domenica 27 dicembre 2009

BRUNO CONTRADA

Questa una significativa lettera che Bruno Contrada scrisse dal carcere militare del Forte Boccea :

mercoledì 23 dicembre 2009

Il Meraviglioso Inno dei Sardi

Dedicato ai nostri Soldati ad Herat.
Buon Natale e buon Anno,

martedì 22 dicembre 2009

AUGURI PRESIDENTE BERLUSCONI


Tanti auguri, per lei e per noi.
Glieli porgo con le parole di Francesco Forte, che meglio di me sa esprimere sentimenti e aspettative.
Buon Natale e Buon Anno

Lettera al Presidente

Caro presidente, le porgo gli auguri per il Santo Natale interpretando il pensiero e l’animo dei lettori della mia rubrica, una rete di spiriti liberi che la ammira.

Sappiamo che lei nonostante tutto è sereno e lieto perché i suoi figli, la sua famiglia sanno che sta bene nello spirito e nel fisico nonostante la brutta botta subita inaspettatamente nella piazza principale della sua città. Una sera, che doveva essere di festa, è diventata di dolore e di angoscia.

Ci ha molto rattristato vedere il suo volto coperto di sangue, intuivamo il suo tormento fisico e quello morale e ci siamo sentiti accanto a lei, solidali. Avremmo voluto gridarlo, contro chi esultava sui blog, perché ciò non si ripeta né contro di lei né contro alcun altro. Lo facciamo ora, il nostro non è solo un grido di rabbia, è soprattutto un grido di simpatia. Abbiamo anche ammirato la forza d’animo con cui lei ha reagito, sin dal primo momento, presentandosi, ferito, ma ritto in piedi, al pubblico, sul predellino della sua auto, per calmare la folla e far sapere a tutti, in primis alla sua famiglia, che lei era in salute e non ci si doveva agitare.

Gli anni di piombo non devono tornare neanche in versione ridotta o modificata. Però gli attacchi contro di lei sono continuati. Non bisogna cadere nel tranello della escalation di chi grida di più. Ma non bisogna neppure rinunciare alle linee di riequilibrio, necessarie per la governabilità. Mentre noi meditavamo sul come esprimere queste idee, lei ci ha aiutato a farlo, con il suo messaggio che invita al reciproco rispetto e, per attuare la distensione, chiede la cooperazione delle forze politiche dell’opposizione. Non pensavamo che la sua ripresa di azione politica fosse così rapida perché i medici le avevano raccomandato un periodo di risposo di dieci giorni. Il messaggio ha dimostrato che lei è capace di perdonare, cosa in genere più facile a dirsi che a farsi. Ed ha aperto una nuova fase. Ora però una parte degli interlocutori dell’opposizione che avevano auspicato il dialogo si sono tirati indietro. Oppure hanno posto condizioni ambigue che consentono loro di ritirarsi ogni volta che la collaborazione comporti non solo concessioni da parte sua, ma anche da parte loro. E quelli che hanno acconsentito al dialogo in modo meno ambiguo vengono contestati dal proprio partito e quindi sono costretti a muoversi in modo più cauto di quello che desidererebbero. Però siamo certi che lei andrà avanti nella linea enunciata. E ciò anche se una parte dell’opposizione dopo l’attentato contro di lei, ha alzato i toni sostenendo che l’accaduto è colpa sua. Lo hanno fatto un po’ perché ubbidiscono a impulsi irrazionali, dettati dalla bile anziché dal cervello. E un po’ perché stanno recitando una parte che sino ad ora ha reso loro in voti e in soprattutto in comparizioni mediatiche di cui si beano. Ma soprattutto hanno alzato ancora i toni perché cercano di farle perdere la pazienza. Sappiamo che ciò non sarà possibile perché lei a differenza di molti di loro, sa pazientare.

La conosciamo così, come una persona pragmatica, che crede che il rispetto reciproco sia cosa buona e utile a tutti ma che non si fa "menare per il naso". Siamo anche contenti del fatto che lei si sia già messo al lavoro, discutendo con Bossi e Tremonti, il fido alleato e il suo collaboratore che gestisce il bilancio nazionale nel periodo difficile in cui l’Italia vive e da cui sta uscendo in buone condizioni, grazie anche alla vostra condotta prudente. Poi forse arriverà Gianfranco Fini, un altro califfo. E’ bene che la concordia interna sia ristabilita ,fra i big della coalizione di governo, se si vuole che ci sia il dialogo con l’opposizione. Una famiglia che si mostra discorde non può chiedere alle altre del condominio con cui ha una controversia, di collaborare per decidere insieme le cose di comune interesse, ferme restando le divergenze negli altri ambiti. Però ci sono molte altre persone della sua équipe che hanno lavorato bene nel suo governo e nel parlamento, che ci piacerebbe che lei ricevesse, anche se sappiamo che ciò le può rubare qualche ora a quelle che lei ha programmato per la famiglia. A noi paiono bravi giocatori, della squadra di cui lei è il capitano e sappiamo che lei lo pensa.Vorremmo un riconoscimento palese, per dare a tutti entusiasmo.

Sopratutto ci attendiamo che dopo avere aperto la pagina del dialogo sulle grandi e piccole riforme istituzionali riguardanti la giustizia, lei apra, con la sua squadra, anche un’altra pagina. Quella delle iniziative del secondo tempo della politica economica e sociale, nazionale e internazionale, con lo sguardo rivolto al paese e a tutto il suo elettorato, dal vertice alla base. I suoi consensi, dopo il fatto di Milano, sono aumentati di parecchi punti percentuali. Questo sta scritto nei sondaggi che le vengono consegnati e noi lo percepiamo nella gente che frequentiamo. Ciò le darà maggior forza politica. Inoltre c’è una stella nel cielo, che brilla più del solito perché nel freddo gelido di queste giornate, c’è una novità che si ripete ogni anno la notte di Natale. Guardando quella stella ci diamo la mano fra di noi e le rinnoviamo i più fervidi auguri.

lunedì 21 dicembre 2009

sabato 19 dicembre 2009

giovedì 17 dicembre 2009

Chi grida al tiranno legittima il "tirannicidio" (click)

di Marcello Veneziani

In democrazia è ammesso uccidere un dittatore: così i Di Pietro e le Bindi hanno legittimato l'attentato a Berlusconi. Ma d'ora in avanti chi definisce un "regime fascista" questo governo se ne deve assumere le responsabilità

Al di là della campagna d’odio e d’insulti contro Berlusconi che ha l’alibi di essere reciproca, c’è un motivo preciso e unilaterale che basta da solo a legittimare la violenza contro il premier: è l’accusa, rivolta da Di Pietro, un pezzo di sinistra, varia stampa, tv e intellettuali, di essere un tiranno. D’ora in poi dev’essere chiara una cosa: chiunque definisce tirannide o regime fascista il governo di Berlusconi si assume la responsabilità politica e civile di mandante morale delle aggressioni subìte da Berlusconi e di ogni altro eventuale attentato.

