Petraeus ringrazia la Julia e accoglie la Folgore
Il generale americano sottolinea l’impegno dei soldati italiani in Afghanistan
Articolo pubblicato il: 2011-04-05 HERAT - «Grazie mille» dice in italiano il generale David Petraeus, numero uno della missione Isaf in Afghanistan, rivolto ai militari schierati nella grande base assolata di Camp Arena, ad Herat.
Ieri è giorno di passaggio di consegne: dopo sei mesi tornano a casa gli alpini della Julia, arrivano i parà della Folgore e Petraeus non è voluto mancare (una presenza non dovuta, la sua) per dire «mille grazie», appunto, «al popolo italiano e soprattutto a questi soldati che hanno svolto con serenità un grandissimo e ottimo lavoro. È grazie al loro sforzo che è stato possibile includere la città di Herat fra le sette aree che dal mese di luglio verranno formalmente riconsegnate alle autorità afghane». Il ministro della Difesa, Ignazio la Russa, seduto a fianco del generalissimo Usa, gongola. La “transizione” della responsabilità dalla Nato alle autorità afghane parte proprio da Herat «e questo - dice, girando i complimenti ai diretti destinatari - è un tangibile riconoscimento delle capacità del nostro contingente e della qualità del lavoro svolto dalla coalizione a comando italiano nell’ovest del Paese». Herat agli afghani è dunque «un importantissimo risultato», ma è anche «solo l’inizio di una nuova fase. Che non sarà semplice», avverte La Russa (ieri in maglione e pantaloni sportivi, «senza mimetica, sennò dicono che sono un guerrafondaio»). «Sappiamo che potranno esservi pericoli nuovi e crescenti, perfino maggiori degli anni precedenti, perché per la prima volta abbiamo preso e andremo a mantenere posizioni dove solo pochi mesi fa c’erano soltanto “insurgent”, terroristi e talebani. Tuttavia sappiamo che è un compito che dobbiamo svolgere per poter avere la certezza, o almeno la fondata speranza, di completare nei tempi previsti la missione cui siamo chiamati, per poter avere la coscienza a posto». Di sicuro, «la transizione richiederà ancora impegno e sforzi». Per quanto tempo? «Dipende dai risultati conseguiti sul campo», risponde La Russa, che però azzarda: «Se si continua con il ritmo attuale è realistico che la riconsegna di tutto l’Afghanistan agli afghani possa avvenire entro il 2014, quando il contingente internazionale potrebbe occuparsi solo di addestramento». Ci sarà anche l’Italia in quest’ultima fase? «Certo, ritengo di sì, anche perché in questo campo siamo i migliori - osserva il ministro - ma si tratterebbe di un impegno molto minore di quello attuale: 2-300 uomini non rappresentano un peso» se si considera che oggi il contingente è a quota 4.200, il livello massimo mai raggiunto.
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