martedì 18 maggio 2010

La lettera da Herat: «Sono caduti così, all’alpina maniera» (click)


Quando ho appreso oggi i nomi dei genieri caduti nell’attacco a sud di Bala Murghab, confesso di avere avuto un piccolo cedimento, perché il sergente Massimiliano Ramadù lo conoscevo da più di dieci anni. Era arrivato nel 1999 a Torino, alla Montegrappa, da semplice alpino ed era stato assegnato alla mia compagnia.
All’epoca ero tenente e alquanto severo, ma ricordo perfettamente quel ragazzo disciplinato e garbato che mai si era messo in evidenza se non per la puntualità e la precisione. Viste le sue qualità, era stato assegnato - con i migliori - a prestare servizio al comando brigata, all’ufficio personale. In poco tempo diventava un uomo di fiducia per ufficiali e sottufficiali del comando. Un alpino bravo, tanto da vincere un giorno il difficile concorso per diventare sergente. Dopo cinque mesi di formazione a Roma, diventava comandante di squadra guastatori, cambiava arma, passava nel genio e ritornava a Torino, al 32esimo reggimento di corso Brunelleschi.

Iniziava così una nuova fase della sua carriera; lo vedevo di meno ma lo vedevo sempre serio e discreto, proprio come lo ricordavo e proprio come lo ricorderò ora che è caduto in Afghanistan sacrificandosi nella sua professione di militare, cosa in cui credeva senza fronzoli, all’alpina maniera.
Maggiore Mario Renna
Brigata Taurinense

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