Perché si sa che per abbattere il tiranno è ammesso anche il tirannicidio, lo dice anche la giurisprudenza liberale e democratica. In difesa della libertà e dei diritti umani si può anche uccidere il dittatore. Saddam docet. E se si giudica tiranno Berlusconi, se lo si definisce pubblicamente in questo modo, si legittima l’attentato contro di lui e si ritiene lecita ogni violenza pur di eliminare il despota. Se Berlusconi eguale Mussolini, poi, è possibile anche fare di Piazza Duomo un nuovo Piazzale Loreto perché è ammesso perfino il massacro e lo scempio del dittatore, secondo i medesimi civilissimi, democraticissimi e umanissimi signori. Ora torniamo al caso nostro, a Berlusconi.

L’evidenza della realtà smentisce che siamo anche vagamente in una dittatura. In una tirannide chi esprime queste accuse al tiranno viene infatti perseguitato, incarcerato, eliminato; invece assistiamo da svariato tempo a libere denunce televisive e giornalistiche di tirannide del governo Berlusconi senza alcun effetto nei confronti di chi lo denuncia, sia esso politico, giornalista o semplice cittadino. Persino i precedenti aggressori di Berlusconi non sono stati neanche ventiquattr’ore in carcere e chi lo ha aggredito verbalmente in tribunale ha ricevuto pure il plauso della magistratura perché la sua critica aveva utilità sociale, con la lode aggiuntiva di averla pronunciata in tribunale. La smentita più evidente che siamo in una tirannide è l’incolumità assoluta di chi pronuncia questa dura accusa, il suo permanere indisturbato nel pieno esercizio del suo ruolo di oppositore, giornalista e ospite televisivo. Una tirannide, anche velata, non ammette il dissenso, soffoca le voci ostili, sopprime i suoi avversari.

Da noi invece coloro che dicono di trovarsi in una dittatura si presentano tranquillamente alle elezioni, aumentano perfino i loro consensi mentre perdura la presunta dittatura; esternano quotidianamente e con grande risonanza pubblica, camminano indisturbati per le strade, nessuna sopraffazione, manipolazione o pressione impedisce il libero esercizio della loro denuncia. Ora, dopo aver accusato il premier - oltre che mafioso, buffone, corrotto, erotomane e altro - di essere tiranno e dittatore fascista, e perfino coinvolto nelle stragi di mafia, sia ben chiaro a tutti che ogni atto violento troverà in questa accusa così palesemente falsa e tendenziosa, atta a turbare l’ordine pubblico, la sua origine e il suo mandante, politico, morale e culturale. Questo sia ben chiaro in modo particolare alla sinistra radicale, alla stampa e alla tv giacobina, ai delinquenti di facebook che inneggiano a quel criminale, ai dipietristi che parlano di dittatura fascista, alle rosybindi e a tutti coloro che usano simili espressioni per demonizzare e abbattere Berlusconi. Solo un irresponsabile può parlare di dittatura.
Lo scrivevamo già prima che accadesse il fattaccio, denunciando la settimana scorsa il clima; ma oggi c’è la dimostrazione evidente, le parole si sono fatte sangue. Così come solo una bestia idiota e feroce può dire davanti alla maschera di sangue di Berlusconi: non faccia la vittima. Bestia idiota perché nega l’evidenza atroce e sanguinosa della realtà, bestia feroce perché riesce a non provare neanche un filo di umana e cristiana pietà di fronte al viso tumefatto e insanguinato di una vittima della violenza e dell’odio. Ho letto articoli decisi nella condanna del gesto, in questi giorni, ma ho letto anche articoli ipocriti che velavano l’odio e quasi il compiacimento per l’accaduto con un’untuosa e affettata solidarietà; e ne ho letti perfino di spregevoli (per esempio quello di Alberto Statera su la Repubblica). Ora vorremmo un ritorno alla serietà, un ritorno al senso dello Stato, una presenza incisiva delle istituzioni e delle forze dell’ordine. Vorremmo che il governo governasse, punto e basta.

In piena sovranità, in piena legittimità, con un pieno mandato popolare, senza doversi perdere fra le trame e gli attentati giudiziari e stradali, parlamentari e istituzionali, di questi ultimi mesi. Un periodo di operoso silenzio e di tacito recupero della fiducia nell’azione del governo, delle istituzioni e delle forze dell’ordine. Un atto di responsabilità generale che isoli la violenza e non incoraggi la vendetta, con la certezza che entrambe sarebbero stroncate con la dovuta energia. Mi sono rifiutato di partecipare al programma Annozero di Santoro previsto sull’argomento. Da tempo rifuggo la tv rissosa e faziosa, rifiuto di partecipare a programmi fatti apposta per scannarsi (e mi sottraggo pure allo scemeggiare della tv fatua, che ogni tanto vuol darsi una tintura di impegno civile e culturale).

Non sono il burattino o il mastino di nessuno, e perciò non vado a eccitare le tifoserie o a farmi eccitare per inveire; e non amo nemmeno godermi in poltrona altri burattini e mastini all’opera. Vorrei che finisse nel nostro Paese il piacere della corrida tra umani, il gusto della rissa in video e in pubblico, vorrei che fossero disertate da attori e spettatori queste immonde sceneggiate, che cadessero in un nauseato silenzio. Vorrei tornare alla civiltà del pensare e dell’agire, allo stile e all’educazione, al rispetto e alle idee; una comitiva di profughi dall’Italia, senza permesso di soggiorno.

