
Era un caldo pomeriggio quasi agostano, come oggi e io ero stata vestita col solito ed unico vestitino da mezza stagione di vellutino rosso a quadrature nere, irregolari; il sole mi bruciava e m'ingombravano anche le trecce pendenti sulle spalle. Ero stata affidata ad una donna del vicinato, sicura, onesta, ma lei e i suoi tanti figlioli erano solo conoscenti e diversi da me per vita e abitudini; erano felici, loro, della passeggiata inasperata sulle Mura cittadine, fra il verde, liberi di scorrazzare e gridare a gran voce; io no, non riuscivo ad essere spensierata, pensavo alla Piazza Grande dall'altra parte della città dove una folla immensa era stata chiamata per...l'adunata.
Sentivo dentro una strana ansia, come se qualcunio stesse per portarmi via la famiglia o qualcosa si inframettesse per separarmene, a un tratto mi parve che il tempo si fermasse e un senso d'angoscia mi fece sgorgare dagli occhi lacrime roventi quanto silenziose. Stavo "buona", seduta da una parte, e nessuno mi prestava attenzione pur non perdendomi d'occhio. Poi il vocio e il chiasso si smorzò, alzai gli occhi e sentii la voce di quel ciclista che diceva: tornate a casa, è scoppiata la guerra.
Nessun commento:
Posta un commento