tra Pashtun (la maggioranza della popolazione), Azari e Tagiki esasperati e trasformati in guerre di territorio.

La Brigata sta lavorando sul campo proprio per ricucire questi rapporti logorati e, soprattutto, rasserenare gli animi e far conoscere alle nuove generazioni quella pace vera che tutti sognano e che nessun afghano è ancora riuscito ad accarezzare.
A Herat, nel nord ovest dell’Afghanistan, c’è la sede del Comando regionale ovest della Nato nell’ambito dell’operazione Isaf (International Security Assistance Force), un comando multinazionale e interforze guidato dal generale Alessandro Veltri con la Brigata Sassari, che ha la responsabilità della regione occidentale. Il Regional Command West (Rcw) è uno dei 5 comandi regionali in cui è suddiviso l’Afghanistan e nell’area operano circa 5000 militari, di cui più della metà sono italiani.

La missione affidata al Comando della regione occidentale dell’A fghanistan è quella di condurre operazioni in supporto al governo afghano per l’affermazione e il mantenimento delle condizioni di sicurezza, con il coinvolgimento delle forze di sicurezza afgane, allo scopo di estendere l’autorità e l’influenza governativa, facilitare la ricostruzione e contribuire alla stabilità. Il Comando ovest svolge pattugliamenti lungo oltre 600 chilometri di territorio impervio, attraverso la Ring Road, la strada principale che collega tutto l’Afghanistan.
(08 dicembre 2009)

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