martedì 15 dicembre 2009

Lettere deliranti contro Berlusconi

Da alcuni mesi mi sono iscritto su “Facebook”, avendomi richiesto alcuni amici di aiutarli nella loro attività politica svolta all’interno di tale spazio virtuale. Quale loro collaboratore, sono co-amministratore di alcuni siti, tutti politicamente schierati ed anti-comunisti.
Anche se lettere vagamente minatorie ed offensive mi erano pervenute già in passato, speditemi direttamente al mio indirizzo impiegato su Facebook od a quello dei siti a cui partecipo, dopo l’attentato a Berlusconi mi sono giunte una pletora di missive intrise di collera ed odio.
Ne riporto stralci di alcune, tanto per dare un’idea del contenuto
Un tale, che si firma “Renato Curcio” (si è scelto un bel pseudonimo!), scrive:
“Questo [l’attentato a Berlusconi] è solo l’inizio […] torneranno le Brigate Rosse, torneranno i partigiani. Finirete tutti appesi a piazzale Loreto, sporchi fascisti razzisti borghesi. Ricordatevi dei fratelli Cervi che avete ammazzato.”
Un altro, che si firma “Tito”, dichiara:
“Berlusconi, Bossi, La Russa, Tremonti, Brunetta: tutti dentro alle foibe con una bandiera tricolore infilata nel ****”
Una lettera, la più violenta di tutte, non può essere riportata, perché contiene una filastrocca di oscenità davvero turpi. L’autrice mi pare una donna con seri problemi mentali, poiché non riesco ad immaginare un essere umano psichicamente sano, seppure in preda all’odio, che possa scrivere cose simili. La sua missiva contiene scurrilità e volgarità contro Berlusconi, Carfagna, Gelmini e Brambilla, con un linguaggio irripetibile, oltre ad auspicare una morte lenta e dolorosa del Presidente del Consiglio. Chi ha steso la lettera pare avere scarsa dimestichezza con la lingua italiana, causa i numerosi e grossolani errori grammaticali (ad esempio, scrive diverse volte “un’uomo” con l’apostrofo) ed alcune espressioni dialettali inserite nel testo.
Non manca chi, senza inneggiare all’aggressione ed al tentato omicidio, tende subdolamente a giustificarli.
Un signore (adopero questo termine nella sua accezione più estensiva), afferma, meno aggressivo e più mellifluo di altri, dichiara:
“Hai saputo dell’attacco a Berlusconi? Sei triste, eh? Hai versato qualche lacrimuccia? Io invece ho trascorso una serata [il giorno dell’attentato] stupenda. Ero felice, tanto felice, ed ho fatto sesso con la mia compagna con vera goduria, pensando alla faccia sanguinante e pesta del Cavaliere”
Una signorina piuttosto giovane (ammesso che la fotografia che appare su Facebook sia realmente la sua) mi scrive sulla posta privata dicendomi che parlare di opporsi alla violenza degli estremisti di sinistra costituisce di per sé un atto di violenza, e sostiene tale posizione con un ragionamento a dir poco contorto e sofistico.
Non mi risulta che nessun presidente del Consiglio di sinistra sia mai stato aggredito fisicamente da nessun estremista di destra qui in Italia, ed ignoro perché invitare ad opporsi alla violenza comunista rappresenti ipso facto un “atto di violenza”.
Il breve spaccato che queste lettere, e molte altre che non riporto, offrono della mentalità diffusa presso numerosi militanti di sinistra mi conduce a chiedermi quanto grande sia l'intensità dell'odio, irrazionale e talora patologico, verso l'attuale governo ed i suoi rappresentanti diffuso presso gli estremisti comunisti d'Italia.
Marco De Turris

lunedì 14 dicembre 2009

L'ATTENTATO AL PREMIER (click)


Siete tutti colpevoli

Scritto da Barbara Di Salvo
lunedì 14 dicembre 2009

Non nascondetevi dietro le chiacchiere di circostanza. La colpa è vostra e lo sapete bene. Siate uomini e abbiate il coraggio di fare un pubblico esame di coscienza e vergognatevi davanti all’Italia ed a tutto il mondo.

Di Pietro, a te forse è inutile chiederlo, ma se ti è rimasto un briciolo di coscienza (non dico umana, ma almeno civile) sei il primo a dover chiedere scusa per quello che è successo ieri.

L’istigatore del matto sei tu, ma tu niente, continui imperterrito nella tua linea. Allora ammettilo apertamente che lo vuoi vedere morto, che è solo questo il tuo obiettivo.

Travaglio, Grillo, Santoro, Scalfari, D’Avanzo e Repubblichisti vari (repubblicani non ve lo meritate di certo), la lista è lunga, siete voi i pazzi che hanno armato la mano di quell’idiota.

Non nascondetevi dietro il gesto di un pazzo. Se un idiota qualsiasi si sente autorizzato ad un atto del genere è perché voi lo avete spinto a credere che questa fosse l’unica via possibile per la democrazia. Lui, povero ignorante, incapace di comprendere che il vostro aizzare le folle contro il nemico pubblico numero 1 è l’esatto contrario della democrazia, e porta dritti alla dittatura, quella vera.

Siete voi che dovreste essere tutti arrestati per istigazione a delinquere. Questo è il vero terrorismo, questo è l’attentato alla democrazia, questo porta alla guerra civile, alla dittatura che nasce dal caos che voi volete creare.

È questo che volete? Volete la piazza? Volete il terrorismo? Volete la violenza? Volete le barricate?

Allora uscite allo scoperto, non nascondetevi dietro le vostre penne infami e ditelo apertamente che volete il colpo di stato.
Siamo pronti a combattere, se è questo che volete.

Perché la violenza genera violenza. È un’ovvietà di cui non posso credere che non vi rendiate conto.

E poi come pensate di fermarla? Il giorno in cui ci troveremo di nuovo a metterci le bombe ed a spararci a vicenda, come pensate di uscirne? Volete dare il Paese in mano ai giudici, gli unici che, senza alcun mandato popolare, sono secondo voi in grado di comandare l’Italia?

Volete Di Pietro dittatore? Volete un novello Robespierre che ci ghigliottini tutti nel terrore?

Perché non vedo davvero cos’altro vi possa spingere a questo odio se non questo obiettivo finale?

Perché sarebbe ancora più tragico se non aveste almeno un obiettivo. Sareste solo dei pazzi spinti dall’odio personale e non me lo spiego.
E Casini, per cortesia, non ti nascondere dietro la viscida ipocrisia di cui sei maestro. Tu non sei meno colpevole, così come il tuo gemello diverso Fini.

Da Di Pietro vi differenzia solo l’educazione del linguaggio, ma i contenuti sono identici.

Voi che non esitate a pugnalare alle spalle chi vi ha creato, vi ha fatto crescere e vi ha tolti dall’anonimato a cui eravate destinati, voi senza spina dorsale, talmente presuntuosi da credervi migliori di lui e di tutti noi che lo votiamo.

Non mi disgustate meno di quel dittatore in embrione con cui giusto due giorni fa pensavate di allearvi per far fuori l’uomo che tutti detestate.

Almeno Di Pietro una personalità ce l’ha. Voi sapete solo vivere di riflesso alla corte del potente di turno.

Siete convinti che la guerra la stiano vincendo i magistrati e vi preparate a correre sul carro del loro vincitore già designato da 15 anni.
No, non andrà a finire così, non può finire così. Gli italiani non lo permetteranno. Fatevene una ragione! Ma come potete pensare di sottometterci ai giudici? Silenziosi di sicuro, ma deficienti no di certo.

Non siamo un popolo di idioti che segue il flauto magico, come ci dipinge quell’altro colpevole di Bersani. Possibile che non ci capiate?

L’ignoranza, cari maestrini da strapazzo, non sta dalla nostra parte, ma dalla parte di chi si lascia influenzare dalle vostre follie.

Ed è proprio l’ignoranza delle vostre folle, la bomba atomica che state maneggiando con una leggerezza angosciante.

Ma possibile che non vi rendiate conto di quanto le vostre parole siano armi pericolose se sparate nel cervello degli ignoranti.
Voi le conoscete le dittature, se non le avete vissute, almeno le avete studiate. Sapete a cosa ha portato la rivoluzione francese, voi dovete saperlo che Hitler, Mussolini o Videla non hanno nulla a che spartire con l’Italia di oggi.

I vostri idoli Fidel Castro, Lenin o Stalin non potete non averli almeno studiati. Voi sapete cosa significa la democrazia, conoscete il significato di dittatura, l’assenza di libertà, non solo di espressione, la violenza dello Stato sul popolo inerme, le deportazioni, le purghe, la stampa di regime, la censura.

Voi lo dovete sapere, maledetta miseria, che l’Italia ha eletto democraticamente il proprio Presidente, che qui la libertà di dire le vostre stronzate nessuno ve la toglie, e addirittura ne abusate. Voi siete consapevoli che, per quanto possiate disprezzarci e disprezzare lui, nessuno si è mai sognato di arrestarvi o di picchiarvi per le fesserie che inculcate nelle menti ignoranti.
E allora proprio voi che ignoranti non siete, smettetela di paragonare Berlusconi a un dittatore. Piantatela di dire che si comporta da monarca assoluto, che è in gioco la democrazia, che vuole instaurare una dittatura, che sta tornando il fascismo.

Perché era inevitabile che prima o poi un idiota vi prendesse sul serio e non capisse che stavate solo esagerando perché non siete in grado di trovare altri argomenti per sconfiggerlo politicamente.

La personalizzazione dello scontro politico a questo porta. Era già tutto previsto.

Gli ignoranti finiscono per credervi, si fidano di voi, vi prendono sul serio. Loro che non sanno cos’è una dittatura, che non capiscono a cosa porta il terrore, che non si rendono conto che le vostre sono solo iperboli, vi prendono in parola.

E, poveri idioti, sono davvero convinti che Berlusconi sia un dittatore.

Loro che non sanno cosa significhi la democrazia, che non capiscono il valore di un voto liberamente espresso, sono convinti davvero che l’unico modo di fermarlo sia la distruzione fisica.

Di fronte a voi, buoni solo a chiacchiere, pensano stupidamente di essere autorizzati a fare quello che voi istigate, a mettere in pratica l’odio che avete scatenato.
Fermatevi ora finché siete in tempo. L’odio genera odio. Dalla violenza nasce solo più violenza. È inevitabile, è una legge di natura, è lo spirito di sopravvivenza.

Ci state portando alla guerra civile e ne siete gli unici responsabili.

Perché finiremo per reagire anche noi, non pensate che subiremo silenziosi un colpo di stato o piangeremo inermi la morte di Berlusconi, se mai un altro folle dovesse darvi retta.

Reagiremo e ci difenderemo, difenderemo il nostro voto e sarà scontro.

Io non lo voglio. Detesto la violenza, mi fa paura l’odio, lo so che sarà la fine dell’Italia, ma non costringeteci a difenderci.

Fermatevi finché potete. Aprite gli occhi. Fatevi un esame di coscienza. Pentitevi.

Non nascondetevi dietro a quella solidarietà pelosa, smettetela di addossare la colpa alla follia di un idiota. Lui è vostro figlio. Riconoscetelo.

Uno, almeno uno di voi, abbia il coraggio di uscire allo scoperto e dire: “Italiani, vi chiedo scusa, ho esagerato, la colpa di quello che è successo a Berlusconi è anche mia e me ne assumo interamente la responsabilità. Ora basta! È arrivato il momento di riprendere la lotta politica combattendo le idee e non l’uomo. È stato un mio errore e me ne pento.”

Uno, almeno uno, avrà il coraggio?

Uno, almeno uno, dimostrerà di essere uomo?

www.barbaradi.splinder.com

Silvio Berlusconi aggressione al Premier .wmv

IO STO CON SALLUSTI (click)

L’AGGRESSIONE CONTRO IL PREMIER
di Alessandro Sallusti

Berlusconi il dittatore, il fascista, il tiranno, il monarca assoluto da abbattere a qualsiasi costo. Parole di Antonio Di Pietro, e non soltanto sue. Il fronte dell’odio anti Cavaliere ha incassato il primo risultato. Tradita pochi giorni fa dal mafioso Graviano che non ha sganciato la prevista bomba atomica contro il premier, la ben assortita compagnia democratica e costituzionale si è parzialmente rifatta grazie a Massimo Tartaglia, 42 anni da Cesano Boscone, provincia di Milano, il pazzo che ieri sera ha provato ad eseguire l’ordine di liberare il Paese dalla scomoda presenza del premier. È successo a Milano, piazza Duomo, alla fine del comizio di apertura della campagna elettorale per le Regionali. Tartaglia ha affrontato il premier scagliandogli in pieno volto un pesante oggetto. Ora Berlusconi è ricoverato in ospedale: ha perso molto sangue, ha lesioni esterne e interne alla bocca, due denti fratturati, il setto nasale incrinato più ematomi vari.
Il fatto che l’aggressore abbia problemi psichiatrici non attenua neppure di un millimetro la gravità dell’accaduto e le responsabilità politiche. Di matti è pieno il Paese, da sempre, ma mai a uno squinternato era venuto in mente di attentare alla vita di un primo ministro. Non è un caso che ciò sia successo proprio oggi e proprio contro Berlusconi. È evidente che anche i mattacchioni leggono i giornali, guardano la televisione, si abbeverano alle tesi di La Repubblica, dei Santoro, dei Travaglio, dei Di Pietro. Ecco alcune perle degli ultimi giorni. Di Pietro: «Berlusconi non può fare come gli pare o rischia una azione violenta». Bersani, capo della sinistra: «Se il premier strappa, avrà reazione dura». Casini (annunciando una alleanza con Di Pietro): «Contro Berlusconi potrebbero esserci delle sorprese».
Ieri sera sono stati tutti accontentati. Di Pietro, il più feroce di tutti, non ha fatto marcia indietro: Berlusconi se l’è cercata, è un provocatore, ha dichiarato. È in momenti come questi che l’ex pm dà il meglio di sé. Come ai bei tempi di Tangentopoli lui gode a vedere la gente soffrire, in cella o in piazza è uguale. Per lui una vita vale meno di un falso in bilancio. Se uno scrivesse che rappresenta la feccia del Paese verrebbe querelato. Gli altri invece si sono affrettati a dichiarare solidarietà incondizionata. Su quella della sinistra stendiamo un pietoso velo, ma quanto vale la solidarietà di Casini che pur di abbattere, politicamente parlando, il Cavaliere è pronto a dare il suo sostegno elettorale a Di Pietro? E quella di Fini, che ridendo con un procuratore aspettava divertito che il killer Spatuzza lanciasse la sua bomba atomica contro il premier monarca assoluto che non rispetta le istituzioni?
Non sono domande retoriche. Più si dà copertura alla campagna di odio della sinistra, per mere questioni di potere personale, più anche le frange estreme si sentono protette politicamente. Perché in piazza Duomo a Milano non c’era soltanto il pazzo Tartaglia. Centinaia di ragazzotti, sventolando Il Fatto, quotidiano di Travaglio che anche ieri riproponeva la tesi di Berlusconi capo della mafia, si sono infiltrati tra la folla del Popolo della libertà, urlando slogan contro il premier dittatore e mafioso. E vien da chiedersi come mai il questore e i servizi abbiano permesso tanto, dimostrandosi assolutamente incapaci di proteggere la libertà di espressione del partito di maggioranza oltre che la vita del primo ministro.
No, la violenza contro Berlusconi non è stata un caso, una tragica fatalità. C’è una regia e una strategia che passa anche per giornali, segreterie politiche e trasmissioni televisive irresponsabili. Se la solidarietà di ieri sera ha un senso, Fini e Casini devono immediatamente togliere qualsiasi legittimazione politica al piano di una opposizione che sta diventando sempre più extraparlamentare. Come ai vecchi tempi, i cattivi maestri pontificano, cretini, delinquenti e pazzi, agiscono. Il tutto sotto l’ombrello della Costituzione sacra e intoccabile, di quella parte della magistratura politicizzata, di chi sostiene che la volontà popolare non conta e chi vince le elezioni, se è Berlusconi, non può governare. Cambiamola, questa Costituzione, facciamo subito le riforme. Per questo, signor Presidente, le auguriamo di tornare subito in pista, più in forma di prima. Ne abbiamo bisogno.

domenica 13 dicembre 2009

PICCOLA ODISSEA QUOTIDIANA (click)

Un breve colloquio, ma che fa molto pensare e denuncia una situazione insostenibile.

venerdì 11 dicembre 2009

Sosteniamo l'opera aderendo al Comitato (clik)

LA SINISTRA CI VUOL PORTARE ALLA ROVINA. (click)




Assurdo: la Regione manifesterà contro il Ponte

di: Giovanni ALVARO
giovedì 10 dicembre 2009

Rimane solo da ridere
Siamo giunti alle comiche finali: la sinistra è proprio nel pallone, in totale confusione mentale. Non c’è altro modo per dipingere la scelta della Giunta Regionale dalla Calabria (Governatore Loiero) di aderire alla manifestazione No Ponte che si terrà nei prossimi giorni, poco prima della posa della prima pietra da parte del premier Silvio Berlusconi che avverrà il 23 dicembre 2009 e che sarà sostenuta da una forte presenza popolare.

Se è legittimo e normale assumere una determinata posizione in riferimento ad un problema, ad un’opera o a un provvedimento di qualunque natura, non lo è per la Regione Calabria in riferimento al Ponte sullo Stretto se prima non scioglie il nodo della sua partecipazione societaria nella Società ‘Stretto di Messina’ vendendo le proprie quote azionarie.

Si dà il caso, infatti, che la Regione Calabria detiene il 2,6% delle quote azionarie della Società, che ha nominato propri rappresentanti in quella Società, e che la ragione sociale della stessa è la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Le comiche di cui parlavamo all’inizio stanno proprio in questa assurda situazione: essere finanziatori della Società che persegue l’obiettivo di realizzazione dell’attraversamento stabile dello Stretto e contemporaneamente boicottarlo, non in modo sotterraneo, ma addirittura palese, infischiandosene che le quote azionarie siano state acquisite con il denaro dei propri concittadini. Che la filosofia del partito di lotta e di governo, e il tradizionale’ benaltrismo’, vengano usati dai gruppuscoli è legittimo, non è accettabile che a cavalcare queste filosofie sia la Regione che con quest’atto sfiora il codice penale: uso del denaro pubblico per opere che non intende realizzare.



No al Ponte con tanto di firma rossa
La vicenda, in definitiva, presenta risvolti che dimostrano la vacuità di una classe dirigente senza reali capacità politiche se non quelle di assecondare le spinte di gruppuscoli verdi, rossi o arcobaleno che siano, che sanno dire solo NO; e non sanno guardare al di là del proprio naso. Non riescono a trarre profitto dall’ultimo flop realizzato con la manifestazione dello scorso 1 dicembre che ha registrato una partecipazione di circa 300 vocianti manifestanti. Pensano che sia possibile nascondere, anche a se stessi, la cruda realtà che vede un’opinione pubblica lontana mille miglia dal loro atteggiamento di rifiuto.

Pensano che basti portare in piazza, il prossimo 19 dicembre, alcune migliaia di partecipanti per capovolgere la situazione, facendo finta di non capire che le truppe cammellate che vengono spostate ad ogni manifestazione, con decine di autobus, servono a fare scena ma non servono a far cambiare idea alle popolazioni locali e alla maggioranza degli italiani che hanno le tasche piene delle menzogne sparse senza ritegno, dei delfini la cui rotta sarebbe ‘disturbata’ dall’ombra del Ponte, delle catastrofi predette da tecnici in cerca di autore, dei professoroni universitari convinti che il ‘verbo’ stia solo a sinistra e rinunciano alla loro autonomia intellettuale.

Ignorano, e crediamo realmente, che il Ponte non è un giocattolo, che esso non serve per attirare milioni di turisti (e questo tra l’altro non guasta a territori che hanno vocazione turistica), ma è parte integrante di un percorso (il corridoio 1 Berlino-Palermo) che deve captare il grosso
ponte subito logo.jpg
Sosteniamo l'opera aderendo al Comitato
del traffico commerciale che transita nel Mediterraneo e che è pari al 30% del traffico mondiale. Manca loro la capacità di capire che quell’Alta Velocità che oggi si ferma a Salerno sarà necessariamente allungata per tutto il corridoio che arriva a Palermo. L’uso del corridoio farà risparmiare alle merci 5 o 6 giorni di navigazione tra Nord Europa e Medio ed Estremo Oriente. E Calabria e Sicilia dovranno attrezzare e sviluppare i propri porti che diventeranno vere e proprie cerniere tra Italia e Paesi rivieraschi.

Se non si ha idea di cosa sarà il Ponte si continui pure con i NO-Day. Noi invece siamo per i SI-Day: si allo sviluppo, si alle infrastrutture, si all’aggancio del Sud al treno europeo, si al turismo, ma soprattutto SI a nuove classi dirigenti delle quali il Mezzogiorno ha estremo bisogno.

Giovanni Alvaro - Comitato 'Ponte Subito'

giovedì 10 dicembre 2009

W L'ITALIA E GLI ITALIANI (click)

Leggete qui e capirete

http://sarcastycon.wordpress.com/2009/12/07/ayatollah-tettamanzi-2/#comment-3143

martedì 8 dicembre 2009

BUON NATALE AI NOSTRI SOLDATI (click)


Missione di pace in Afghanistan

La Brigata nell’inverno di Herat
Il lento disgelo tra le genti logorate dalla guerra e gli uomini e le donne della Sassari
di Pier Luigi Piredda
HERAT. La neve ha già imbiancato le cime delle montagne dell’Afghanistan, ma nelle vallate la temperatura è ancora mite. Anche piacevole durante il giorno, quando il sole ancora caldo riesce a incunearsi tra le nuvole. Ma quando tramonta, dietro le catene montuose al confine con l’Iran e il Turkmenistan, il termometro scende a precipizio. All’alba, quando nella piana di Herat risuona l’inno dei Dimonios per annunciare l’alzabandiera, la sabbia è ancora ricoperta dalla brina, che però giorno dopo giorno si sta trasformando in ghiaccio.

Sta arrivando l’inverno in Afghanistan, in ritardo rispetto al solito. Nel cielo ancora terso, i ragazzi fanno volare i loro aquiloni colorati: sì, proprio come racconta Khaled Hosseini nel suo libro best seller «Il cacciatore di aquiloni». Sono coloratissimi gli aquiloni che solcano il cielo e riescono a far stare col naso all’insù anche i soldati della Brigata Sassari impegnati nella missione di pace Isaf. Colorati come lo zafferano che le donne dei villaggi raccolgono e preparano con cura mentre i bambini giocano con gli aquiloni. Sono gli unici momenti di distrazione e di distensione in una missione difficile e pericolosa.

Ma anche carichi di commozione, perché con gli aquiloni i «sassarini» fanno volare i loro sogni e i loro pensieri verso la casa lontana, le mogli, le fidanzate, i genitori, i figli.
Gli aquiloni che attraversano il cielo correndo all’impazzata dietro le nuvole e accendendo appassionati combattimenti riescono a distrarre i terroristi, che hanno allentato la pressione. Forse anche perché la gloriosa Brigata è riuscita dove altri prima di loro avevano fallito: entrare nel cuore della gente.

È un lavoro duro quello che il generale Alessandro Veltri, comandante della Sassari, e i suoi collaboratori stanno svolgendo da oltre un mese in una terra devastata dalla violenza e lacerata da odi tribali. Ma dopo un primo periodo di tensione e di guardingo ambientamento e interscambio culturale, ora la situazione sta migliorando e la Brigata sta cominciando a raccoglierne i frutti.


Sorrisi e scambi di doni quasi quotidiani durante gli incontri con gli anziani dei villaggi, oltre naturalmente all’impegno sul territorio e, soprattutto, gli aiuti a una popolazione ormai allo stremo delle forze, costretta a rispettare i rigidi rituali imposti dalla fede e a sottostare alle violenze dei Talebani, che stanno ancora cercando di riprendersi quel feroce potere che avevano instaurato, basandolo sulla violenza e sull’ignoranza. Che aveva fatto precipitare l’Afghanistan indietro nel tempo e nel caos più totale, dopo i lunghi anni di guerra con la Russia e la suddivisione delle aree tra i “signori della guerra”. Decine di anni in cui i bambini non hanno visto altro che divise, carri armati, bombardamenti, sparatorie, violenza. Gli atavici odi tribali tra Pashtun (la maggioranza della popolazione), Azari e Tagiki esasperati e trasformati in guerre di territorio.

La Brigata sta lavorando sul campo proprio per ricucire questi rapporti logorati e, soprattutto, rasserenare gli animi e far conoscere alle nuove generazioni quella pace vera che tutti sognano e che nessun afghano è ancora riuscito ad accarezzare.
A Herat, nel nord ovest dell’Afghanistan, c’è la sede del Comando regionale ovest della Nato nell’ambito dell’operazione Isaf (International Security Assistance Force), un comando multinazionale e interforze guidato dal generale Alessandro Veltri con la Brigata Sassari, che ha la responsabilità della regione occidentale. Il Regional Command West (Rcw) è uno dei 5 comandi regionali in cui è suddiviso l’Afghanistan e nell’area operano circa 5000 militari, di cui più della metà sono italiani.

La missione affidata al Comando della regione occidentale dell’A fghanistan è quella di condurre operazioni in supporto al governo afghano per l’affermazione e il mantenimento delle condizioni di sicurezza, con il coinvolgimento delle forze di sicurezza afgane, allo scopo di estendere l’autorità e l’influenza governativa, facilitare la ricostruzione e contribuire alla stabilità. Il Comando ovest svolge pattugliamenti lungo oltre 600 chilometri di territorio impervio, attraverso la Ring Road, la strada principale che collega tutto l’Afghanistan.
(08 dicembre 2009)

lunedì 7 dicembre 2009

COSI' SI DIFENDE LA PROPRIA PATRIA...

...e il Popolo cui si appartiene :

Perche' il mondo ci odia?

Siamo stufi di imbrogli, siamo stufi di essere diffamati. Stufi marci.

Per fortuna piano piano anche gli israeliani, sempre un po' fatalisti e troppo tolleranti, incominciano a protestare, a denunciare, a voler chiarire i fatti.

Per anni il leit motiv , inventato tanto tempo fa, da Shimon Peres, e' stato "lasciamoli dire tanto parleranno sempre male di noi".

Per anni e ancora oggi, esiste una grande riluttanza a combattere la stampa straniera che dipinge gli israeliani come "i cattivi" e nessuno ha mai capito il motivo di questo atteggiamento, nemmeno molti israeliani.

Esiste, infatti, un grande dibattito interno, da anni ormai, da quando e' iniziata la seconda intifada nel 2000 e Israele, colpito da decine di attentati terroristici al giorno, veniva comunque descritto dai media internazionali come il colpevole.

I media israeliani protestano contro questo atteggiamento masochista dei governi israeliani. Perche'? perche'? perche'? Questa e' la domanda che tutti si pongono.

Eppure anche con l'ultima guerra a Gaza, l'operazione Piombo Fuso, sia il governo che l'Esercito hanno commesso gli stessi errori, esattamente come durante la seconda guerra in Libano contro Hezbollah.

Noi, in Israele, venivamo informati ora per ora su quello che accadeva e sapevamo tutto quello che i nostri soldati facevano per salvare la popolazione civile palestinese.

Sapevamo che loro, i palestinesi, usavano i civili come scudi umani, gli ospedali e le scuole come depositi di armi, lo sapevamo noi ma queste informazioni non uscivano.

Sapevamo che, per la prima volta nella storia, un esercito avvisava con milioni di telefonate e di biglietti gettati dagli aerei la popolazione civile a entrare nei rifugi.

Sapevamo anche che hamas impediva ai civili di farlo.

Ma queste informazioni non uscivano da Israele e il mondo ci odiava per i poveri palestinesi che morivano, Internet era invasa da maledizioni contro di noi e chi poteva cercava di arginare tutto questo odio, senza troppi risultati in verita'. L'odio e' troppo radicato per poterlo scalfire.

Poi e' arrivato Goldstone, ma che strano! con tutti i giudici che esistono e' stato scelto proprio un ebreo....che coincidenza! Ogni sua parola contro Israele doveva pesare doppio, triplo:

"e' un ebreo che condanna! Israele assassini di bambini".

Questo si leggeva su internet e noi venivamo colti da travasi di bile!

Goldstone, come previsto, per essere piu' realista del re ha ascoltato hamas e in base alle testimonianze di hamas ha redatto il suo rapporto di condanna a Israele che si era rifiutato di collaborare.

Perche' il rifiuto? Perche' il rapporto sarebbe stato una farsa, una scusa in piu' per condannare e demonizzare Israele.

Ma allora gridatelo al mondo, caspita!

No, siamo stati in silenzio ad ascoltare l'odio che ci si riversava contro.

E' intervenuto un soldato straniero, un colonnello inglese, Richard Kemp, per dire che

" L'IDF ha fatto , per salvare la popolazione civile di Gaza, piu' di qualsiasi altro esercito nella storia".

Dobbiamo smettere di essere masochisti, dobbiamo difenderci e parlare se no saremo complici dell'odio che il mondo intero prova per noi.

Basta col lasciamoli dire!

Incominciamo a urlare la verita'.

Da sempre il signor mondo ascolta compiaciuto tutte le menzogne e diffamazioni che i palestinesi e i loro finanziatori dicono contro Israele.

Il mondo ascolta le ONG, soprattutto quelle israeliane che, ohibo', guarda caso, ma che sfortunata coincidenza, sono tutte finanziate dalla Comunita' Europea.

Ohibo' ohibo'.

B'tselem ha ricevuto nel 2007/8 qualcosina come 151.000 euro.

E lo stesso per Adalah, Break the silence e tutte le altre.

Ohibo', ohibo', ohibo' come si puo' pretendere che non dicano tutto quello che l'Europa antisemita vuole?

Il mondo ascolta e gode, gode e condanna, condanna e perseguita, perseguita e boicotta.

Basta.

E' doveroso dire che non e' sempre colpa nostra perche' anche quando l'IDF organizza conferenze stampa per i giornalisti stranieri quello che esce sui media e' quasi sempre solo diffamazione e menzogna.

Allora aveva ragione Shimon Peres che , nella sua immensa saggezza, diceva "inutile fare la fatica di difenderci, tanto parleranno sempre male di noi".

Arafat ha passato 40 anni a diffamare Israele, il mondo ai suoi piedi.

Si sperava che con la sua morte sarebbe finita l'era dell'amore per i terroristi da parte del mondo occidentale e invece no, tutto continua come prima: Ahmadinejad viene fatto parlare alle Nazioni Unite e nelle universita' ( le stesse che impediscono ai premier israeliani di parlare), si permette che quotidianamente minacci la scomparsa di Israele e se Israele protesta viene accusato di essere visionario.

In Svizzera hanno detto no ai minareti e tutti a strapparsi i capelli "ahhhh impediscono la liberta' di cultooooo, vergogna, vergogna marciaaaaa" . Bene, peccato che nessuno di questi difensori della liberta' di culto abbia mai detto una parola perche' agli ebrei e' vietato salire a pregare sul Monte del Tempio dove esiste il Santo dei Santi , il luogo piu' sacro per l'ebraismo.

Strano altresi' che gli stessi critici del referendum svizzero abbia approvato la legge che aboliva il crocefisso dagli uffici pubblici e scuole italiani.

Strano.

Questo essere islam dipendenti e' molto strano e si spiega solo colla paura e il desiderio di compiacere i prossimi padroni d'Europa.

Forse e' per questo che Hamas e Hezbollah sono rispettati e riveriti e nessuno protesta per il ricatto cui e' sottoposto Israele per la liberazione di Gilad Shalit.

E' odioso parlare di questo dopo Auschwitz.

E' odioso sapere che Israele sia l'unico paese al mondo di cui si discute ogni giorno, ogni stramaledetto giorno, il diritto all'esistenza.

E' odioso pensare che i bambini ebrei di tutto il mondo, compreso Israele, devono entrare a scuola passando attraverso la sicurezza armata.

E' odioso pensare che le sinagoghe e i cimiteri ebraici siano costantemente dissacrati.

E' odioso sapere che le maggiori sinagoghe debbano essere costantemente circondate da polizia e carabinieri, in Italia.

E' odioso constatare che un presidente degli Stati Uniti ordini agli ebrei dove abitare.

E' odioso sapere che oggi, proprio oggi, l'Unione Europea decidera' sulla nostra pelle se regalare ai palestinesi Gerusalemme est come capitale, rischiando un'ennesima guerra.

Nel 1995 il Congresso USA riconobbe Gerusalemme, tutta unita, Capitale di Israele e legifero' che nel 1999 l'ambasciata USA doveva trasferirisi da Tel Aviv a Gerusalemme dove aveva gia' acquistato il terreno per la costruzione.

E' odioso pensare che nessun presidente USA ha avuto il coraggio di rispettare questa legge.

E' triste rendersi conto che tutti hanno paura dei palestinesi, una paura tale da credere ad ogni loro menzogna, compresa la fola della fame a Gaza dove tutti sono grassi e pasciuti e armati fino ai denti.

"I palestinesi soffrono" e' il ritornello di ogni bastardo pacifista.

Soffrono? E allora perche' non fanno la pace?

Semplicemente perche' non gli interessa e perche' gli fa piu' comodo restare come sono e spremere soldi ( hanno ricevuto ieri altri 64 milioni di Dollari dalla Banca Mondiale) e far passare Israele per cattivo e intransigente perche' si rifiuta di scomparire.

E' la loro tattica dal 1967.

Sarebbe ora che il mondo occidentale credesse a Israele e, finalmente, incominciasse a difenderlo dalla solita odiosa demonizzazione.

Sarebbe ora soprattutto che Israele dicesse a questo mondo ingiusto e partigiano: BASTA!

Deborah Fait

domenica 6 dicembre 2009

BENTORNATA FOLGORE !

Foto : paracadutisti del 183° Reggimento a Bala Murghab

di Alberto Scarpitta
15 novembre - La Brigata Paracadutisti Folgore ha festeggiato il 14 novembre la Festa della Specialità, alla presenza del Presidente del Senato Schifani e delle più alte cariche militari. La cerimonia, che si è svolta presso lo Stadio Comunale di Livorno, prevedeva anche il passaggio di consegne tra il Comandante cedente, generale. Rosario Castellano e il subentrante Federico D’Apuzzo. La celebrazione, che cadeva in concomitanza con il 67°’anniversario delle ultime fasi della battaglia di El Alamein, ha assunto quest’anno un carattere ancor più solenne, coincidente con il rientro della brigata da un lungo e travagliato schieramento nel difficile teatro operativo afgano. La Folgore ha infatti garantito il comando, la struttura portante e la maggior parte delle pedine operative del nostro contingente ISAF da aprile alla fine di ottobre, il periodo forse più difficile sinora affrontato dai nostri soldati in quella terra lontana. Il turno di missione dei parà è stato caratterizzato da una crescente attività degli insorti che intendevano opporsi con ogni mezzo al proseguimento del processo di normalizzazione della regione ed in particolare impedire il regolare svolgimento delle votazioni politiche di agosto. La presenza dei paracadutisti in Afghanistan ha visto pertanto un’impennata dell’attività operativa del contingente, con i nostri reparti impegnati ad assumere finalmente l’iniziativa per agire nell’ambito del mandato ricevuto da ISAF per il controllo del territorio, operando a fianco dei reparti dell’esercito afgano, assistiti e diretti dai nuclei OMLT, Operational Mentoring and Liason Team. A queste attività si aggiungono gli abituali interventi di tipo umanitario effettuati a favore della popolazione locale nel quadro delle attività CIMIC di cooperazione civile-militare, principale ragion d’essere del Provincial Reconstruction Team (PRT) di Herat, posto sotto il nostro comando. Durante la loro permanenza in teatro i paracadutisti hanno subito un numero molto elevato di scontri a fuoco che hanno causato molti dei 74 feriti sofferti dalla Folgore, ma che hanno sempre fatto registrare una impeccabile reattività, grande coraggio ed eccellenti qualità professionali, testimoniate anche dai molti osservatori. In tutti gli episodi la Folgore ha mantenuto il controllo della situazione, assolto il compito nell’ambito del mandato ricevuto ed eliminato la minaccia, infliggendo forti perdite agli assalitori, travolti da una potenza di fuoco largamente superiore (fondamentale in tal senso l’apporto degli elicotteri da combattimenti AW 129 Mangusta). L’attività dei baschi amaranto è stata funestata purtroppo anche da numerosi attentati, effettuati per lo più con ordigni esplosivi improvvisati, ma di potenza ed insidiosità crescenti. Questa escalation è culminata con la morte di un paracadutista il 14 luglio a Farah e nel sanguinoso episodio di Kabul del 17 settembre, costato la vita a sei paracadutisti. Il triste tributo di sangue dei nostri soldati è divenuto ancora più pesante in ottobre con l’ottava vittima, appartenente al 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, rimasta mortalmente ferita dal ribaltamento di un Lince durante un trasferimento notturno. La celebrazione di Livorno ha voluto pertanto unire idealmente l’orgoglio di chi ha con coraggio e determinazione assolto un compito gravoso con la triste commemorazione delle perdite subite, un ricordo fraterno e commosso, ma non disgiunto dalla fierezza che sempre ha caratterizzato i nostri paracadutisti anche nei momenti più dolorosi. Vogliamo qui ricordare che la brigata, che ha esercitato per il periodo del proprio mandato il comando del Regional Command West, l’area di nostra pertinenza nell’ambito del dispositivo alleato di ISAF, schierava in teatro tutti i suoi reggimenti di fanteria paracadutista. Il grosso era dislocato nella regione occidentale, dove erano presenti, oltre al generale Castellano ed al suo Staff, il 183° Nembo ad Herat ed il 187° Folgore a Farah, con basi operative avanzate (FOB) a Bala Baluk e Shouz. il 186° era stanziato invece nell’area di Kabul, con la base avanzata Sterzing posta all’imbocco della valle del Musahi, in prossimità della capitale. A questi reparti organici si aggiungevano ovviamente elementi dell’8° Reggimento Genio Guastatori, assegnati in supporto nelle varie basi, e distaccamenti delle due pedine FOS della brigata, il 9° Col Moschin e il 185° RRAO, inseriti nella Task Force 45 di Forze Speciali.

sabato 5 dicembre 2009